"Onore al duce", la scritta su un bus. Atac apre un'indagine

Cronaca
L'autobus con la scritta incriminata
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Polemiche dopo la foto pubblicata su un blog che ritrae il messaggio apparso su un autobus di Roma. L'azienda annuncia ricerche per identificare il "responsabile del grave atto". E su Twitter aggiunge: "Ingiusto prendersela con tutti i lavoratori"

Bufera sull’Atac, l’azienda di trasporto pubblico di Roma (che ha aperto un’inchiesta), dopo la foto pubblicata su un blog che ritrae il display di un autobus di linea con la scritta “Onore al duce”.
Lo scatto è stato tirato fuori dal blog Non Leggerlo, ripreso da un profilo Facebook, e in breve tempo ha fatto il giro della Rete.
Centinaia di commenti su Twitter, dove l’hashtag (cioè l’argomento) #onorealduce è volato tra i trending topic di giornata.
L’azienda romana ha reso noto tramite un comunicato di aver aperto un’inchiesta interna per accertare i fatti e i responsabili: “In relazione all'utilizzo improprio del display di un autobus della rimessa di Acilia, Atac s.p.a. ha immediatamente attivato le indagini interne per giungere all'identificazione del responsabile del grave atto al fine di far scattare le sanzioni disciplinari previste”.
“Qualora il gesto configurasse reati di carattere penale – prosegue la nota – al di fuori dello stretto ambito aziendale, Atac s.p.a. provvederà a informare senz'altro l'autorità giudiziaria”.
E mentre la polemica su Internet sembra non arrestarsi, l’azienda trasporti romana ha anche risposto via Twitter a un utente che chiedeva ai dipendenti dell’Atac di vergognarsi: “Prendersela con tutti i lavoratori è una cosa estremamente ingiusta”, ha risposto l’azienda tramite il proprio account ufficiale.

Nel dicembre 2010, mentre scoppiava lo scandalo parentopoli all'Atac, aveva fatto discutere la conversazione su Facebook di un ex Nar (il gruppo terroristico di ispirazione neofascista) con un amico. Francesco Bianco (vittima di un agguato lo scorso gennaio nell'ambito di un regolamento di conti nell'estrema destra romana) parlava di punire "i rossi", cioè gli studenti scesi in piazza il 22 dicembre, con frasi come: "Tiriamo due colpi di mortaio".

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