In manette tre responsabili della security dell'ospedale. Due uomini avrebbero rubato denaro dalla cassaforte di Mario Cal qualche giorno prima del suicidio. La terza persona è accusata di tentata estorsione e incendio di un campo sportivo
La Guardia di Finanza di Milano ha eseguito tre ordinanze di custodia in carcere nei confronti di altrettanti uomini della security del San Raffaele, accusati a vario titolo di incendio, furto ed estorsione. Secondo fonti investigative, Antonio Vito Cirillo e Francesco Pinto, questi i nomi di due degli arrestati, il 13 luglio del 2011 avrebbero sottratto circa un milione di euro in titoli e contanti dal caveau del San Raffaele. Il furto sarebbe avvenuto pochi giorni prima del suicidio di Mario Cal, all'epoca 'braccio destro' di don Luigi Verzè, il fondatore del gruppo ospedaliero deceduto nel mese di dicembre.
La terza persona finita in manette, Danilo Donati, è invece accusata dell'incendio doloso del quadro elettrico di un campo sportivo adiacente all'ospedale, e sul quale il gruppo ospedaliero voleva espandersi. Episodio che sarebbe stato 'commissionato' a Donati dallo stesso don Verzè e da un dirigente del San Raffaele, Andrea Roma, per il quale è stata chiesta e respinta la richiesta di arresto perché il gip ha ritenuto non sussistere più le esigenze cautelari. Donati sarebbe accusato anche di tentata estorsione, messa in atto per indurre l'imprenditore Andrea Lomazzi a risolvere anticipatamente un contratto di locazione con la fondazione Monte Tabor e consentire così a quest'ultima di rientrare nella disponibilità di alcuni terreni sui quali sviluppare nuove iniziative immobiliari.
A Cirillo e a Danilo Donati viene, inoltre, contestato l'incendio dell'auto di un dipendente dell'ospedale, avvenuto nel 2007, con cui i due avevano avuto un diverbio.
Una nota della Gdf spiega che secondo l'ipotesi accusatoria, gli indagati "sarebbero gli autori di diversi incendi dolosi, commessi per indurre un imprenditore a risolvere anticipatamente un contratto di locazione" e consentire all'ospedale di "rientrare nella disponibilità di alcuni terreni sui quali sviluppare nuove iniziative immobiliari". Nel maggio scorso, il gruppo ospedaliero - gravato da un buco di oltre 1,5 miliardi di euro - ha ottenuto dalla sezione fallimentare del tribunale di Milano l'omologa del concordato preventivo ed è passato sotto il controllo di Giuseppe Rotelli.
I pm: in ospedale c'è chi ruba dove può - Il gip Vincenzo Tutinelli, nel motivare la sussistenza delle esigenze cautelari che hanno portato in carcere Vito Cirillo e Antonio Pinto ha riportato la parole dei pm che parlano dell' "emblematico caso di una Mercedes in uso a Mario Cal e intestata alla Fondazione, pagata dalla Fondazione, nel 2005, 106 mila euro", ma dopo una storia "complicata" (definita "una via di mezzo tra romanzo d'appendice e racconto dell'assurdo") "rilevata da Cirillo per 17 mila euro nel novembre 2011".
"Insomma - annota la Procura - al di là degli aspetti tra il comico e il grottesco, la sostanza della storia è che in pendenza di una procedura concorsuale c'è ancora chi lavora al San Raffaele con attitudine predatoria, si impossessa di beni sottocosto e ruba dove può rubare". Per i pm poi "le attività di Cirillo e Pinto si sono spinte oltre: le intercettazioni telefoniche testimoniano il loro interesse per autovetture della Fondazione e si esprimono in periodici favori truffaldini, tipo la timbratura del badges per fare figurare la loro presenza quando sono assenti dal posto di lavoro".
Inchiesta San Raffaele - Intanto, nell'ambito dell'inchiesta per il dissesto finanziario dell'ospedale lombardo San Raffaele, è attesa per il 5 luglio la sentenza per Pierangelo Daccò e l'imprenditore Andrea Bezziccheri processati con rito abbreviato davanti al gup di Milano. Il pm Luigi Orsi ha chiesto per il primo cinque anni e mezzo di carcere e per il secondo tre. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali e bancarotta per una distrazione che, secondo le indagini condotte dalla Procura di Milano.
