Il comico genovese ha chiesto aiuto alla Rete per capire chi avesse attaccato il suo sito, escludendo che l'azione fosse opera del movimento di hacker. Che invece rivendica il gesto, anche se non tutti gli attivisti lo condividono
Il sito di Beppe Grillo è stato vittima nel pomeriggio di venerdì 8 giugno di un attacco hacker che lo ha reso inaccessibile. Ad un 'sos' lanciato dal comico via Facebook e Twitter, che escludeva la possibilità di un attacco di Anonymous, ha fatto seguito, invece, una rivendicazione dei noti hackers. L'iniziativa, però, avrebbe diviso il fronte di Anonymous, e alcuni cyberattivisti hanno criticato il gesto.
"Riguardo al recente attacco al blog di Beppe Grillo questo non crea discriminazione alcuna verso minoranze o altro quindi è un'azione che può essere rivendicata dà anonymous e come tutte le azioni di anonymous è sostenuta da alcuni ma non da tutti" si legge sul blog del gruppo.
Da un account twitter del movimento però un altro cyberattivista critica la scelta del gruppo. Il gesto è "contro uno dei principi che ci siamo posti all'inizio di questa avventura con i gruppi internazionali: cioè non attaccare media/blog", scrive su Twitter: "Quindi di conseguenza chi l'ha fatto non ha rispettato questa regola condivisa comunemente e ha solamente rovinato la reputazione di qualcosa più grande e profondo di un semplice attacco Ddos. Con questa penso che sia chiaro. Ora scrivete quello che volete. Cioè, scrivete quello che vi dicono di scrivere", conclude, rivolto a chi ha negato la paternità di Anonymous nel cyberattacco.
"Speriamo che rinasca un nuovo Anonymous (in Italia), che riesca a farsi notare per qualcosa di più profondo, in fondo tutti siamo Anonymous e chiunque può fare la propria parte, ricordandosi che non è un gruppo individualista, che ci sono dei valori da rispettare, come in tutte le cose", si legge in uno dei blog del gruppo.
"Riguardo al recente attacco al blog di Beppe Grillo questo non crea discriminazione alcuna verso minoranze o altro quindi è un'azione che può essere rivendicata dà anonymous e come tutte le azioni di anonymous è sostenuta da alcuni ma non da tutti" si legge sul blog del gruppo.
Da un account twitter del movimento però un altro cyberattivista critica la scelta del gruppo. Il gesto è "contro uno dei principi che ci siamo posti all'inizio di questa avventura con i gruppi internazionali: cioè non attaccare media/blog", scrive su Twitter: "Quindi di conseguenza chi l'ha fatto non ha rispettato questa regola condivisa comunemente e ha solamente rovinato la reputazione di qualcosa più grande e profondo di un semplice attacco Ddos. Con questa penso che sia chiaro. Ora scrivete quello che volete. Cioè, scrivete quello che vi dicono di scrivere", conclude, rivolto a chi ha negato la paternità di Anonymous nel cyberattacco.
"Speriamo che rinasca un nuovo Anonymous (in Italia), che riesca a farsi notare per qualcosa di più profondo, in fondo tutti siamo Anonymous e chiunque può fare la propria parte, ricordandosi che non è un gruppo individualista, che ci sono dei valori da rispettare, come in tutte le cose", si legge in uno dei blog del gruppo.