Due euro per 10 leggi, è Blogging Day per le donne italiane
CronacaÈ partito il tam-tam online a favore dell’iniziativa lanciata su Twitter da un gruppo di utenti che vuole acquistare una pagina pubblicitaria su un quotidiano. Per rendere pubblica la propria indignazione e discutere di proposte di legge “inderogabili”
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Tutto è nato su Twitter ed è proprio sul servizio di microblogging che oggi è partito il tam-tam del #2eurox10leggi Blogging Day. E cioè una giornata simbolica (che cade proprio l’11.11.11) in cui tutti gli utenti sono invitati a diffondere la voce sull’iniziativa lanciata qualche settimana fa da un gruppo di donne di tutta Italia. Lo scopo è raccogliere i fondi necessari per comprare una pagina di un grande quotidiano nazionale su cui pubblicare dieci proposte di legge in grado di migliorare la condizione della donna nel paese.
L’IDEA - Quando a fine settembre l’imprenditore Diego Della Valle ha comprato una pagina delle principali testate italiane per lanciare il suo j’accuse contro una classe politica “irresponsabile”, la giornalista milanese Manuela Ravasio ha lanciato una proposta-provocazione dal suo account Twitter: “In questo Paese chi ha i soldi può evidentemente comprarsi anche l'indignazione. Compriamoci anche noi una pagina del Corriere”. Di qui l’idea di una colletta online con quote di partenza da due euro per arrivare ai 12.500 euro necessari per acquistare uno spazio sul quotidiano di Via Solferino. Un obiettivo simbolico e di certo non risolutivo, come riconoscono le stesse ideatrici, consapevoli che si tratta solo del primo passo per allargare il dibattito al di fuori del recinto del web.
LE DIECI LEGGI - Ispirate a uno studio dell’associazione francese Choisir che ha raccolto le 14 migliori leggi presenti in Europa a favore delle donne, le dieci proposte hanno fatto breccia online, anche tra gli utenti dell’altro sesso, perché - come spiegano le promotrici - “si tratta di idee discusse e proposte in un'ottica di genere, ma nella convinzione che questi cambiamenti possano far progredire l'intera società composta da uomini e donne”. Si va dalla maternità universale (e cioè: qualunque donna, anche precaria, ha diritto ad un sussidio prima e dopo il parto) alla paternità obbligatoria, passando per misure contro la violenza sessuale simili a quelle spagnole e la costruzione di asili nido diffusi su tutto il territorio. Insomma un decalogo di proposte (ancora in discussione) per cercare di andare oltre l’unica norma approvata dall’ultimo governo in materia, quella che prevede almeno il 30 per cento di donne nei CdA delle grandi aziende.
BLOGGING DAY - Sono davvero tante le donne che oggi stanno pubblicando post per diffondere l’iniziativa, spesso anche condividendo le storie di chi, in un paese arretrato in quanto a parità di genere, fa di tutto pur di tenere insieme lavoro, famiglia e passioni. La blogger “Mamma di fretta” racconta quanto sia difficile trovare un lavoro a Palermo per una giovane mamma (“Io sono laureata da 6 mesi e non ho un lavoro, e mi chiedo se ce lo avessi come farei con i nonni distanti 200 km”). “Come da una grande rabbia può fiorire una grande speranza”, scrive Stefania Boleso, manager di una grande azienda costretta alle dimissioni dopo il parto. È più scettica sulla capacità della politica italiana di attuare nell’immediato le dieci leggi la blogger di “Mestiere di Mamma” che si chiede se le sue figlie “avranno porte sbarrate o scorrevoli, quando annunceranno una maternità o chiederanno un part-time o semplicemente cercheranno di conciliare lavoro e famiglia? Useranno lo stipendio per vivere o per pagare il nido?”. In tutto ciò c’è anche chi, pur sostenendo l’iniziativa, esprime qualche dubbio sulla scelta di comprare una pagina di un quotidiano: “Credo che non sia un passaggio necessario per il suo successo che invece può venire da una diffusione capillare e virale attraverso altri strumenti. Ma intanto ne stiamo parlando e questo è già qualcosa. Anzi, è già molto”. Anche perché, come recita il sottotitolo del blog ufficiale dell’iniziativa “Quando una donna fa politica, cambia la donna, ma quando tante donne fanno politica, cambia la politica”.
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