Rifiuti, quella colonna di 1000 km che affoga l'Italia

Cronaca
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A tanto ammontano le scorie illegali sequestrate nel solo 2010 nel nostro Paese. E' solo uno dei dati raccolti da Stefania Divertito in Toghe verdi, un'inchiesta dedicata alle battaglie civili contro i disastri ambientali. Leggine un estratto

di Stefania Divertito

In Italia si compie un delitto contro l’ambiente ogni 43 minuti, secondo i dati del 2010 del ministero dell’Ambiente, senza distinzione tra Nord e Sud. Nei tribunali sono almeno trecento gli eco-avvocati, contando solo quelli del WWF, oltre mille ore l’anno di lavoro al servizio della società civile, duecentocinquanta udienze nel 2010 per difendere salute e ambiente.
Una truppa togata che in realtà è molto più consistente. Nei miei sedici anni di lavoro ne ho conosciuti tanti di avvocati di parte civile che per decenni hanno inseguito perizie, testimonianze, hanno studiato chimica, ingegneria meccanica, medicina, per poter dimostrare, accusare, ottenere giustizia.
E tanti sono i magistrati che per anni hanno rincorso l’industriale di turno temendo lo scorrere del tempo, che quasi sempre vuol dire prescrizione.

Ci sono trecento processi ancora pendenti, mi informa il WWF: dalle industrie inquinanti, agli enti locali colpevoli di violazioni in materia di caccia, contro privati per salvare l’integrità dei boschi o dei fiumi, ma anche ricorsi per conto di cittadini o associazioni locali contro inquinamenti o espansione di cave, contro progetti deturpanti per il paesaggio o abusivi, opposizioni contro progetti di grande opere prive di Valutazione di Impatto Ambientale, costituzione di parte civile contro incendiari o bracconieri, e infine contro industrie ricomprese negli elenchi dei siti da bonificare colpevoli di inquinamenti illeciti e altri gravi reati ambientali. Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, continuamente bacchetta il governo, di qualsiasi colore sia: “I reati ambientali continuano a rientrare tra le contravvenzioni, le sanzioni sono scarsamente deterrenti, i tempi di prescrizione bassissimi e non è stato previsto nulla per i reati nell’ambito del ciclo del cemento lasciando, di fatto, senza tutela il paesaggio e la fragilità geomorfologica e urbanistica dei territori. E paradossalmente, invece, si continua a ‘proteggere’ chi costruisce abusivamente, ex novo o parzialmente, perché per questi reati non è prevista la reclusione”.

L’Unione Europea ci ha richiamati ufficialmente, per l’ennesima volta, perché non abbiamo ancora introdotto il delitto ambientale nel nostro codice penale. C’è, è vero, uno schema di decreto legislativo firmato da questo governo, ma l’esercito delle toghe verdi fa spallucce, perché tale misura, viene detto, non risolverà il problema: non prevede, infatti, l’introduzione né di un inasprimento delle pene, né delle nuove e improrogabili fattispecie di reato connesse alla gestione dei rifiuti, per cui punire chi sversa veleni in mare, chi libera sostanze nocive nell’atmosfera e chi le sotterra, rimane difficile e farraginoso. Chi compie il reato di discarica abusiva, ad esempio, è punito con un’ammenda che va da 2.600 a 26.000 euro mentre chi realizza cave illegalmente rischia al massimo 1.032 euro.

Non introducendo poi nell’ordinamento italiano un testo unico per i reati ambientali, si è ancora costretti a fare riferimento a una giungla di articoli e commi, che rendono spesso molto complicati i procedimenti giudiziari anche in materia di disastri ambientali. Il 2010 è stato l’anno nero per gli eco-delitti, ci ha raccontato Legambiente nel suo annuale rapporto sulle ecomafie: se si sommassero i rifiuti sequestrati solo nell’anno appena passato, si potrebbe formare una colonna di 1.117 chilometri.
Più o meno la distanza tra Reggio Calabria e Milano. Questa, la lunga strada che 82.181 tir carichi di rifiuti potrebbero coprire. Un’interminabile autocolonna “immaginata” sommando i quantitativi (2 milioni di tonnellate) sequestrati solo in dodici delle ventinove inchieste per traffico illecito di rifiuti messe a segno dalle forze dell’ordine. Una strada impressionante eppure ancora sottostimata, perché viene normalmente individuata solo una parte delle merci trafficate illegalmente; 540 campi da calcio, invece, possono rendere l’idea del suolo consumato nel 2010 dall’edilizia abusiva, con una stima di 26.500 nuovi immobili.

