Prima della sentenza di appello, la studentessa americana prende la parola in Aula davanti ai giudici e in lacrime dice: “Non ho ucciso, non ho violentato, non ero là. Voglio tornare a casa”. E accusa: “Sono stata manipolata dalla polizia”
Guarda anche:
Amanda e Raffaele ai giudici: "Siamo innocenti"
Meredith: ultima udienza. LE FOTO
Il delitto di Perugia: L'ALBUM
Sollecito e Knox: la sentenza di primo grado
16 anni a Guede. Meredith uccisa da violenza collettiva
Amanda e Raffaele: più di mille giorni in carcere
(in fondo all'articolo tutti i video sulla sentenza di appello)
“Io voglio tornare a casa, voglio tornare alla mia vita. Non voglio essere punita e privata della mia vita futura per qualcosa che non ho fatto. Io non ho ucciso, non ho mai fatto le cose che dicono io abbia fatto". Amanda Knox in lacrime chiede alla Corte d'Assise d'Appello di non essere condannata, chiede che venga riconosciuta la sua innocenza e anche quella di Raffaele Sollecito, imputato con lei per l'omicidio di Meredith Kercher. Sono stati 15 minuti di dichiarazioni accompagnate da singhiozzi e lacrime quelle della studentessa americana, condannata in primo grado a 26 anni di reclusione (QUI IL VIDEO DELLA SENTENZA), prima che la corte si riunisse in camera di consiglio. "Noi meritiamo la libertà perché non abbiamo fatto qualcosa per non meritarla. Ho tantissimo rispetto per questa Corte e per la cura che ha avuto in questo processo. Vi ringrazio e vi chiedo per questo giustizia".
Amanda: “Se fossi stata lì sarei morta con Meredith” - "Io non sono quella che loro dicono: la perversione, la violenza, il fatto che il rispetto per la vita e per la persona non mi accompagnano. Non ho ucciso, non ho violentato, non ho rubato, non ero là, non ero presente al crimine". La ragazza ha detto inoltre alla Corte "non ho mai fatto le cose di cui si parla. Mi hanno detto 'dicono che così succedono le cose', ma come così? Ero disordinata ma avevamo buoni rapporti con gli altri inquilini. Con Meredith avevamo una amicizia. Meredith è stata uccisa e io ho sempre voluto la giustizia per lei". Amanda ha poi toccato anche uno dei punti caldi dell'accusa, il rischio che qualora venga assolta possa lasciare l'Italia e quindi rendere impossibile un ulteriore giudizio con lei presente: "Io non fuggo dalla verità, io insisto per la verità; io insisto dopo 4 anni sulla mia, sulla nostra innocenza perché è vera e merita di essere difesa e riconosciuta. Io voglio tornare a casa". La ragazza ha detto che non conosceva Rudy Guede ed ha aggiunto "se io fossi stata là sarei morta come lei. Io non c'ero, ero da Raffaele, lui era tutto per me in quel momento”.
Amanda: “Sono stata manipolata dalla polizia” - “Avevo la mia educazione, il senso di dovere di fronte alla giustizia, delle autorità mi fidavo ciecamente, completamente, assolutamente di loro. In quei giorni io sono stata tradita, sono stata manipolata nella notte tra il 5 e il 6 novembre (2007, ndr)", riferendosi ai verbali di polizia. Amanda ha sottolineato più volte che davanti alla Corte è stato affrontato il discorso su chi lei sia veramente, "dicono che sono persona diversa da come sembro, diversa dopo tanto tempo, e non si capisci chi io sia. Ma io sono la stessa persona di 4 anni fa. La sola cosa che mi distingue è quello che ho sofferto in questi anni, io ho perso una amica nel modo più brutale, inspiegabile. La mia fiducia assoluta nell'autorità della polizia è stata tradita, ho dovuto affrontare accuse senza fondamento, assolutamente suggestive, false, e sto pagando con la mia vita le cose che non ho commesso. Ero più giovane e quattro anni fa ero una ragazza che non sapeva cosa significasse la parola tragedia, la vedevo solo in televisione. Non sapevo come affrontare, interpretare una tragedia come quando abbiamo scoperto che Meredith era stata uccisa. Non riuscivo a crederci mi chiedevo come era possibile. Poi tanta paura...".
