Ilva, il Riesame: "Sì al sequestro con deroga d'uso"

Cronaca

La decisione è finalizzata alla "messa a norma e non alla chiusura degli impianti". Ma non è chiaro se nel frattempo lo stabilimento potrà produrre. Il presidente Ferrante: “Studieremo il provvedimento”. Confermati i domiciliari ai Riva e all’ex direttore

Il Tribunale del Riesame di Taranto ha confermato il sequestro, scattato il 26 luglio, di sei aree dell'acciaieria Ilva, nominando custode dell'impianto il presidente della società Bruno Ferrante. Ma diversamente dal sequestro disposto dal gip, il Riesame "ha consentito la facoltà d'uso degli impianti finalizzata alla messa a norma". Non è del tutto chiaro se l'Ilva di Taranto possa continuare a produrre acciaio nel frattempo. Confermati anche gli arresti domiciliari per Emilio e Nicola Riva, ex presidenti dell'Ilva, e per l'ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso. Gli altri cinque indagati, tutti capiarea Ilva, sono stati invece rimessi in libertà.

Ferrante ha detto in una conferenza stampa (qui il video) che nel provvedimento "non si parla più di chiusura, e questo lascia pensare che l'attività produttiva prosegua, sia pure finalizzata alla messa in sicurezza dell'impianto". "Gli interventi di sicurezza possono avvenire soltanto se il sito funziona", ha precisato l'ex prefetto di Milano. Ferrante ha tuttavia ammesso che si tratta di una interpretazione della decisione del Tribunale e che un margine di incertezza rimane.

Il Riesame ha disposto che "i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti", confermando nel resto il decreto impugnato. I giudici si sono riservati di depositare le motivazioni dell'ordinanza. I termini non perentori per le motivazioni sono di cinque giorni.

"Se capisco bene il sequestro ai fini del risanamento dà un'indicazione positiva, che spero venga accolta anche dall'impresa" il commento del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. Martedì 7 agosto, il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera era intervenuto sul caso dell'azienda al centro dell'inchiesta per disastro aziendale, esprimendo la sua contrarietà alla chiusura degli impianti. "L'alternativa pane-veleno è inaccettabile - ha detto - Se si chiude non si riapre più. Serve l’impegno di tutti per non spegnere i forni, salvaguardando la salute. I fondi per la bonifica ci sono”.

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