Otto ergastoli per la strage di Duisburg
CronacaCarcere a vita per Giovanni Strangio ed altri sette uomini: l'ha deciso la Corte d'assise di Locri. Erano accusati di essere coinvolti nella faida di San Luca che nel 2008 costò la vita a sei persone
La ricostruzione della faida di San Luca, culminata con la strage di Duisburg commessa a ferragosto del 2007, ha retto davanti ai giudici della Corte d'assise di Locri che hanno condannato otto persone all'ergastolo ed altre tre a pene dai 9 ai 12 anni. Tra gli imputati condannati al carcere a vita c'è anche Giovanni Strangio, il giovane boss di San Luca ritenuto l'ideatore ed uno degli esecutori materiali della strage compiuta in Germania nella quale furono uccise sei persone ritenute vicine alla cosca dei Pelle-Vottari.
La sentenza di primo grado è giunta dopo dieci giorni di camera di consiglio durante la quale i giudici togati e quelli popolari hanno analizzato attentamente gli elementi e le prove emersi durante il processo nei confronti dei 14 imputati. Le condanne emesse a Locri rivestono una particolare rilevanza perché per la prima volta vengono individuati gli autori di una serie di omicidi avvenuti durante la faida di San Luca che per anni ha visto fronteggiarsi le cosche dei Pelle-Vottari con i Nirta-Strangio. Una faida iniziata per uno scherzo e poi culminata con la strage di Duisburg, che ha rappresentato il primo cruento fatto di sangue commesso dalla 'ndrangheta fuori dai confini italiani.
L'importanza della sentenza emessa è stata evidenziata dal procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dall'aggiunto, Nicola Gratteri. Per entrambi i magistrati, infatti, la decisione dei giudici di primo grado mette un punto fermo e fa luce su quanto avvenuto negli ultimi vent'anni a San Luca. "Con la nostra indagine - ha detto Gratteri - si è acclarato che la 'ndrangheta è presente in modo forte in Europa ed anche nel resto del mondo. Le cosche sono capaci di gestire potere, anche quello economico". Per Pignatone, invece, è stata decisiva la collaborazione con "le autorità tedesche e quelle olandesi che hanno consentito di ricostruire l'accaduto e di arrestare Giovanni Strangio".
Quando i giudici hanno iniziato a leggere il dispositivo contenente le condanne non sono mancati i momenti di grande tensione tra i familiari degli imputati e di commozione tra i parenti delle vittime dell'eccidio in Germania. La moglie di Giuseppe Nirta e madre di altri due imputati, tutti condannati all'ergastolo, ha iniziato a gridare frasi incomprensibili e a dimenarsi sbattendo i pugni su un tavolo. "L'ergastolo, l'ergastolo....a loro no l'ergastolo", ha continuato a gridare. La donna è stata poi allontanata dall'aula dai carabinieri ed accompagnata in una stanza adiacente dove ha iniziato a recitare una cantilena, con una serie di preghiere e litanie.
Ha pianto anche Maria Carlino, madre dei due giovani ventenni Francesco e Mario Pergola uccisi a Duisburg, mentre i giudici pronunciavano la sentenza di condanna per Giovanni Strangio. La donna, che con il marito si è costituita parte civile, ha partecipato a tutte le udienze del processo. I suoi due figli furono uccisi, così come ricostruire l'accusa, perché testimoni scomodi della strage. "Uccidendo i miei figli - ha detto la donna - hanno distrutto la nostra vita. Ora giustizia è fatta".
La sentenza di primo grado è giunta dopo dieci giorni di camera di consiglio durante la quale i giudici togati e quelli popolari hanno analizzato attentamente gli elementi e le prove emersi durante il processo nei confronti dei 14 imputati. Le condanne emesse a Locri rivestono una particolare rilevanza perché per la prima volta vengono individuati gli autori di una serie di omicidi avvenuti durante la faida di San Luca che per anni ha visto fronteggiarsi le cosche dei Pelle-Vottari con i Nirta-Strangio. Una faida iniziata per uno scherzo e poi culminata con la strage di Duisburg, che ha rappresentato il primo cruento fatto di sangue commesso dalla 'ndrangheta fuori dai confini italiani.
L'importanza della sentenza emessa è stata evidenziata dal procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dall'aggiunto, Nicola Gratteri. Per entrambi i magistrati, infatti, la decisione dei giudici di primo grado mette un punto fermo e fa luce su quanto avvenuto negli ultimi vent'anni a San Luca. "Con la nostra indagine - ha detto Gratteri - si è acclarato che la 'ndrangheta è presente in modo forte in Europa ed anche nel resto del mondo. Le cosche sono capaci di gestire potere, anche quello economico". Per Pignatone, invece, è stata decisiva la collaborazione con "le autorità tedesche e quelle olandesi che hanno consentito di ricostruire l'accaduto e di arrestare Giovanni Strangio".
Quando i giudici hanno iniziato a leggere il dispositivo contenente le condanne non sono mancati i momenti di grande tensione tra i familiari degli imputati e di commozione tra i parenti delle vittime dell'eccidio in Germania. La moglie di Giuseppe Nirta e madre di altri due imputati, tutti condannati all'ergastolo, ha iniziato a gridare frasi incomprensibili e a dimenarsi sbattendo i pugni su un tavolo. "L'ergastolo, l'ergastolo....a loro no l'ergastolo", ha continuato a gridare. La donna è stata poi allontanata dall'aula dai carabinieri ed accompagnata in una stanza adiacente dove ha iniziato a recitare una cantilena, con una serie di preghiere e litanie.
Ha pianto anche Maria Carlino, madre dei due giovani ventenni Francesco e Mario Pergola uccisi a Duisburg, mentre i giudici pronunciavano la sentenza di condanna per Giovanni Strangio. La donna, che con il marito si è costituita parte civile, ha partecipato a tutte le udienze del processo. I suoi due figli furono uccisi, così come ricostruire l'accusa, perché testimoni scomodi della strage. "Uccidendo i miei figli - ha detto la donna - hanno distrutto la nostra vita. Ora giustizia è fatta".