Amanda e Raffaele ai giudici: "Siamo innocenti"
Meredith: ultima udienza. LE FOTO
Il delitto di Perugia: L'ALBUM
Sollecito e Knox: la sentenza di primo grado
16 anni a Guede. Meredith uccisa da violenza collettiva
Amanda e Raffaele: più di mille giorni in carcere
(in fondo all'articolo tutti i video sulla sentenza di appello)
“Io voglio tornare a casa, voglio tornare alla mia vita. Non voglio essere punita e privata della mia vita futura per qualcosa che non ho fatto. Io non ho ucciso, non ho mai fatto le cose che dicono io abbia fatto". Amanda Knox in lacrime chiede alla Corte d'Assise d'Appello di non essere condannata, chiede che venga riconosciuta la sua innocenza e anche quella di Raffaele Sollecito, imputato con lei per l'omicidio di Meredith Kercher. Sono stati 15 minuti di dichiarazioni accompagnate da singhiozzi e lacrime quelle della studentessa americana, condannata in primo grado a 26 anni di reclusione (QUI IL VIDEO DELLA SENTENZA), prima che la corte si riunisse in camera di consiglio. "Noi meritiamo la libertà perché non abbiamo fatto qualcosa per non meritarla. Ho tantissimo rispetto per questa Corte e per la cura che ha avuto in questo processo. Vi ringrazio e vi chiedo per questo giustizia".
Amanda: “Se fossi stata lì sarei morta con Meredith” - "Io non sono quella che loro dicono: la perversione, la violenza, il fatto che il rispetto per la vita e per la persona non mi accompagnano. Non ho ucciso, non ho violentato, non ho rubato, non ero là, non ero presente al crimine". La ragazza ha detto inoltre alla Corte "non ho mai fatto le cose di cui si parla. Mi hanno detto 'dicono che così succedono le cose', ma come così? Ero disordinata ma avevamo buoni rapporti con gli altri inquilini. Con Meredith avevamo una amicizia. Meredith è stata uccisa e io ho sempre voluto la giustizia per lei". Amanda ha poi toccato anche uno dei punti caldi dell'accusa, il rischio che qualora venga assolta possa lasciare l'Italia e quindi rendere impossibile un ulteriore giudizio con lei presente: "Io non fuggo dalla verità, io insisto per la verità; io insisto dopo 4 anni sulla mia, sulla nostra innocenza perché è vera e merita di essere difesa e riconosciuta. Io voglio tornare a casa". La ragazza ha detto che non conosceva Rudy Guede ed ha aggiunto "se io fossi stata là sarei morta come lei. Io non c'ero, ero da Raffaele, lui era tutto per me in quel momento”.
Amanda: “Sono stata manipolata dalla polizia” - “Avevo la mia educazione, il senso di dovere di fronte alla giustizia, delle autorità mi fidavo ciecamente, completamente, assolutamente di loro. In quei giorni io sono stata tradita, sono stata manipolata nella notte tra il 5 e il 6 novembre (2007, ndr)", riferendosi ai verbali di polizia. Amanda ha sottolineato più volte che davanti alla Corte è stato affrontato il discorso su chi lei sia veramente, "dicono che sono persona diversa da come sembro, diversa dopo tanto tempo, e non si capisci chi io sia. Ma io sono la stessa persona di 4 anni fa. La sola cosa che mi distingue è quello che ho sofferto in questi anni, io ho perso una amica nel modo più brutale, inspiegabile. La mia fiducia assoluta nell'autorità della polizia è stata tradita, ho dovuto affrontare accuse senza fondamento, assolutamente suggestive, false, e sto pagando con la mia vita le cose che non ho commesso. Ero più giovane e quattro anni fa ero una ragazza che non sapeva cosa significasse la parola tragedia, la vedevo solo in televisione. Non sapevo come affrontare, interpretare una tragedia come quando abbiamo scoperto che Meredith era stata uccisa. Non riuscivo a crederci mi chiedevo come era possibile. Poi tanta paura...".