Lamezia, bomba nella casa di 2 pentiti della 'Ndrangheta

Cronaca

L'edificio non era abitato. E' il quinto attentato in pochi mesi ai danni di collaboratori di giustizia nella città in provincia di Catanzaro. Intanto i carabinieri arrestano 37 persone accusate di far parte dei clan in Lombardia

Una bomba ha seriamente danneggiato l'abitazione di una coppia di pentiti di Lamezia Terme.
E' il quinto attentato ai danni di collaboratori di giustizia attuati in pochi mesi nella città in provincia di Catanzaro.
La casa, disabitata al momento, era di proprietà di Giuseppe Angotti e Rosanna Notarianni, entrambi sotto regime di protezione da alcuni anni.
Proprio le dichiarazioni dei collaboratori hanno permesso, in questi mesi, di assestare diversi colpi nei confronti della cosca Giampà, egemone a Lamezia, a partire dall'operazione "Medea" con 36 ordinanze di custodia cautelare.
Domenica 9 settembre un ordigno aveva danneggiato la pizzeria della sorella di un altro pentito e, oggi, i carabinieri erano riusciti ad arrestare due ventenni ritenuti gli autori del fatto.
Dopo l'esplosione della bomba, nell'appartamento si è anche sviluppato un incendio.

37 arresti in Lombardia - Intanto, la lotta alla 'ndrangheta fa un altro passo in avanti. I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno infatti eseguito 37 ordinanze di custodia cautelare nell'ambito di un'operazione, denominata 'Ulisse' contro il clan in Lombardia.
I provvedimenti, emessi dalla procura distrettuale antimafia di Milano, riguardano i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione illegale di armi, usura ed estorsione, tutti reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini sono originate dagli approfondimenti di un'altra operazione contro l'associazione mafiosa denominata 'Crimine' e, secondo gli investigatori, hanno consentito di documentare le dinamiche criminali delle proiezioni extraregionali della 'ndrangheta in Lombardia, il loro solido legame con le cosche di origine ed il controllo delle aree di influenza attraverso il ricorso alla violenza e alla intimidazione.

Boccassini: "Certi imprenditori stanno con l'anti-Stato" - Intervenendo in conferenza stampa sull'operazione che ha portato all'emissione di 37 ordinanze di custodia cautelare, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini denuncia la scarsa collaborazione da parte degli imprenditori lombardi nella lotta alla 'ndrangheta.
Quello degli imprenditori vittime di estorsioni e intimidazioni è "un dato inquietante che permane sin quando la classe imprenditoriale non capirà che stare con lo Stato è più pagante che stare con l'anti - Stato".
Paradigmatica, secondo Boccassini, la vicenda degli imprenditori Daniele e Antonio De Masi, che vivono e lavorano in Lombardia.  Dopo la morte del fratello Orlando, in un incidente stradale dell'agosto 2010, si affiliano alla 'ndrina in Calabria e raccolgono l"eredità del fratello nella custodia dell'arsenale della ‘ndrina. "E' un fatto che ci ha incuriosito e inquietato e va valutato nella sua drammaticità - dice Boccassini - si tratta di imprenditori incensurati, che producono e chiedono di affiliarsi dopo la morte del fratello".

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