Quote latte, Gdf in sedi Lega. Maroni: non c'entriamo nulla

Cronaca

Perquisiti gli uffici di Milano e Torino. L'ipotesi di reato è corruzione e bancarotta fraudolenta. Il segretario del partito: "L'inchiesta riguarda una società che non c'entra niente con noi". Poi smentisce che lui e Bossi abbiano usato l'immunità

La Guardia di Finanza ha perquisito le sedi della Lega Nord di Milano e Torino nell'ambito di un'inchiesta della procura di Milano sulle quote latte, partita dal crac di una cooperativa, in cui si ipotizzano i reati di bancarotta fraudolenta e corruzione.
I militari cercavano materiale informatico e cartaceo. Ipotizzate anche mazzette a funzionari pubblici e politici per ritardare i pagamenti sulle quote latte da versare all'Ue. "L'inchiesta riguarda una società che con la Lega non c'entra", ha detto il segretario del Carroccio e candidato alla presidenza della Regione Lombardia Roberto Maroni. "Noi siamo terzi e quindi la questione è chiusa".

Le perquisizioni - Secondo quando si apprende, gli uomini della Guardia di finanza di Milano sono entrati nella sede di via Bellerio e in quella di Torino del Carroccio nella serata del 15 gennaio, fino a tarda notte, con un decreto di perquisizione presso terzi per acquisire materiale informatico e cartaceo. Erano presenti alle perquisizioni Roberto Maroni, Umberto Bossi, il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e Roberto Calderoli. Contestualmente alle perquisizioni nelle sedi della Lega Nord, il pm ha ascoltato a verbale come persone informate sui fatti la segretaria amministrativa di via Bellerio, Daniela Cantamessa, e la segretaria della sede torinese, Loredana Zola. Perquisite anche le abitazioni delle due donne.

L'inchiesta - L'inchiesta, coordinata dal pm Ascione, parte dal crac della cooperativa 'La Lombarda' fallita con un buco da 80 milioni di euro. Oltre alla bancarotta, gli inquirenti ipotizzano anche la corruzione perché, da quanto si è saputo, si sospetta di presunti versamenti di mazzette a funzionari pubblici e politici per interventi sia ministeriali che legislativi a favore degli agricoltori per ritardare i pagamenti sulle quote latte da versare all'Unione Europea.

Sentito anche Renzo Bossi - Nell'ambito dell'inchiesta, nelle scorse settimane, è stato sentito anche Renzo Bossi. Nel maggio scorso, il pm milanese Maurizio Ascione aveva ascoltato come teste anche Gianna Gancia, presidente della Provincia di Cuneo e compagna dell'ex ministro leghista Roberto Calderoli.  Erano stati ascoltati anche l'ex ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia, e Marco Paolo Mantile, che era vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari (quando il Ministero era guidato da Zaia).

Maroni: "Io e Bossi non abbiamo chiesto l'immunità" - "La procura pensava che ci fossero dei documenti di un dipendente di via Bellerio, ma non è stato trovato nulla", ha detto Maroni. Poi, escludendo che ci siano esponenti leghisti coinvolti, ha affermato che è stata offerta "totale collaborazione", smentendo che sia stata opposta l'immunità parlamentare, come invece riferito da fonti investigative, che per questo hanno parlato di esito parziale delle perquisizioni. "La notizia che io e Bossi avremmo chiesto l'immunità per contrastare l'azione investigativa della Guardia Di Finanza è totalmente falsa e priva di ogni fondamento". Maroni si è detto convinto che non ci sia un atteggiamento complottistico da parte della magistratura nei confronti del Carroccio. Ma, appunto perché sicuro che la Lega non c'entri con l'inchiesta sulle quote latte, si è limitato ad osservare di essere "meravigliato di questa perquisizione".

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