Una vera e propria cittadina illegale, con 18.000 abitazioni costruite ex novo e la cementificazione di circa 540 ettari. Sono duecentonovanta i clan impegnati nel business dell’ecomafia censiti nel rapporto, venti in più rispetto al 2009; 19,3 miliardi di euro invece è il giro d’affari stimato per il solo 2010. Nel complesso, la Campania continua a occupare il primo posto nella classifica dell’illegalità ambientale, con 3.849 illeciti, pari al 12,5% del totale nazionale, 4.053 persone denunciate, 60 arresti e 1.216 sequestri, seguita dalle altre regioni a tradizionale presenza mafiosa: nell’ordine Calabria, Sicilia e Puglia, dove si consuma circa il 45% dei reati ambientali segnalati dalle forze dell’ordine nel 2010.

Un dato significativo ma in costante flessione rispetto agli anni precedenti, in virtù della crescita, parallela, dei reati in altre aree geografiche. Si segnala, in particolare, quella nord-occidentale, che si attesta al 12% in virtù del forte incremento degli illeciti in Lombardia. Complessivamente, in Italia i reati accertati nel 2010 sono stati 30.824, con un incremento del 7,8% rispetto al 2009: più di 84 reati al giorno, 3,5 ogni ora. Gli illeciti relativi al ciclo illegale di rifiuti e a quello del cemento (dalle cave all’abusivismo edilizio) rappresentano da soli il 41% sul totale, seguiti dai reati contro la fauna (19%), dagli incendi dolosi (16%), da quelli nella filiera agroalimentare (15%). Il 2010 è un anno da record per le inchieste sull’unico delitto ambientale, quello contro i professionisti del traffico illecito di veleni (art. 260 D. Lgs. 152/06): sono state ben 29, con l’arresto di 61 persone e la denuncia di 597 e il coinvolgimento di 76 aziende. Altre sei inchieste di questo tipo si sono svolte nei primi quattro mesi del 2011, mentre in totale – cioè dalla sua entrata in vigore nel 2002 a oggi – sono salite a quota 183. Il fenomeno si è ormai allargato a tutto il Paese, consolidandosi in strutture operative flessibili e modulari, in grado di muovere agevolmente tonnellate di veleni da un punto all’altro dello stivale. I numeri e i dati relativi alle attività d’indagine svolte sui traffici illeciti non esauriscono l’azione di contrasto dei fenomeni di smaltimento illegale.
Sempre nel corso del 2010, le forze dell’ordine hanno accertato circa 6.000 illeciti relativi al ciclo dei rifiuti (circa 1 reato ogni 90 minuti). Per quanto riguarda il ciclo del cemento, nel 2010 sono stati accertati 6.922 illeciti, con 9.290 persone denunciate, più di una ogni ora. A concludere affari con l’ecomafia è spesso un vero e proprio esercito di colletti bianchi e imprenditori collusi.
© 2011, Edizioni Ambiente S.r.l.

Tratto da Stefania Divertito, Toghe verdi, Verdenero, Edizioni Ambiente, pp.176, euro 14

Stefania Divertito, nata a Napoli nel 1975, è giornalista d’inchiesta specializzata in tematiche ambientali. Responsabile della cronaca nazionale per il quotidiano Metro, collabora con alcuni periodici nazionali. Per la sua inchiesta sull’uranio impoverito durata sette anni ha vinto nel 2004 il premio Cronista dell’anno indetto dall’Unione cronisti italiani. Ha pubblicato il libro-reportage Il fantasma in Europa (2004, con Luca Leone) e Uranio il nemico invisibile (2005). Per VerdeNero ha scritto Amianto. Storia di un serial killer (2009). Cura il blog togheverdi.wordpress.com.

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