L’unico imputato per la morte di Elisa Claps, la 16enne di Potenza scomparsa il 12 settembre 1993, ha scelto il rito abbreviato. Udienze l’8 e il 10 novembre. L’uomo non sarà in aula: è in carcere in Inghilterra per un altro omicidio
Elisa Claps: LA FOTOSTORIA
Cold Case all'italiana: se la giustizia è in differita
Omicidio Barnett, Danilo Restivo colpevole
(In fondo all'articolo tutti i video sul caso Claps)
di Valeria Valeriano
Inizia, a 18 anni dalla morte di Elisa Claps, il processo a carico di Danilo Restivo. Proprio un anno fa, l’8 novembre 2010, l’uomo era davanti ai giudici inglesi per dichiararsi “non colpevole” per un altro omicidio, quello di Heather Barnett. Oggi, a distanza di dodici mesi esatti, Restivo non può essere in aula, in Italia, durante la prima udienza nel tribunale di Salerno. Perché per l’uccisione della sarta, sua vicina di casa a Bournemouth, è in carcere nel Regno Unito da quasi un anno e mezzo e lì la legge non consente l'estradizione temporanea fino a quando non viene trattato il giudizio d'appello. Non ci sarà nemmeno in videoconferenza, fa sapere il suo legale, Mario Marinelli. Che ripete: “Danilo è innocente”.
L’accusa. Restivo, unico imputato per la scomparsa della studentessa potentina, è accusato di omicidio volontario pluriaggravato. Avrebbe ucciso, cioè, nell'atto di commettere violenza sessuale, per motivi abietti, con crudeltà. Visto che ha scelto il rito abbreviato e che gli altri reati a suo carico sono ormai prescritti, rischia fino a trent’anni di reclusione. Il giudice, Elisabetta Boccassini, deciderà dopo due udienze: una l’8 novembre, con la parola all’accusa, l’altra il 10, quando toccherà alla difesa.
La lunga attesa della famiglia Claps. Ad attendere la sentenza ci sono Gildo, fratello maggiore di Elisa, e mamma Filomena Iemma. Ma la famiglia Claps non ha dubbi. Non ne ha mai avuti in questi 18 anni. Danilo Restivo per loro è colpevole e la sua condanna è “scontata”. Ma non basta. “Non ci accontenteremo, neanche dopo il processo – dice Giuliana Scarpetta, legale della famiglia Claps –. Continueremo ad andare avanti per individuare tutti gli altri responsabili. Chi ha coperto Restivo, chi lo ha aiutato, i suoi sodali: non ci fermeremo fin quando non li avremo sul banco degli imputati”.
I dubbi. Perché, così come il nome del colpevole, i parenti di Elisa ripetono da anni anche un’altra cosa: i conti non tornano, qualcuno ha depistato le indagini e coperto Danilo Restivo. La Chiesa, ad esempio. Mamma Filomena, nella trasmissione tv “Chi l’ha visto?”, ha detto che ci sarebbe un prete che conosce la verità dal 1993. Da molto prima, quindi, del 17 marzo 2010. Giorno in cui il corpo di Elisa fu ritrovato da alcuni operai nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Lì dove, le perizie l’hanno dimostrato, era ormai da tempo e da tempo era stato scoperto. "Quella del 17 marzo – sostiene Gildo Claps – è stata solo un'ignobile messinscena con cui si vorrebbero nascondere altre verità e altre responsabilità”. Il fratello di Elisa, sulla possibilità che la Diocesi di Potenza si costituisca parte civile (come annunciato in sede di udienza preliminare), aggiunge: "Abbiano la dignità di non farlo".
I familiari della vittima puntano il dito anche contro la magistratura. L’avvocato Scarpetta ha inviato a Giorgio Napolitano, in quanto presidente del Csm, una richiesta di approfondimento sulla condotta di Felicia Genovese, il magistrato che per prima indagò sulla scomparsa di Elisa. Secondo i Claps, a lei sono da addebitare alcune scelte (come il mancato sequestro degli abiti insanguinati di Restivo, il giorno stesso della scomparsa di Elisa) che non hanno consentito di risalire subito all'imputato.
Nelle ultime settimane si è parlato anche di un presunto dossier del Sisde. Il servizio segreto civile, già dal 1997, sarebbe venuto a conoscenza del fatto che la ragazza fosse stata uccisa il giorno stesso della scomparsa. Particolari che, dice la famiglia Claps, vanno “ad allungare ulteriormente una storia di reticenze e depistaggi".
Le tappe della vicenda. Una storia che inizia il 12 settembre 1993. Quando, nel centro storico di Potenza, verso le 12.45, si perdono le tracce di Elisa Claps, 16 anni. L’ultimo a vedere la studentessa, quella domenica mattina, è Danilo Restivo, 21 anni, nella chiesa della Santissima Trinità. Un testimone conferma di aver visto i due ragazzi insieme. Restivo, da subito sospettato, si difende dicendo che, dopo l’incontro con Elisa, sarebbe uscito dalla chiesa da solo e avrebbe girovagato per la città, entrando poi in uno dei cantieri delle scale mobili che all’epoca erano in costruzione. Qui si sarebbe ferito alla mano sinistra cadendo da una scalinata, procurandosi un taglio di un centimetro che lo avrebbe spinto ad andare al pronto soccorso per farsi medicare.
