Caso Marrazzo, chiesti 8 rinvii a giudizio

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Quattro carabinieri sono accusati di aver tentato di ricattare l'ex governatore del Lazio. Uno di loro deve anche rispondere della morte dello spacciatore Gianguarino Cafasso. Ancora aperta, invece, l'indagine sulla morte di Brenda

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La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di otto persone nell'ambito dell'inchiesta sul presunto ricatto all'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo e sulla morte dello "spacciatore dei trans" Gianguarino Cafasso.  Si tratta dei carabinieri, già in servizio nella compagnia Trionfale, Nicola Testini, Luciano Simeone, Carlo Tagliente e di Antonio Tamburrino, tre spacciatori e Natalì, la transessuale trovata in compagnia di Marrazzo nel luglio 2009 nella casa romana di via Gradoli, quando fu girato un filmato al centro del ricatto.

Il caso scoppiò quando nell'ottobre 2009 i quattro carabinieri furono arrestati con l'accusa di avere ricattato Marrazzo - poi dimessosi da governatore del Lazio - minacciando di diffondere il filmato. Cafasso fu trovato morto nel settembre 2009. Uno dei carabinieri, Testini, è accusato di avergli ceduto la droga che ne avrebbe provocato la morte. Gli otto sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, omicidio volontario aggravato, concussione, violazione della legge sulla droga, perquisizioni illegali, rapina e favoreggiamento.

Secondo la procura, l'ex presidente della Regione Lazio venne sorpreso dai due carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente il 3 luglio del 2009 a casa di Natalì. In quella occasione, i due militari girarono col cellulare un breve filmato, riprendendo anche della cocaina su un comodino (rimediata dal viado per l'occasione grazie al pusher Bruno Semprebene e portata via dai due carabinieri), si impossessarono di 5.000 euro in contanti e costrinsero il politico, "con la minaccia di gravi conseguenze, a compilare e a consegnare tre assegni dell'importo complessivo di 20.000 euro".

Il terzo militare coinvolto, Tamburrino cui la procura ha attribuito la ricettazione del video su Marrazzo, filmato che, nelle intenzione degli altri colleghi, una volta messo sul mercato, avrebbe fruttato tanti soldi. Nicola Testini (il quarto carabiniere indagato) deve rispondere anche di omicidio volontario pluriaggravato in relazione alla morte di Cafasso (già informatore dei carabinieri), avvenuta tra l'11 e il 12 settembre del 2009 in una camera dell'Hotel Romolus in via Salaria. Secondo i pm, Testini, "al fine di procurare a sé e ai suoi complici Simeone e Tagliente l'impunità, cagionava la morte di Cafasso cedendogli un quantitativo di sostanza stupefacente consistente in una miscela di eroina e cocaina. Con le aggravanti di avere agito con premeditazione e col mezzo di sostanza venefica". E ancora: sempre Testini, Tagliente e Simeone si sarebbero associati per compiere perquisizioni illegali tra la Cassia e Trionfale al fine di sequestrare droga o mettere a segno rapine. Si tratta di una serie di operazioni, avvenute tra il 2004 e l'estate del 2009, "in realtà preordinate fin dall'origine grazie alla complicità di chi procurava la droga". Ed erano questi tre carabinieri, sempre secondo i pm, a permettere a Cafasso di spacciare nell'ambiente dei trans anche al fine di rapinarli, specie in casa dove gli indagati portavano via gioielli, profumi e denaro.

Per i fatti cominciati con il presunto ricatto a Marrazzo rimane aperto, in procura, un caso: quello della morte di Brenda, la trans testimone del caso Marrazzo deceduta il 20 novembre 2009, in seguito ad un rogo scoppiato nel suo appartamento.

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