Troppi divari, poca informatizzazione e insegnanti anziani: il rapporto 2011 della fondazione Agnelli critica in particolare le classi medie. "Occorre il tempo pieno e svecchiare il corpo docente". I DATI
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La scuola media è l'anello debole del sistema scolastico italiano, perché non garantisce un servizio di buona qualità e non offre neanche equità.
Per rifondarla occorre prima di tutto "maggiore uguaglianza degli apprendimenti", "svecchiando" il corpo insegnante e allungando gli orari col tempo pieno.
Sono le conclusioni del rapporto sulla scuola in Italia 2011 della Fondazione Agnelli. Il rapporto annuale - un volume di circa 170 pagine, pubblicato a giorni da Laterza - è dedicato in particolare alle medie inferiori, dove, secondo i ricercatori, "esplodono in modo drammatico i divari di apprendimento determinati dall'origine socio-culturale degli studenti".
Lo studio indica che la "sindrome" che affligge la media, in quanto "scuola per preadolescenti", riguarda anche altri paesi e in particolare la Francia, che ha un modello organizzativo simile a quello nostrano.
Una sindrome italiana - Ma Italia la situazione sembra particolarmente difficile. Per esempio, dice il rapporto citando dati Timss e Ocse, i buoni risultati internazionali in scienze e matematica ottenuti dagli alunni in quarta elementare peggiorano poi drasticamente in terza media.
E i divari tra studenti sono accentuati, in alcuni casi: a svantaggio delle femmine nell'apprendimento delle scienze, a svantaggio delle seconde generazioni di immigrati e di chi ha genitori meno istruiti, a svantaggio di chi studia in certe province (non solo del Sud Italia) rispetto ad altre.
La scuola italiana non piace agli studenti, prima di tutto, come indicano i dati dell'indagine Hbsc riportati nel Rapporto: "Intanto, ad andare a scuola volentieri sono veramente pochi preadolescenti: il 17% dei maschi e il 26% delle femmine undicenni contro il 33% e il 43% della media Hbsc". La situazione poi "precipita" a 13 anni, e raggiunge "minimi che collocano il nostro paese agli ultimi posti".
Ma il disagio riguarda anche gli insegnanti, che nei sondaggi danno giudizi negativi sulla media in oltre il 50% dei casi e che risultano i meno soddisfatti della propria preparazione, hanno mediamente più di 52 anni e nel 35% dei casi cambiano scuola quasi ogni anno.
Svecchiare il corpo insegnanti - La conclusione del Rapporto è impietosa: "Evidentemente, l'intreccio fra un passaggio d'età molto difficile dal punto di vista psicologico e cognitivo, modelli didattici vecchi... uno spettro disciplinare eccessivamente frammentato, criteri di formazione delle classi poco equi e... un corpo docente con una anzianità da record.. E insufficienti strumenti pedagogici e didattici a disposizione fanno sì che nell'insieme i risultati di apprendimento dei ragazzi delle medie siano inferiori non solo a quanto sarebbe auspicabile, ma anche a quanto sarebbe ragionevole attendersi sulla base dell'esperienza degli altri paesi".
Nelle sue conclusioni-proposte, la Fondazione Agnelli - istituto indipendente di cultura fondato 45 anni fa e che dal 2008 ha concentrato le proprie attività sul tema dell'educazione - dice che "la soluzione della crisi della scuola media italiana va trovata oggi in una maggiore uguaglianza degli apprendimenti su base sociale e culturale".
Il che significa, dice il Rapporto, classi più eterogenee e gruppi cooperativi di studenti al loro interno, più personalizzazione e strumenti informatici, la creazione di istituti comprensivi (come previsto dalla manovra dell'estate 2011) per "rendere più agevole il passaggio fra scuola elementare e media".
Ingaggiare una nuova generazione di professori - Dunque la Fondazione propone prima di tutto, approfittando dell'uscita nei prossimi 10 anni di migliaia di insegnanti, di ingaggiare una nuova generazione di professori, possibilmente non ricorrendo alle attuali graduatorie dei precari, che "operano unicamente sulla base dell'anzianità di servizio", perché servono invece docenti preparati e "capaci, soprattutto, di interagire con studenti in età preadolescenziale".
I ricercatori indicano poi che per migliorare l'organizzazione didattica, ampliando l'offerta per gli studenti delle medie bisognerebbe estendere il tempo pieno, in controtendenza con "la recente riduzione del tempo scuola alle medie (e, in generale, in tutto il sistema scolastico italiano)" attuata anche, o forse soprattutto, per motivi di contenimento della spesa.