Arrestato per false dichiarazioni nel 1994 e condannato dalla Corte d’Appello nel gennaio del 1998, Restivo sconta in carcere la pena. Una volta in libertà lascia la Basilicata. Nel 1999, su un sito internet voluto dalla famiglia Claps, arriva un falso messaggio da Elisa. La ragazza racconta di trovarsi in Sudamerica. Gli investigatori scoprono che a scriverlo è stato Danilo Restivo.
Nel marzo del 2010, nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza, vengono trovati i resti di Elisa. Proprio lì dove l’uomo ha sempre detto di aver visto la ragazza per l’ultima volta. Le superperizie dei Ris dimostrano che il dna trovato sulla maglia della vittima appartiene a Restivo "al di là di ogni ragionevole dubbio". È la “prova regina”. Il 13 maggio 2011 la Procura di Salerno chiude le indagini preliminari per l'omicidio Claps: l'unico indagato è Danilo Restivo. A giugno viene chiesto il rinvio a giudizio, l'accusa è di omicidio volontario pluriaggravato. Il 2 luglio, a 18 anni dalla scomparsa di Elisa, a Potenza si celebrano i funerali della ragazza.
Il caso Barnett. Ma Danilo Restivo, intanto, non è più in Italia. L’uomo si trasferisce in Inghilterra, a Bournemouth, nel Dorset, a sud di Londra. Qui, il 12 novembre 2002, viene uccisa e seviziata Heather Barnett, una sarta che abita vicino casa di Restivo. Scotland Yard lo indaga per omicidio. Nel maggio del 2010 viene arrestato e formalmente imputato per la morte della donna. A novembre dello stesso anno si dichiara “non colpevole”. Il processo inizia l’11 maggio 2011. Il 30 giugno il giudice inglese Michael Bowes lo condanna in primo grado all’ergastolo.
Ma non è finita. Il nome di Restivo è stato associato anche a un altro delitto. Quello della studentessa coreana Oki Shin, uccisa a Bournemouth il 12 luglio del 2002. Secondo l’avvocato Giovanni Di Stefano, legale dell’uomo condannato all'ergastolo per quest’omicidio, nel caso di Oki ci sarebbero “elementi in comune con le morti di Elisa Claps e di Heather Barnett”. Come, ad esempio, una ciocca di capelli, ossessione di Danilo Restivo, che ritorna in tutti e tre i delitti: tagliata di netto a Elisa, stretta tra le mani di Heather, trovata accanto al corpo di Oki.
Cold Case all'italiana: se la giustizia è in differita
Omicidio Barnett, Danilo Restivo colpevole
(In fondo all'articolo tutti i video sul caso Claps)
di Valeria Valeriano
Inizia, a 18 anni dalla morte di Elisa Claps, il processo a carico di Danilo Restivo. Proprio un anno fa, l’8 novembre 2010, l’uomo era davanti ai giudici inglesi per dichiararsi “non colpevole” per un altro omicidio, quello di Heather Barnett. Oggi, a distanza di dodici mesi esatti, Restivo non può essere in aula, in Italia, durante la prima udienza nel tribunale di Salerno. Perché per l’uccisione della sarta, sua vicina di casa a Bournemouth, è in carcere nel Regno Unito da quasi un anno e mezzo e lì la legge non consente l'estradizione temporanea fino a quando non viene trattato il giudizio d'appello. Non ci sarà nemmeno in videoconferenza, fa sapere il suo legale, Mario Marinelli. Che ripete: “Danilo è innocente”.
L’accusa. Restivo, unico imputato per la scomparsa della studentessa potentina, è accusato di omicidio volontario pluriaggravato. Avrebbe ucciso, cioè, nell'atto di commettere violenza sessuale, per motivi abietti, con crudeltà. Visto che ha scelto il rito abbreviato e che gli altri reati a suo carico sono ormai prescritti, rischia fino a trent’anni di reclusione. Il giudice, Elisabetta Boccassini, deciderà dopo due udienze: una l’8 novembre, con la parola all’accusa, l’altra il 10, quando toccherà alla difesa.
La lunga attesa della famiglia Claps. Ad attendere la sentenza ci sono Gildo, fratello maggiore di Elisa, e mamma Filomena Iemma. Ma la famiglia Claps non ha dubbi. Non ne ha mai avuti in questi 18 anni. Danilo Restivo per loro è colpevole e la sua condanna è “scontata”. Ma non basta. “Non ci accontenteremo, neanche dopo il processo – dice Giuliana Scarpetta, legale della famiglia Claps –. Continueremo ad andare avanti per individuare tutti gli altri responsabili. Chi ha coperto Restivo, chi lo ha aiutato, i suoi sodali: non ci fermeremo fin quando non li avremo sul banco degli imputati”.
