Prosegue l'inchiesta del Laziogate che ha portato alle dimissioni di Polverini. L'ex capogruppo alla regione è stato interrogato anche dai pm viterbesi. Al centro del fascicolo alcune presunte fatture falsificate. Calunnia e falso i reati contestati
L'ex capogruppo Pdl Franco Fiorito è stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Viterbo con l'ipotesi di reato di calunnia e falso. Indagati insieme a lui, i componenti del coordinamento regionale del Pdl del Lazio.
Stando all'ipotesi accusatoria, Fiorito avrebbe personalmente o tramite terzi falsificato le fatture relative alle spese sostenute dall'ex capogruppo Pdl alla Regione Francesco Battistoni.
Fiorito, indagato anche per peculato dalla procura di Roma (inchiesta che ha portato allo scandalo che è costato le dimissioni a Renata Polverini), è stato ascoltato dalla magistratura di Viterbo, per circa cinque ore. "Si è trattato - ha spiegato l'avvocato Carlo Taormina, difensore di Fiorito - della continuazione del primo interrogatorio del 24 settembre. Abbiamo fornito un contributo significativo all'accertamento della verità. Un contributo che servirà ad individuare chi ha falsificato i documenti".
Al centro del fascicolo, fatture gonfiate - Fiorito era già stato ascoltato dai pm di Viterbo il 24 settembre scorso ma in qualità di testimone. Il fascicolo sulle fatture gonfiate o false è scaturito da una denuncia per diffamazione a mezzo stampa contro il giornalista Paolo Gianlorenzo presentata dai legali di Francesco Battistoni, anche lui ex capogruppo Pdl alla Regione e acerrimo nemico di Fiorito, e da due aziende viterbesi: in oggetto la pubblicazione su un sito web una decina di fatture relative alle spese sostenute da Battistoni. Fatture che, secondo il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti, "sono state evidentemente e grossolanamente alterate o completamente falsificate". Gianlorenzo ha sostenuto che le fatture gli erano state consegnate da qualcuno "vicino" a Fiorito.
Quest'ultimo ai pm ha dichiarato di non aver consegnato alcunché‚ a Gianlorenzo, aggiungendo che le fatture da lui depositate alla procura della Repubblica di Roma, dove è indagato per peculato, sono autentiche, al contrario di quelle pubblicate sul sito viterbese e su altri giornali.
Stando all'ipotesi accusatoria, Fiorito avrebbe personalmente o tramite terzi falsificato le fatture relative alle spese sostenute dall'ex capogruppo Pdl alla Regione Francesco Battistoni.
Fiorito, indagato anche per peculato dalla procura di Roma (inchiesta che ha portato allo scandalo che è costato le dimissioni a Renata Polverini), è stato ascoltato dalla magistratura di Viterbo, per circa cinque ore. "Si è trattato - ha spiegato l'avvocato Carlo Taormina, difensore di Fiorito - della continuazione del primo interrogatorio del 24 settembre. Abbiamo fornito un contributo significativo all'accertamento della verità. Un contributo che servirà ad individuare chi ha falsificato i documenti".
Al centro del fascicolo, fatture gonfiate - Fiorito era già stato ascoltato dai pm di Viterbo il 24 settembre scorso ma in qualità di testimone. Il fascicolo sulle fatture gonfiate o false è scaturito da una denuncia per diffamazione a mezzo stampa contro il giornalista Paolo Gianlorenzo presentata dai legali di Francesco Battistoni, anche lui ex capogruppo Pdl alla Regione e acerrimo nemico di Fiorito, e da due aziende viterbesi: in oggetto la pubblicazione su un sito web una decina di fatture relative alle spese sostenute da Battistoni. Fatture che, secondo il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti, "sono state evidentemente e grossolanamente alterate o completamente falsificate". Gianlorenzo ha sostenuto che le fatture gli erano state consegnate da qualcuno "vicino" a Fiorito.
Quest'ultimo ai pm ha dichiarato di non aver consegnato alcunché‚ a Gianlorenzo, aggiungendo che le fatture da lui depositate alla procura della Repubblica di Roma, dove è indagato per peculato, sono autentiche, al contrario di quelle pubblicate sul sito viterbese e su altri giornali.