Delitto di via Poma, la nuova perizia smonta l'accusa

Cronaca
Delitto di via Poma. Il pm mostra le chiavi dell'ufficio di Simonetta Cesaroni - foto d'archivio (credit Fotogramma)

"Nessun morso sul seno" ha detto il medico legale incaricato dalla Corte d'Assise d'Appello di accertare causa e orario della morte di Simonetta Cesaroni, uccisa nel 1990. In primo grado, l’ex fidanzato Raniero Busco è stato condannato a 24 anni

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Una certezza, alcuni dubbi. Il processo d'appello per l'omicidio di via Poma (guarda la scheda) ha vissuto una lunga udienza nella quale i periti nominati dal tribunale hanno confermato quanto scritto nella perizia depositata la settimana scorsa. In circa otto ore sono stati affrontati, nel corso di una vera e propria battaglia tra periti e consulenti, gli snodi-chiave del processo di primo grado che si è concluso in primo grado con una condanna a 24 anni di reclusione per l'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, Raniero Busco. La ferita sul seno, l'orario della morte e le tracce di Dna presenti sui reperti.

Nessun morso sul seno di Simonetta - I periti, in primo luogo, ribadiscono che le escoriazioni presenti sul seno sinistro della vittima non sono il segno di un morso. "E' un non senso pensare che queste due escoriazioni possano dipendere da un morso. Si tratta di una ricostruzione che appare assurda". E' il giudizio lapidario espresso dal professore Corrado Cipolla D'Abruzzo, uno dei consulenti. "Solo un criceto - ha affermato mostrando in aula la foto degli atti  -  avrebbe potuto lasciare un morso del genere, sempre assumendo per buona l'ipotesi che quello sul capezzolo sinistro sia un morso. Comunque a prescindere non sarebbe stato possibile identificarne l'autore. Ad ogni modo l'arcata umana è decisamente più ampia e quello non è un morso: si tratta di due piccole escoriazioni di cui non si può definire con certezza la natura, oltre non si può andare".

Ricostruzione suggestiva - Cipolla D'Abruzzo ha definito le indagini svolte in passato sul punto, come "affascinati e suggestive" ma con una "ricostruzione inverosimile" anche per la posizione in cui questo morso sarebbe stato inferto: "Possibile per una giraffa, un tacchino o un cammello ma non per un uomo", taglia corto Cipolla D'Abruzzo. Sulla questione del morso, l'avvocato Franco Coppi, legale di Raniero Busco, ha poi evidenziato come lo stesso consulente della Procura nel processo di primo grado Emilio Nuzzolese, odontoiatra forense, avesse parlato "ipotesi e non di certezza". Dall'esame degli esperti è poi emerso che solo di recente Ozrem Carella Prada, il medico che svolse l'autopsia all'epoca del delitto, ha consegnato loro 82 foto relative all'esame autoptico. Immagini che in precedenza non erano agli atti e ritenute dai periti "molto utili per chiarire alcuni aspetti delle lesioni riscontrate sul corpo della Cesaroni".

Sul corpetto di Simona il dna di Busco
- Per quanto riguarda tracce ematiche e biologiche, i periti hanno confermato che su tutti i campioni analizzati è stato individuato il Dna di Simonetta; su reggiseno e corpetto c'è presenza consistente di tracce di Dna di Raniero Busco e di altri due uomini.

Dubbi sull'ora della morte - Resta l'incertezza, invece, sull'ora della morte: per i periti Simonetta era "in vita fino alle 17,45" del 7 agosto. In primo grado si è ritenuto che l'orario del decesso potesse collocarsi "dopo le 17.15-17.30 E prima delle 18-18.30".
Sui risultati della perizia è intervenuto anche Roberto Cavallone, procuratore a Sanremo, e dal 2001 al 2009 titolare delle indagini del delitto di via Poma, che portò ad individuare Busco, unico indiziato di delitto. "Occorre - ha affermato - che sia detto con chiarezza che i periti si sono limitati a valutare, e a smontare, il lavoro dei consulenti del pubblico ministero basandosi sui documenti prodotti, senza fare nuove analisi, pur essendo i reperti a loro disposizione".

Il processo è stato aggiornato al 23 aprile prossimo per la requisitoria del pg Alberto Cozzella, il 26 e il 27 successivi la parola passerà alle parti civili e alla difesa.

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