I pm di Palermo convocano Berlusconi come testimone

Cronaca
Il leader del Pdl Silvio Berlusconi

Il Cavaliere avrebbe dovuto presentarsi in procura lunedì 16 luglio, ma ha sollevato legittimo impedimento. La procura sarebbe interessata ad alcuni versamenti effettuati a favore di Marcello Dell'Utri

La procura di Palermo aveva convocato Silvio Berlusconi, in qualità di testimone, per lunedì 16 luglio. Ma il Cavaliere avrebbe rifiutato di presentarsi, sollevando legittimo impedimento. Era infatti impegnato nel convegno di economisti che aveva organizzato a Villa Germetto. A rivelarlo sono oggi i quotidiani Repubblica e Corriere della Sera, che spiegano come gli inquirenti fossero interessati a chiarire alcuni versamenti di denaro effettuati dal Cavaliere a Marcello Dell'Utri, "indagato - scrive Repubblica - perché sospettato di essere stato nel 1994 il portavoce delle minacce mafiose nei confronti di Berlusconi in quel momento per la prima volta alla guida del governo".

A incuriosire particolarmente la procura sarebbe l'acquisto di una villa sul lago di Como da parte del Cavaliere, villa comprata da Dell'Utri per 20 milioni di euro nonostante secondo diverse stime ne valesse meno della metà. L'ipotesi della procura, scrive il quotidiano romano, sarebbe che "quando Berlusconi era premier nel 1994 forse è stato vittima anche di un'estorsione politica nell'ambito della trattativa Stato-mafia. Lunedì scorso, però, Berlusconi ha partecipato tutto il giorno al convegno sul futuro dell'Euro, organizzato da Antonio Martino a Villa Germetto, in Brianza. Un evento nato soprattutto per rilanciare la campagna elettorale del Pdl in vista delle prossime elezioni.

E secondo il Cavaliere, secondo quanto scrive Repubblica, la mossa della procura di Palermo sarebbe da vedere anch'essa in chiave elettorale. "Che strana coincidenza: appena annuncio l'intenzione di presentarmi alle elezioni, ecco che riparte la caccia all'uomo" avrebbe detto il leader del Pdl secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro. Parole che però il Cavaliere smentisce di avere mai detto. A preoccuparlo sarebbe la possibilità, una volta che si trovasse a rispondere alle domande dei pm siciliani, di passare dalla qualifica di testimone a quella di indagato.

L'inchiesta sulla trattativa stato mafia per la quale è stato chiamato a testimoniare è la stessa a causa della quale è nato lo scontro tra il Quirinale e la procura di Palermo, riguardo all'uso di alcune intercettazioni telefoniche tra l'ex ministri Nicola Mancino e il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

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