Daccò è inoltre indagato anche per il dossier sulla distrazione di fondi della fondazione sanitaria Maugeri. Secondo quanto diffuso dalla stampa, in questo procedimento sarebbe anche indagato il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, il quale continua a negare un suo coinvolgimento.
La terza persona finita in manette, Danilo Donati, è invece accusata dell'incendio doloso del quadro elettrico di un campo sportivo adiacente all'ospedale, e sul quale il gruppo ospedaliero voleva espandersi. Episodio che sarebbe stato 'commissionato' a Donati dallo stesso don Verzè e da un dirigente del San Raffaele, Andrea Roma, per il quale è stata chiesta e respinta la richiesta di arresto perché il gip ha ritenuto non sussistere più le esigenze cautelari. Donati sarebbe accusato anche di tentata estorsione, messa in atto per indurre l'imprenditore Andrea Lomazzi a risolvere anticipatamente un contratto di locazione con la fondazione Monte Tabor e consentire così a quest'ultima di rientrare nella disponibilità di alcuni terreni sui quali sviluppare nuove iniziative immobiliari.
A Cirillo e a Danilo Donati viene, inoltre, contestato l'incendio dell'auto di un dipendente dell'ospedale, avvenuto nel 2007, con cui i due avevano avuto un diverbio.
Una nota della Gdf spiega che secondo l'ipotesi accusatoria, gli indagati "sarebbero gli autori di diversi incendi dolosi, commessi per indurre un imprenditore a risolvere anticipatamente un contratto di locazione" e consentire all'ospedale di "rientrare nella disponibilità di alcuni terreni sui quali sviluppare nuove iniziative immobiliari". Nel maggio scorso, il gruppo ospedaliero - gravato da un buco di oltre 1,5 miliardi di euro - ha ottenuto dalla sezione fallimentare del tribunale di Milano l'omologa del concordato preventivo ed è passato sotto il controllo di Giuseppe Rotelli.
I pm: in ospedale c'è chi ruba dove può - Il gip Vincenzo Tutinelli, nel motivare la sussistenza delle esigenze cautelari che hanno portato in carcere Vito Cirillo e Antonio Pinto ha riportato la parole dei pm che parlano dell' "emblematico caso di una Mercedes in uso a Mario Cal e intestata alla Fondazione, pagata dalla Fondazione, nel 2005, 106 mila euro", ma dopo una storia "complicata" (definita "una via di mezzo tra romanzo d'appendice e racconto dell'assurdo") "rilevata da Cirillo per 17 mila euro nel novembre 2011".
"Insomma - annota la Procura - al di là degli aspetti tra il comico e il grottesco, la sostanza della storia è che in pendenza di una procedura concorsuale c'è ancora chi lavora al San Raffaele con attitudine predatoria, si impossessa di beni sottocosto e ruba dove può rubare". Per i pm poi "le attività di Cirillo e Pinto si sono spinte oltre: le intercettazioni telefoniche testimoniano il loro interesse per autovetture della Fondazione e si esprimono in periodici favori truffaldini, tipo la timbratura del badges per fare figurare la loro presenza quando sono assenti dal posto di lavoro".
Inchiesta San Raffaele - Intanto, nell'ambito dell'inchiesta per il dissesto finanziario dell'ospedale lombardo San Raffaele, è attesa per il 5 luglio la sentenza per Pierangelo Daccò e l'imprenditore Andrea Bezziccheri processati con rito abbreviato davanti al gup di Milano. Il pm Luigi Orsi ha chiesto per il primo cinque anni e mezzo di carcere e per il secondo tre. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali e bancarotta per una distrazione che, secondo le indagini condotte dalla Procura di Milano.
Daccò è inoltre indagato anche per il dossier sulla distrazione di fondi della fondazione sanitaria Maugeri. Secondo quanto diffuso dalla stampa, in questo procedimento sarebbe anche indagato il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, il quale continua a negare un suo coinvolgimento.