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Per rifondarla occorre prima di tutto "maggiore uguaglianza degli apprendimenti", "svecchiando" il corpo insegnante e allungando gli orari col tempo pieno.
Sono le conclusioni del rapporto sulla scuola in Italia 2011 della Fondazione Agnelli. Il rapporto annuale - un volume di circa 170 pagine, pubblicato a giorni da Laterza - è dedicato in particolare alle medie inferiori, dove, secondo i ricercatori, "esplodono in modo drammatico i divari di apprendimento determinati dall'origine socio-culturale degli studenti".
Lo studio indica che la "sindrome" che affligge la media, in quanto "scuola per preadolescenti", riguarda anche altri paesi e in particolare la Francia, che ha un modello organizzativo simile a quello nostrano.
Una sindrome italiana - Ma Italia la situazione sembra particolarmente difficile. Per esempio, dice il rapporto citando dati Timss e Ocse, i buoni risultati internazionali in scienze e matematica ottenuti dagli alunni in quarta elementare peggiorano poi drasticamente in terza media.
E i divari tra studenti sono accentuati, in alcuni casi: a svantaggio delle femmine nell'apprendimento delle scienze, a svantaggio delle seconde generazioni di immigrati e di chi ha genitori meno istruiti, a svantaggio di chi studia in certe province (non solo del Sud Italia) rispetto ad altre.
La scuola italiana non piace agli studenti, prima di tutto, come indicano i dati dell'indagine Hbsc riportati nel Rapporto: "Intanto, ad andare a scuola volentieri sono veramente pochi preadolescenti: il 17% dei maschi e il 26% delle femmine undicenni contro il 33% e il 43% della media Hbsc". La situazione poi "precipita" a 13 anni, e raggiunge "minimi che collocano il nostro paese agli ultimi posti".
Ma il disagio riguarda anche gli insegnanti, che nei sondaggi danno giudizi negativi sulla media in oltre il 50% dei casi e che risultano i meno soddisfatti della propria preparazione, hanno mediamente più di 52 anni e nel 35% dei casi cambiano scuola quasi ogni anno.
Svecchiare il corpo insegnanti - La conclusione del Rapporto è impietosa: "Evidentemente, l'intreccio fra un passaggio d'età molto difficile dal punto di vista psicologico e cognitivo, modelli didattici vecchi... uno spettro disciplinare eccessivamente frammentato, criteri di formazione delle classi poco equi e... un corpo docente con una anzianità da record.. E insufficienti strumenti pedagogici e didattici a disposizione fanno sì che nell'insieme i risultati di apprendimento dei ragazzi delle medie siano inferiori non solo a quanto sarebbe auspicabile, ma anche a quanto sarebbe ragionevole attendersi sulla base dell'esperienza degli altri paesi".
Nelle sue conclusioni-proposte, la Fondazione Agnelli - istituto indipendente di cultura fondato 45 anni fa e che dal 2008 ha concentrato le proprie attività sul tema dell'educazione - dice che "la soluzione della crisi della scuola media italiana va trovata oggi in una maggiore uguaglianza degli apprendimenti su base sociale e culturale".
Il che significa, dice il Rapporto, classi più eterogenee e gruppi cooperativi di studenti al loro interno, più personalizzazione e strumenti informatici, la creazione di istituti comprensivi (come previsto dalla manovra dell'estate 2011) per "rendere più agevole il passaggio fra scuola elementare e media".
Ingaggiare una nuova generazione di professori - Dunque la Fondazione propone prima di tutto, approfittando dell'uscita nei prossimi 10 anni di migliaia di insegnanti, di ingaggiare una nuova generazione di professori, possibilmente non ricorrendo alle attuali graduatorie dei precari, che "operano unicamente sulla base dell'anzianità di servizio", perché servono invece docenti preparati e "capaci, soprattutto, di interagire con studenti in età preadolescenziale".
I ricercatori indicano poi che per migliorare l'organizzazione didattica, ampliando l'offerta per gli studenti delle medie bisognerebbe estendere il tempo pieno, in controtendenza con "la recente riduzione del tempo scuola alle medie (e, in generale, in tutto il sistema scolastico italiano)" attuata anche, o forse soprattutto, per motivi di contenimento della spesa.