Con una lettera la multinazionale svizzera rinuncia ad acquistare la fabbrica di alluminio in Sardegna: troppo alto il costo dell'energia. Passera: "Ci sono fortunatamente altri, continueremo a cercarli"
Prezzo dell'energia troppo caro. Con questa motivazione la Glencore ha rinunciato alla trattativa per l'acquisizione dello stabilimento Alcoa di Portovesme (Carbonia Iglesias): lo rendono noto i sindacati che hanno ricevuto la lettera di rinuncia inviata dalla multinazionale svizzera al ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e al governatore sardo Ugo Cappellacci. Nel frattempo l'Alcoa ha trasmesso ai sindacati il programma di abbandono delle attività affidate alle imprese d'appalto. Fiducioso il ministro Passera: "Le trattative non sono fallite. Una delle aziende interessate si è detta interessata solo con costi dell'energia che non sono né quelli di mercato né quelli autorizzati dalla Ue. Ci sono fortunatamente altri, continueremo a cercarli".
Cosa accadrà nei prossimi giorni - Da lunedì 1 ottobre vanno via 67 lavoratori interinali e 20 degli appalti mentre altri 180 verranno licenziati entro la fine di ottobre. I 500 diretti, invece, rimarranno fino al 31 dicembre. Martedì 2 sono in programma incontri con l'azienda, nella sede della Confindustria, e, nel pomeriggio, con l'assessore regionale al Lavoro per trovare una soluzione che consenta l'estensione della cassa integrazione anche ai lavoratori delle imprese d'appalto. Per giovedì è stata annunciata in modo ufficioso una manifestazione della quale non sono stati forniti dettagli.
I motivi del fallimento - La rinuncia all'acquisizione - come spiega la lettera della Glencore - è legata al costo dell'energia. Nei giorni scorsi la multinazionale svizzera aveva posto al Governo una condizione imprescindibile per l'apertura di una trattativa per l'acquisizione dello stabilimento Alcoa: il costo dell'energia per i prossimi 10 anni non avrebbe dovuto superare i 25 euro/Mwh, richieste ritenute non compatibili dal Mise.
La lettera della multinazionale - "Con una volontà meramente propositiva - afferma nella lettera il manager Daniel Goldberg - desideriamo sottolineare che con l'applicazione dei meccanismi illustrati arriviamo ad un costo finale dell'energia pari a 35 euro/MWh, prezzo che si è rivelato insufficiente a garantire anche la continuità produttiva di Alcoa. Non intendiamo richiedere al Governo violazioni alla legislazione europea esistente ma semplicemente "suggerire" percorsi alternativi certi che, ove praticabili, avrebbero potuto portare a riequilibrare quei fattori produttivi non sostenibili economicamente. Prendiamo atto del fatto che le strade proposte non incontrerebbero i favori della comunità europea e, pertanto, Vi confermiamo che allo stato attuale e in questa situazione non siamo interessati a proseguire il discorso anche in ragione del fatto che l'attuale gestore dell'impianto, alle stesse condizioni, accumula perdite rilevanti che hanno portato alla decisione di chiudere lo stabilimento".
Cosa accadrà nei prossimi giorni - Da lunedì 1 ottobre vanno via 67 lavoratori interinali e 20 degli appalti mentre altri 180 verranno licenziati entro la fine di ottobre. I 500 diretti, invece, rimarranno fino al 31 dicembre. Martedì 2 sono in programma incontri con l'azienda, nella sede della Confindustria, e, nel pomeriggio, con l'assessore regionale al Lavoro per trovare una soluzione che consenta l'estensione della cassa integrazione anche ai lavoratori delle imprese d'appalto. Per giovedì è stata annunciata in modo ufficioso una manifestazione della quale non sono stati forniti dettagli.
I motivi del fallimento - La rinuncia all'acquisizione - come spiega la lettera della Glencore - è legata al costo dell'energia. Nei giorni scorsi la multinazionale svizzera aveva posto al Governo una condizione imprescindibile per l'apertura di una trattativa per l'acquisizione dello stabilimento Alcoa: il costo dell'energia per i prossimi 10 anni non avrebbe dovuto superare i 25 euro/Mwh, richieste ritenute non compatibili dal Mise.
La lettera della multinazionale - "Con una volontà meramente propositiva - afferma nella lettera il manager Daniel Goldberg - desideriamo sottolineare che con l'applicazione dei meccanismi illustrati arriviamo ad un costo finale dell'energia pari a 35 euro/MWh, prezzo che si è rivelato insufficiente a garantire anche la continuità produttiva di Alcoa. Non intendiamo richiedere al Governo violazioni alla legislazione europea esistente ma semplicemente "suggerire" percorsi alternativi certi che, ove praticabili, avrebbero potuto portare a riequilibrare quei fattori produttivi non sostenibili economicamente. Prendiamo atto del fatto che le strade proposte non incontrerebbero i favori della comunità europea e, pertanto, Vi confermiamo che allo stato attuale e in questa situazione non siamo interessati a proseguire il discorso anche in ragione del fatto che l'attuale gestore dell'impianto, alle stesse condizioni, accumula perdite rilevanti che hanno portato alla decisione di chiudere lo stabilimento".