Ferito imprenditore nel milanese, forse un "avvertimento"
CronacaGiovanni Biffi, 75 anni, titolare di un'azienda di Cambiago, è stato colpito al polpaccio mentre si trovava a bordo della sua auto. L'agguato sarebbe stato compiuto da due uomini. Non è in pericolo di vita: "Non me l'aspettavo, mai ricevuto minacce"
Otto colpi di pistola per mandare un messaggio. Un avvertimento all'imprenditore Giovanni Biffi, di 75 anni, che stamattina è stato ferito da un proiettile al polpaccio mentre andava a lavoro nella sua ditta di Cambiago, nel Milanese. Secondo i carabinieri di Monza il movente potrebbe essere legato alle difficoltà economiche della sua ditta, la Omd, attiva nel settore degli stampaggi industriali, da mesi in liquidazione e con una posizione debitoria di circa 8 milioni di euro.
I militari ritengono che dietro il ferimento possa esserci uno dei dipendenti che ha perso il lavoro. L'azienda, con 51 impiegati, grazie all'arrivo di un nuovo socio si è rigenerata in altre due ditte (non ancora attive) che dovrebbero reimpiegare una quarantina di dipendenti. Gli altri dovranno accontentarsi di prepensionamenti e mobilità che, secondo quanto riferito da Giuseppe Comi, genero di Biffi, sarebbe stata accettata volontariamente. A Radio24, Comi ha inoltre chiarito di non aver mai ricevuto "nessuna minaccia" e spera che si sia trattato di "un gesto isolato". "Ho paura per la sicurezza della mia famiglia in questo clima di crisi e di esasperazione degli animi".
La ricostruzione dei carabinieri di Monza è confermata dal racconto di un testimone che seguiva la Mercedes 320 di Biffi lungo la provinciale che costeggia le campagne, a poche centinaia di metri dal casello autostradale di Cavenago-Cambiago. Si tratta di un italiano a bordo di un furgone che percorreva la strada nella stessa direzione, che ha assistito all'agguato e prestato i primi soccorsi. Parla di uno scooter di grossa cilindrata con due persone a bordo nascoste da un casco integrale, che si sono affiancate all'auto e hanno sparato in direzione della portiera. Tranne quello che ha raggiunto il polpaccio di Biffi, i colpi calibro 7.65 sono tutti lì, nella parte bassa dello sportello, a dimostrazione che chi ha premuto il grilletto non voleva uccidere. Ne sono convinti gli investigatori, supportati dal Comando provinciale di Milano, che in queste ore stanno passando al vaglio i filmati delle telecamere installate lungo il percorso fatto dagli assalitori. Nelle immagini potrebbero esserci elementi in grado di riconoscere i responsabili, o almeno il mezzo su cui hanno agito. Intanto, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per tentato omicidio a carico di ignoti e le indagini sono coordinate dal pm Adriana Blasco.
L'imprenditore, ricoverato in via precauzionale all'ospedale di Melzo, non è in pericolo di vita e per ora si è detto sorpreso dell'episodio poiché non è mai stato "vittima di usurai". Sulla possibilità che a sparare sia stato uno dei suoi impiegati, risponde di avere avuto sempre "ottimi rapporti con i miei dipendenti".
I militari ritengono che dietro il ferimento possa esserci uno dei dipendenti che ha perso il lavoro. L'azienda, con 51 impiegati, grazie all'arrivo di un nuovo socio si è rigenerata in altre due ditte (non ancora attive) che dovrebbero reimpiegare una quarantina di dipendenti. Gli altri dovranno accontentarsi di prepensionamenti e mobilità che, secondo quanto riferito da Giuseppe Comi, genero di Biffi, sarebbe stata accettata volontariamente. A Radio24, Comi ha inoltre chiarito di non aver mai ricevuto "nessuna minaccia" e spera che si sia trattato di "un gesto isolato". "Ho paura per la sicurezza della mia famiglia in questo clima di crisi e di esasperazione degli animi".
La ricostruzione dei carabinieri di Monza è confermata dal racconto di un testimone che seguiva la Mercedes 320 di Biffi lungo la provinciale che costeggia le campagne, a poche centinaia di metri dal casello autostradale di Cavenago-Cambiago. Si tratta di un italiano a bordo di un furgone che percorreva la strada nella stessa direzione, che ha assistito all'agguato e prestato i primi soccorsi. Parla di uno scooter di grossa cilindrata con due persone a bordo nascoste da un casco integrale, che si sono affiancate all'auto e hanno sparato in direzione della portiera. Tranne quello che ha raggiunto il polpaccio di Biffi, i colpi calibro 7.65 sono tutti lì, nella parte bassa dello sportello, a dimostrazione che chi ha premuto il grilletto non voleva uccidere. Ne sono convinti gli investigatori, supportati dal Comando provinciale di Milano, che in queste ore stanno passando al vaglio i filmati delle telecamere installate lungo il percorso fatto dagli assalitori. Nelle immagini potrebbero esserci elementi in grado di riconoscere i responsabili, o almeno il mezzo su cui hanno agito. Intanto, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per tentato omicidio a carico di ignoti e le indagini sono coordinate dal pm Adriana Blasco.
L'imprenditore, ricoverato in via precauzionale all'ospedale di Melzo, non è in pericolo di vita e per ora si è detto sorpreso dell'episodio poiché non è mai stato "vittima di usurai". Sulla possibilità che a sparare sia stato uno dei suoi impiegati, risponde di avere avuto sempre "ottimi rapporti con i miei dipendenti".