Il 41enne Toma Taulant, che si trovava nel settore di massima sicurezza, è riuscito a darsi alla fuga segando le sbarre di ferro e utilizzando delle lenzuola annodate per calarsi dalla cella. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l'uomo avrebbe raggiunto il muro di cinta della struttura alto 6 metri e, dopo averlo scavalcato, sarebbe evaso nel cuore della notte. Il 41enne è attualmente ricercato su tutto il territorio nazionale
Le sbarre della cella tranciate con degli attrezzi, e poi la fuga dal carcere di Opera. Il 41enne Toma Taulant, già protagonista in passato di altri tentativi di fuga (riusciti) dalle case circondariali in cui era detenuto, è attualmente in fuga ed è ricercato su tutto il territorio nazionale. L'uomo, che si trovava nel settore di massima sicurezza per scontare una pena legata a una serie di reati tra cui anche rapina, è riuscito a scappare segando le sbarre di ferro e utilizzando delle lenzuola annodate per calarsi dalla cella. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l'uomo avrebbe raggiunto il muro di cinta della struttura alto 6 metri e, dopo averlo scavalcato, sarebbe evaso nel cuore della notte.
L'evasione dal carcere di Opera
Gli inquirenti, impegnati nelle ricerche, stanno analizzando le telecamere a circuito chiuso presenti a Opera per ricostruire la dinamica di quanto avvenuto ed escludere eventuali "aiuti" forniti al detenuto nel suo progetto di fuga. Dall'analisi dei video si cercheranno anche risposte su possibili contatti che l'uomo ha avuto nelle ore precedenti all'evasione. Prima dell'episodio di Milano, Taulant era riuscito a fuggire altre quattro volte. L'ultima risale al febbraio 2013 quando, assieme a un altro detenuto, scappò dal carcere di Parma per poi essere individuato e bloccato, dopo alcuni mesi, in Belgio. Trasferito in un penitenziario non lontano dalla città di Liegi, Taulant riuscì anche in quel caso a fuggire. La sua prima evasione risale al 2009 e in quel caso la fuga avvenne dalla casa circondariale di Terni.
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Uilpa: "L'episodio certifica il fallimento delle politiche penitenziarie"
"Questo ennesimo episodio, unito al dramma che si vive ogni giorno nelle prigioni, certifica ulteriormente il fallimento delle politiche penitenziare condotte dai governi almeno negli ultimi 25 anni, ivi compresi quelli più recenti", ha detto Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. Secondo De Fazio, nel carcere di Opera 1.338 detenuti "sono stipati in 918 posti disponibili (sovraffollamento del 153%) e vengono gestiti, per com'è possibile, da soli 533 agenti, quando ne necessiterebbero almeno 811 (-34%)". Si tratta di "una situazione oggettivamente insostenibile che, oltre a ledere i fondamentali diritti umani dei reclusi, mette a durissima prova gli operatori del Corpo di polizia penitenziaria".