Vertice a Palazzo Chigi: “La legge salva-Ilva va applicata”

Cronaca
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Nota congiunta al termine di una riunione d’urgenza tra governo, sindacati e azienda: pur in pendenza del giudizio della Corte Costituzionale gli stipendi devono essere pagati. Possibile provvedimento nel Consiglio dei ministri del 22 gennaio

La legge salva-Ilva deve essere applicata da tutte le parti in causa "integralmente e immediatamente", "pur in pendenza del giudizio della Corte Costituzionale", e "l'azienda pagherà le retribuzioni": sono queste le conclusioni del vertice convocato d' urgenza a Palazzo Chigi dal governo, raggiunte d'intesa con i rappresentanti dell'Ilva e delle parti sociali. Impianti a singhiozzo con rischi per la sicurezza, cancelli d'ingresso presidiati dai lavoratori, scioperi ad oltranza proclamati da un paio di sigle sindacali e Prefettura allertata per la tensione che sta arrivando alle stelle, tanto da ipotizzare la precettazione di gruppi di maestranze: Taranto, per la vicenda Ilva, ha assunto sempre più, negli ultimi giorni, i connotati di una polveriera sociale che può esplodere da un momento all'altro, tanto da indurre il sottosegretario alle presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, a convocare le parti in tutta fretta.
In seguito al vertice a Palazzo Chigi, dalle 7 del 19 gennaio è stato revocato lo sciopero ad oltranza che la Fim Cisl aveva indetto nello stabilimento siderurgico dell'Ilva di Taranto dalle 14 del 17 gennaio.

"La legge va applicata senza se e senza ma" - Al termine dell'incontro, durato diverse ore e al quale hanno partecipato il premier Mario Monti, il presidente della Puglia Nichi Vendola, i segretari nazionali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, oltre ai rappresentanti degli enti locali, un comunicato inequivocabile: "Nell'assoluto rispetto della magistratura e nell'intento comune prioritario di tutelare l'ambiente e la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, e in attesa del giudizio di costituzionalità in corso", la legge va applicata senza se e senza ma, in modo da "innescare il circolo virtuoso risanamento ambientale-tutela della salute-tutela dell'occupazione che deve risolvere il problema Ilva di Taranto". A sottolinearne i contenuti, in una conferenza stampa, lo stesso Monti e il ministro Clini, che ha precisato come la legge preveda che "l'azienda rientri nella disponibilità dei prodotti finiti per la loro commercializzazione".
Che la situazione dell'Ilva fosse diventata esplosiva lo aveva sottolineato, prima del vertice, il governatore pugliese Nichi Vendola. "Ho detto a Monti - ha dichiarato ai cronisti - che c'era la necessità di fare il punto perché non credo che si debba aspettare che scoppi l'incendio per chiamare i pompieri. Ci sono 12 mila stipendi da pagare e non ci sono i soldi". Vendola ha definito poi "indispensabile" che la Corte Costituzionale valuti quanto prima l'ammissibilità del ricorso presentato dalla Procura della Repubblica che solleva il conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sulla legge 231 del dicembre 2012. L'udienza è stata già fissata per il 13 febbraio.

Revocato lo sciopero della Fim Cisl - Lo sciopero proclamato dalla Fim Cisl, e successivamente dalla Usb (Unione sindacale di base), aveva provocato il blocco di diversi impianti, come le Acciaierie 1 e 2 e gli Altoforni 2, 4 e 5, che progressivamente stanno tornando a marciare. Queste sono ore di tregua per lo stabilimento tarantino in attesa delle determinazioni sul sequestro dei prodotti finiti e semilavorati, del valore di un miliardo di euro, accatastati nei magazzini e sulle banchine. "Dopo aver ottenuto questo grande risultato - commenta Vincenzo Castronuovo della Fim Cisl di Taranto - abbiamo deciso di revocare lo sciopero e abbiamo potuto tranquillizzare i lavoratori. La prossima settimana l'azienda ci farà conoscere il piano industriale. E' importantissimo arrivare allo sblocco dei prodotti perché in questo modo l'azienda può garantire il pagamento degli stipendi e ci aspettiamo anche il rientro dei cassintegrati, che erano molto preoccupati per quello che stava accadendo". E conclude: "L'Ilva stava perdendo le commesse e la produzione veniva dirottata a Genova"



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