Il procuratore generale di Milano nella requisitoria del processo d’Appello: “C'è l'aggravante della crudeltà. Non c’è movente per questo delitto”. In primo grado il giovane era stato assolto dall'accusa di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi
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Al processo d'Appello in corso a Milano per l'omicidio di Chiara Poggi, il sostituto procuratore generale Laura Barbaini ha chiesto una condanna a 30 anni per omicidio aggravato dalla crudeltà per Alberto Stasi, allora fidanzato della ragazza.
Chiara fu uccisa il 13 agosto 2007, quando aveva 26 anni, nella casa di famiglia a Garlasco in un delitto che suscitò un grande interesse mediatico.
Stasi, unico imputato per la vicenda e assolto in primo grado con formula dubitativa nel processo con rito abbreviato, si è sempre proclamato innocente, sostenendo di essere rimasto davanti al computer nelle ore della mattina in cui - secondo la ricostruzione dei fatti - è stata uccisa la ragazza.
Chieste nuove perizie - Durante la requisitoria, il procuratore generale ha chiesto anche nuovi esami sulle macchie di sangue della vittima trovate sul pavimento di casa Poggi, teatro dell'omicidio. La rappresentante della pubblica accusa chiede dunque ai giudici di disporre nuovi accertamenti per chiarire uno dei punti più oscuri della vicenda, come Stasi abbia potuto non sporcarsi le suole delle scarpe che indossava il giorno del crimine camminando sul pavimento dell'abitazione di Chiara. In particolare, il Pg ha chiesto nuovi studi sulla possibilità di essiccarsi di queste macchie. Inoltre, Barbaini, nel chiedere di rinnovare il dibattimento, ha sollecitato nuovi accertamenti sui due gradini sui quali fu trovato il corpo riverso della vittima. Non ha invece chiesto la ripetizione della perizia sul computer di Alberto, al quale l'ex studente ha sempre detto di aver lavorato, a casa sua, mentre la fidanzata veniva uccisa. Neppure, contrariamente a quanto previsto, il Pg ha domandato di riascoltare in aula la telefonata al 118 con la quale l'imputato annunciava di aver trovato la compagna morta.
La ricostruzione dell'accusa - Secondo la ricostruzione dell'accusa, il delitto si sarebbe consumato tra le 9:12 e le 9:35, e poi Stasi sarebbe tornato a casa propria creandosi l'alibi del computer. La prova più significativa della sua colpevolezza consisterebbe nelle tracce di Dna di Chiara trovate sui pedali di una bicicletta bordeaux che i carabinieri hanno sequestrato al giovane durante le indagini. Barbaini ha invece spiegato che non è possibile individuare un movente e che questo non può essere consistito nelle immagini pedopornografiche trovate nel computer di Stasi, che non possono essere state visionate da Chiara, in quanto "non fruibili".
Giallo su un sms - Nella requisitoria è stato citato anche un "sms misterioso". Alberto Stasi l'avrebbe mandato a un amico a Loano (Savona) nella notte tra l'11 e il 12 agosto, intorno alle 2, e poi l'avrebbe cancellato dal telefonino. Anche l'amico l'avrebbe cancellato dal suo cellulare. Nessuno dei due ragazzi ha mai parlato di questo messaggio agli inquirenti. La pg Laura Barbaini ha avanzato il dubbio su quale potesse essere il contenuto di questo messaggino, che precede di 31 ore circa il momento del delitto.
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Stasi, unico imputato per la vicenda e assolto in primo grado con formula dubitativa nel processo con rito abbreviato, si è sempre proclamato innocente, sostenendo di essere rimasto davanti al computer nelle ore della mattina in cui - secondo la ricostruzione dei fatti - è stata uccisa la ragazza.
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