Sallusti rischia il carcere, Napolitano "segue il caso"

Cronaca
Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti

Il portavoce del Capo dello Stato su Twitter assicura che il presidente sta seguendo la vicenda. Attesa per il verdetto della Cassazione sulla condanna a 14 mesi del giornalista. Che a SkyTG24 dice: "Il mio caso riguarda la libertà di opinione di tutti"

Anche il presidente della Repubblica Napolitano sta seguendo la vicenda del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, che rischia l'arresto e 14 mesi di prigione senza condizionale per omesso controllo di un articolo uscito su Libero quando lui ne era alla guida e ritenuto dai giudici diffamatorio. "Il presidente naturalmente segue il caso e si riserva di acquisire tutti gli elementi utili di valutazione" ha scritto infatti su Twitter il portavoce di Napolitano Pasquale Cascella, in risposta a un tweet di Mario Adinolfi (Pd) e dopo l'allarme lanciato da Federazione della Stampa e Ordine dei giornalisti e gli appelli bipartisan dei politici.

Sallusti a SkyTG24: "In ballo la libertà di espressione di tutti" - "Lo ringrazio perché si sta occupando di un principio fondamentale che non è la difesa della casta dei giornalisti, ma la libertà di opinione di tutti i cittadini" ha commentato Sallusti ai microfoni di SkyTG24 (ascolta l'intervista nel video in alto). "Dietro al 'caso Sallusti' c'è un chiaro accanimento personale ed ideologico - ha aggiunto il direttore del Giornale, ma "se il mio caso può risollevare il problema e aiutare a risolverlo, ben venga il caso Sallusti".

Solidarietà a Sallusti da destra a sinistra - Mercoledì la Corte di Cassazione si pronuncerà sulla regolarità formale del giudizio e nell’attesa sono in molti a chiedere una modifica della legge che permette questo arresto, legge definita da alcuni "ingiusta e antiquata". A partire dal grido d'allarme firmato da Vittorio Feltri che apriva venerdì la prima pagina del Giornale, sono state tantissime in queste ore le voci di solidarietà per il giornalista milanese. Appelli arrivati indifferentemente dalle fila del Pdl (da Alfano a Schifani, Gelmini, Gasparri, La Russa, Cicchitto, Quagliarello, Bondi) come da quelle del Pd (Adinolfi, Vita, Merlo) o dell'Udc, che con il capogruppo in commissione giustizia Roberto Rao, ha sottolineato come la vicenda debba "indurre la politica ad intervenire in tempi brevissimi per riformare una legge antiquata, ingiusta e lesiva del diritto di informazione". Schierati contro l'arresto del giornalista anche gli editoriali di molti quotidiani, dal Corriere della Sera a Il Fatto quotidiano.
Solidale con il direttore de Il Giornale anche il ministro per l'integrazione e la cooperazione Andrea Riccardi, che ha definito "abnorme che un direttore di un giornale possa finire in carcere, con una condanna a 14 mesi senza condizionale, per omesso controllo in un caso di diffamazione a mezzo stampa". 

La condanna a 14 mesi
- Sallusti, ha ricordato Feltri nel suo editoriale, è stato condannato per diffamazione a mezzo stampa, in particolare per omesso controllo, a causa di un articolo (un commento ad una vicenda giudiziaria scritto da un altro autore e firmato con uno pseudonimo sottolineava Feltri) pubblicato nel febbraio del 2007 su Libero, il quotidiano di cui era allora direttore. Dopo una sentenza di primo grado nella quale i giudici gli avevano inflitto una pena pecuniaria di 5 mila euro, il giornalista è stato condannato in appello a 14 mesi di reclusione, senza condizionale.

Attesa per la pronuncia della Cassazione - Mercoledì la Cassazione dovrà esaminare il caso, ma non entrerà nel merito, controllando solo la regolarità formale del giudizio. Ciò vuol dire che se la Corte non avrà nulla da eccepire, la sentenza sarà immediatamente esecutiva e per Sallusti si apriranno le porte del carcere. L'Ordine dei Giornalisti ha invocato l'intervento del ministro della Giustizia, Paola Severino, per capire come sia possibile che una sanzione passi nei due gradi di giudizio da 5.000 euro di multa al carcere.
Duro il commento della Fnsi: "E' inaccettabile che un giornalista per fare il suo lavoro e per le sue opinioni rischi la galera. Non è da Paese civile. Succede solo in Italia e questa è una delle ragioni principali per cui siamo così in basso nelle graduatorie mondiali sulla libertà di stampa".

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