Sciopero benzinai: flop o successo? È guerra di cifre

Cronaca
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"Adesione all'88%" annunciano i promotori. "Falso, ha partecipato solo il 15% degli impianti", replicano le sigle contrarie alla protesta (che continua fino all'11 novembre). Intanto il prezzo del diesel tocca un nuovo record: 1,561 euro al litro

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La prima giornata di sciopero dei benzinai termina con una guerra di cifre tra chi ha proclamato la protesta (le sigle Faib e Fegica) e chi invece si è astenuto (i sindacati Figisc-Anisa) fidandosi delle rassicurazioni del governo. Si passa così dall'88% di impianti chiusi calcolato dalle federazioni di Confesercenti e Cisl per arrivare al 10-15% stimato dai gestori della Confcommercio. Lo sciopero continua fino alle 7 di venerdì 11 novembre.

In mattinata i promotori della sciopero dichiaravano in una nota: "Alle ore 10.30 del 9 novembre risulta che l'88% dei gestori di impianti di carburanti ha aderito alla protesta". Qualche ora dopo la replica delle sigle vicine a Confcommercio: "Lo sciopero è stato un flop, solo il 15% dei benzinai ha chiuso". 

I benzinai protestano contro l'abolizione, da parte del governo, del cosiddetto bonus fiscale. Lo sciopero ha raggiunto un'adesione superiore al 90% nelle grandi città mentre la categoria si è impegnata a garantire il servizio nelle zone colpite da alluvioni nei giorni scorsi.

Allo sciopero non partecipano Figisc e Anisa (Confcommercio) che hanno sottoscritto un verbale d'intesa col governo, revocando la protesta. L'accordo di massima prevede l'inserimento nella legge di stabilità di un aumento delle accise dal 2012. Questo servirà a finanziare un contributo strutturale ai benzinai che sostituirebbe il bonus fiscale.

Intanto le associazioni dei consumatori denunciano un aumento dei prezzi proprio in coincidenza con lo sciopero. Secondo le rilevazioni di Staffetta Quotidiana il diesel ha toccato quota 1,561 euro al litro. Un rincaro "sulla pelle degli automobilisti", hanno specificato le varie sigle che difendono i diritti dei consumatori.

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