Porto d’Imperia, domiciliari a Caltagirone Bellavista

Cronaca
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L’ingegnere 73enne è uscito dal carcere dopo 47 giorni. Per l’accusa avrebbe truccato gli appalti per la costruzione dell’approdo turistico, facendo triplicare i costi, in accordo con l’ex ministro Claudio Scajola. In libertà il geometra Carlo Conti

Dopo 47 giorni consecutivi, interrotti da un'unica uscita per andare in ospedale a farsi curare un'allergia, l'ingegner Francesco Caltagirone Bellavista, 73 anni, ha lasciato sabato 21 aprile il carcere di Imperia. Come lui, è uscito anche l'ex direttore della Porto Imperia spa, Carlo Conti. Entrambi erano detenuti dal 5 marzo scorso in esecuzione di un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dai magistrati imperiesi che indagano sugli appalti per i lavori di costruzione del porto di Imperia. All'industriale romano il giudice ha concesso gli arresti domiciliari mentre per Carlo Conti è stato disposto il ritorno in libertà. Caltagirone Bellavista resterà quindi in stato di detenzione nella sua casa di Roma.

Secondo i magistrati, quegli appalti sono stati truccati, causando una lievitazione dei costi ai danni del Demanio di Imperia, e dunque dello Stato, tali da legittimare l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Nell'ordinanza con la quale il gip di Imperia, Ottavio Colamartino, il 26 marzo ha convalidato l'arresto del patron di Acqua Marcia e dell'ex direttore della Porto Imperia, si ipotizzano "artifizi" che hanno portato a triplicare gli 80 milioni di euro inizialmente previsti (nel 2006) per la realizzazione del porto turistico. Stando alle carte processuali, già nel 2009 i costi erano saliti a 209 milioni, attraverso "una catena di subappalti fittizi, non autorizzati e non trasparenti, tra società non operative tutte riconducibili a Francesco Caltagirone Bellavista". Il quale, stando all'accusa, si è sempre mosso in accordo con l'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola, "vero ideatore dell'operazione 'Nuovo porto turistico di Imperia"' si legge nell' informativa della Polizia Postale da cui è scaturita tutta l'inchiesta.
Proprio l'ex ministro ha così commentato la decisione del giudice di Imperia nei confronti di Caltagirone Bellavista e Carlo Conti: "La carcerazione preventiva è uno strumento estremo. Chi sbaglia paga, ma in uno stato di diritto questo deve avvenire dopo regolari processi".

L'accusa ipotizza il reato di truffa aggravata sulla base di questa ricostruzione: per la realizzazione del porto fu fondata una società, la Porto Imperia Spa, detenuta per un terzo dal Comune di Imperia, per un terzo da Acquamare (società del gruppo Acqua Marcia, di cui Caltagirone Bellavista era il presidente), e per un terzo da una cordata di imprenditori facenti capo a Claudio Scajola. Sulla Porto Imperia sarebbero state fatte pressioni tali da alterare le regole della libera concorrenza, sempre a favore del gruppo di Caltagirone. Per questo motivo nell'ambito dell'inchiesta risultano indagate a vario titolo, oltre a Caltagirone e a Conti, altre 16 persone. La difesa di Bellavista Caltagirone "ha sempre respinto le accuse mosse dalla procura, sostenendo la regolarità dell'iniziativa imprenditoriale, realizzata nel pieno rispetto delle norme e delle procedure". Circostanze che il collegio di difesa dell'imprenditore romano ha ribadito anche dopo la concessione degli arresti domiciliari. In seguito all'inchiesta, il sindaco di Imperia, Paolo Strescino (ex An) ha azzerato la Giunta di centrodestra che lo sosteneva e ha nominato d'ufficio una giunta tecnica composta da soli cinque assessori. Il suo obiettivo resta quello di arrivare comunque alla realizzazione del porto, considerato "fondamentale per il futuro della città”.

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