Denuncia del presidente della Corte dei conti che avverte: "Questi reati difficilmente emergono in Italia. Nascono dall'acccordo tra corrotto e corruttore"
Nel caso di approvazione del Ddl anticorruzione ci potrebbero essere in Italia delle 'resistenze' nella "realizzazione del disegno legislativo". A dirlo è Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, in un convegno a Courmayeur. "Esse deriverebbero dalla "complessità del nostro sistema". La "realizzazione del disegno legislativo", spiega il magistrato amministrativo "appare sempre una delle fasi più difficili e delicate". I motivi derivano dalla complessità del nostro sistema - ha spiegato il presidente Giampaolino - dove diverse sono le competenze e i poteri, taluni anche costituzionalmente tutelati" e, quindi, dalle "resistenze che si potrebbero incontrare, specie in presenza di situazioni consolidate".
Riguardo ai reati di corruzione inoltre esiste in Italia "una rilevante difficoltà di emersione" e anche "una scarsa propensione alla denuncia". La corruzione è difficile da contrastare - ha detto Giampaolino - "non solo perché si tratta di comportamenti che spesso nascono da un accordo tra corruttore e corrotto - ha aggiunto il magistrato - ma anche perché nell'ambiente in cui esse sorgono anche le persone estranee al fatto ma partecipi all'organizzazione non dimostrano disponibilità a denunciare fenomeni di quel tipo".
Secondo il presidente della Corte dei Conti è necessario "un quadro di prevenzione generale". C'è bisogno, secondo il presidente Giampaolino, di "congegni amministrativi e di procedure tali da garantire la trasparenza nell'attività della pubblica amministrazione e degli individui, rendendo residuale, seppur sempre necessaria, la sanzione penale per comportamenti che risultano contrastanti, nonostante la prevenzione attuata".
Riguardo ai reati di corruzione inoltre esiste in Italia "una rilevante difficoltà di emersione" e anche "una scarsa propensione alla denuncia". La corruzione è difficile da contrastare - ha detto Giampaolino - "non solo perché si tratta di comportamenti che spesso nascono da un accordo tra corruttore e corrotto - ha aggiunto il magistrato - ma anche perché nell'ambiente in cui esse sorgono anche le persone estranee al fatto ma partecipi all'organizzazione non dimostrano disponibilità a denunciare fenomeni di quel tipo".
Secondo il presidente della Corte dei Conti è necessario "un quadro di prevenzione generale". C'è bisogno, secondo il presidente Giampaolino, di "congegni amministrativi e di procedure tali da garantire la trasparenza nell'attività della pubblica amministrazione e degli individui, rendendo residuale, seppur sempre necessaria, la sanzione penale per comportamenti che risultano contrastanti, nonostante la prevenzione attuata".