Alcoa frena su spegnimento, i sindacalisti scendono dal silo

Cronaca

Rino Barca e Franco Bardi hanno lasciato il presidio a 70 metri d'altezza occupato da tre giorni. La decisione dopo un incontro  in cui l'azienda ha illustrato un programma di fermata in linea con gli impegni presi col governo

Con la garanzia dell'azienda che verrà rivisto il processo di fermata dell'impianto elettrolitico dell'Alcoa di Portovesme, i due sindacalisti della Fim Cisl e Fiom Cgil, Rino Barca e Franco Bardi, hanno lasciato nella tarda serata il presidio a 70 metri d'altezza sul silos occupato da tre giorni. La dura protesta, nata dopo un incontro con i vertici aziendali che avevano presentato un piano di blocco che di fatto avrebbe accelerato lo spegnimento delle celle, è terminata solo dopo una riunione tra i segretari territoriali, le Rsu e i rappresentanti Alcoa che hanno illustrato un diverso programma di fermata delle celle che, come chiedevano i sindacati, è in linea con gli accordi firmati lunedì scorso al Ministero dello sviluppo economico per evitare l'immediata morte dello stabilimento. In particolare, l'azienda si è resa disponibile a ripristinare una maggiore gradualità del processo di spegnimento rispetto al piano presentato il 12 settembre 2012 e un numero maggiore di celle (circa 80) riattivabili nel breve periodo. Dal 12 di ottobre si spegneranno due celle al giorno. Il termine del processo verrà spostato dal 31 ottobre, al 3 novembre.

Ma nonostante abbiano interrotta la protest apiù estrema, i lavoratori non possono dirsi certo soddisfatti. "E' andata male, speravamo di ottenere di più per questi lavoratori. Purtroppo non abbiamo ci ascolta. A noi serve un governo che rispetti gli impegni, ci siamo trovati davanti un governo incompetente" hanno commentato i due sindacalisti con amarezza una volta scesi dall'impianto (guarda il video in alto).

Il pressing sul governo intanto si fa sentire anche dalla Regione. Il presidente Ugo Cappellacci preme per un'accelerazione della fase delle trattative. "Siamo preoccupati per le tensioni sociali e ciò in cui possono sfociare: serve un intervento".
E dall'esecutivo è arrivata una timida rassicurazione da parte del sottosegretario dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti. "Pensiamo - ha spiegato - che ci sia lo spazio per un futuro produttivo però è necessario che lo stabilimento sia rilevato da un'impresa che abbia spalle larghe sul piano finanziario perché ci sono investimenti molto importanti da fare".

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