Milano, migliaia in piazza per "Ricucire l'Italia"

Cronaca

E' lo slogan scelto dall'associazione "Libertà e Giustizia" per manifestare contro il governo. Zagrebelsky: "Non siamo una piazza antipolitica". Dario Fo: "Indignarsi non basta, bisogna darsi da fare". "Presente" con un videomessaggio anche Saviano

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"Non siamo una piazza antipolitica, ma una piazza che lavora per la politica": con queste parole Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, ha voluto chiudere la manifestazione per "Ricucire l'Italia" organizzata da Libertà e Giustizia.

Un invito raccolto, secondo gli organizzatori, da ventimila persone, che hanno affollato l'Arco della Pace di Milano tra tricolori e striscioni. Lo scorso febbraio Libertà e Giustizia aveva riempito il Palasharp per chiedere le dimissioni del Premier, sabato 8 ottobre invece, con la sua presidente Sandra Bonsanti, ha ricordato che "nelle macerie bisogna pensare al dopo, per mostrare a noi stessi e al mondo di che stoffa è fatta l'Italia". Il tutto mentre a Roma anche la Cgil è scesa in piazza contro il governo.

La sensazione dominante, nelle parole dei tanti oratori che si sono susseguiti sul palco (ASCOLTA LE PAROLE DI MARCO TRAVAGLIO), è quella di una "fine politica ormai imminente", come ha detto il sindaco Pisapia. Per prepararsi al dopo Berlusconi, secondo il primo cittadino, bisogna far tesoro delle amministrative, che hanno visto la vittoria "non di una parte politica, ma di una nuova politica, di tutti per tutti". Per questo, "non è più procrastinabile il momento in cui le diversità faranno fronte comune". E "questa non è antipolitica, ma - ha concluso tra gli applausi - buona politica".

Se ci fosse una buona politica - gli ha idealmente risposto Roberto Saviano nel suo videointervento - sarebbe garantito quello che lo scrittore chiama "diritto alla felicità", che "non può che avvenire in una società di diritto", non certo in una dove "il lavoro nero protegge dalla crisi". Un riferimento alle vittime di Barletta, cui la piazza ha dedicato un minuto di silenzio.

Se il Berlusconi "che non se la sente più di farsi vedere" per Dario Fo somiglia sempre più a una pantomima di Buster Keaton, indignarsi non basta comunque: "bisogna che tutti ci si dia da fare, che si sviluppi una partecipazione straordinaria, bisogna - ha sottolineato il premio Nobel - avere progetti, discutere, litigare, venire avanti con gli interessi della collettività". Perché per ricucire l'Italia - secondo le parole di Don Ciotti lette sul palco - "serve un ago e quell'ago siamo noi", mentre "il filo è la costituzione". Costituzione che è compito dell'Anpi difendere, come ricordato dal presidente Carlo Smuraglia, per il quale "non possiamo aspettare un 25 luglio che non sappiamo se ci sara".

Se in tanti guardano già al dopo Berlusconi, per lo storico Paul Ginsborg invece il premier "è un uomo tenace e determinato, è stato sottovalutato mille volte, ma è un uomo che combatte fino alla fine", anche se "nemmeno Berlusconi-Houdini riesce ad andare oltre il 2013". Meglio comunque, per lo storico inglese, iniziare a organizzarsi dal basso, con una "rivoluzione mite che va avanti con determinazione".

E intanto far sentire la voce della società civile, "affinché anche dall'estero - ha aggiunto Umberto Eco in un intervento scritto - si capisca che l'Italia vera siamo noi". E nessuno dica più, come ha fatto Bice Biagi dal palco, "non voglio vergognarmi di essere italiana".

La piazza ha lanciato le sue domande, ora lascia le risposte ai partiti "che devono raccogliere le richieste e i bisogni che vengono da piazze come questa e trasformarle - ha concluso Zagrebelski - in passione civile".

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