I dubbi. Perché, così come il nome del colpevole, i parenti di Elisa ripetono da anni anche un’altra cosa: i conti non tornano, qualcuno ha depistato le indagini e coperto Danilo Restivo. La Chiesa, ad esempio. Mamma Filomena, nella trasmissione tv “Chi l’ha visto?”, ha detto che ci sarebbe un prete che conosce la verità dal 1993. Da molto prima, quindi, del 17 marzo 2010. Giorno in cui il corpo di Elisa fu ritrovato da alcuni operai nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Lì dove, le perizie l’hanno dimostrato, era ormai da tempo e da tempo era stato scoperto. "Quella del 17 marzo – sostiene Gildo Claps – è stata solo un'ignobile messinscena con cui si vorrebbero nascondere altre verità e altre responsabilità”. Il fratello di Elisa, sulla possibilità che la Diocesi di Potenza si costituisca parte civile (come annunciato in sede di udienza preliminare), aggiunge: "Abbiano la dignità di non farlo".
I familiari della vittima puntano il dito anche contro la magistratura. L’avvocato Scarpetta ha inviato a Giorgio Napolitano, in quanto presidente del Csm, una richiesta di approfondimento sulla condotta di Felicia Genovese, il magistrato che per prima indagò sulla scomparsa di Elisa. Secondo i Claps, a lei sono da addebitare alcune scelte (come il mancato sequestro degli abiti insanguinati di Restivo, il giorno stesso della scomparsa di Elisa) che non hanno consentito di risalire subito all'imputato.
Nelle ultime settimane si è parlato anche di un presunto dossier del Sisde. Il servizio segreto civile, già dal 1997, sarebbe venuto a conoscenza del fatto che la ragazza fosse stata uccisa il giorno stesso della scomparsa. Particolari che, dice la famiglia Claps, vanno “ad allungare ulteriormente una storia di reticenze e depistaggi".
Le tappe della vicenda. Una storia che inizia il 12 settembre 1993. Quando, nel centro storico di Potenza, verso le 12.45, si perdono le tracce di Elisa Claps, 16 anni. L’ultimo a vedere la studentessa, quella domenica mattina, è Danilo Restivo, 21 anni, nella chiesa della Santissima Trinità. Un testimone conferma di aver visto i due ragazzi insieme. Restivo, da subito sospettato, si difende dicendo che, dopo l’incontro con Elisa, sarebbe uscito dalla chiesa da solo e avrebbe girovagato per la città, entrando poi in uno dei cantieri delle scale mobili che all’epoca erano in costruzione. Qui si sarebbe ferito alla mano sinistra cadendo da una scalinata, procurandosi un taglio di un centimetro che lo avrebbe spinto ad andare al pronto soccorso per farsi medicare.
Arrestato per false dichiarazioni nel 1994 e condannato dalla Corte d’Appello nel gennaio del 1998, Restivo sconta in carcere la pena. Una volta in libertà lascia la Basilicata. Nel 1999, su un sito internet voluto dalla famiglia Claps, arriva un falso messaggio da Elisa. La ragazza racconta di trovarsi in Sudamerica. Gli investigatori scoprono che a scriverlo è stato Danilo Restivo.
Nel marzo del 2010, nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza, vengono trovati i resti di Elisa. Proprio lì dove l’uomo ha sempre detto di aver visto la ragazza per l’ultima volta. Le superperizie dei Ris dimostrano che il dna trovato sulla maglia della vittima appartiene a Restivo "al di là di ogni ragionevole dubbio". È la “prova regina”. Il 13 maggio 2011 la Procura di Salerno chiude le indagini preliminari per l'omicidio Claps: l'unico indagato è Danilo Restivo. A giugno viene chiesto il rinvio a giudizio, l'accusa è di omicidio volontario pluriaggravato. Il 2 luglio, a 18 anni dalla scomparsa di Elisa, a Potenza si celebrano i funerali della ragazza.
Il caso Barnett. Ma Danilo Restivo, intanto, non è più in Italia. L’uomo si trasferisce in Inghilterra, a Bournemouth, nel Dorset, a sud di Londra. Qui, il 12 novembre 2002, viene uccisa e seviziata Heather Barnett, una sarta che abita vicino casa di Restivo. Scotland Yard lo indaga per omicidio. Nel maggio del 2010 viene arrestato e formalmente imputato per la morte della donna. A novembre dello stesso anno si dichiara “non colpevole”. Il processo inizia l’11 maggio 2011. Il 30 giugno il giudice inglese Michael Bowes lo condanna in primo grado all’ergastolo.
Ma non è finita. Il nome di Restivo è stato associato anche a un altro delitto. Quello della studentessa coreana Oki Shin, uccisa a Bournemouth il 12 luglio del 2002. Secondo l’avvocato Giovanni Di Stefano, legale dell’uomo condannato all'ergastolo per quest’omicidio, nel caso di Oki ci sarebbero “elementi in comune con le morti di Elisa Claps e di Heather Barnett”. Come, ad esempio, una ciocca di capelli, ossessione di Danilo Restivo, che ritorna in tutti e tre i delitti: tagliata di netto a Elisa, stretta tra le mani di Heather, trovata accanto al corpo di Oki.