Omicidio Roma, il padre: mi dissero che Flavio sarebbe morto

Cronaca
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In un’intervista a il Messaggero Roberto Simmi, il padre del 33enne ucciso in pieno giorno, si dice convinto che dietro l’assassinio ci sia un “falso stupro” da cui la vittima era stato assolto. Gli inquirenti seguono la pista di una guerra tra bande

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“Negli ultimi tempi avevo raccolto io stesso, per vie traverse, una voce tremenda arrivata dal carcere: tuo figlio sta per essere ucciso”. Lo confessa in un’intervista a il Messaggero Roberto Simmi, il padre del 33enne ucciso due giorni fa con nove colpi di pistola in pieno giorno nel quartiere Prati, a Roma (FOTO). Il 72enne fu coinvolto nell'"operazione Colosseo" contro la banda della Magliana, ma "è stato completamente scagionato dalle accuse e neppure rinviato a giudizio", come precisa, in una nota, l'avvocato Corrado Oliviero, legale di Roberto Simmi.

Il padre di Simmi adesso è convinto che l’assassinio del figlio sarebbe legato a un vecchio processo, da cui uscì pulito. Nel 2005 la compagna di un trafficante di droga denunciò uno stupro e accusò tre persone, tra cui Flavio Simmi. I giudici stabilirono che non ci fu nessun abuso.

“E’ stato ucciso perché non ci hanno ascoltato. L’avevamo detta e ripetuta quella storia maledetta del falso stupro, la sapevano tutti, dovevano proteggerlo” ha continuato il padre. “La gambizzazione era stata solo un avvertimento da parte del convivente di quella donna che aveva raccontato solo bugie, tante bugie”. Anche la compagna della vittima, Paola Petti, ha dichiarato agli inquirenti che dopo la gambizzazione di febbraio “erano arrivate delle lettere di minacce”. E la famiglia ora chiede verità: “Io voglio la verità. Voglio sapere se quelle telecamere sulla strada hanno funzionato davvero, cosa hanno visto. Voglio sapere se i due sulla moto, come è stato scritto, si son tolti davvero il casco e se quindi i filmati possono inchiodarli. Voglio che ascoltino tutti i testimoni utili di questa mattina, che chi ha visto parli” conclude Roberto Simmi.

I filmati e i testimoni sono gli elementi intorno ai quali stanno lavorando gli inquirenti che si dicono convinti che dietro l’omicidio ci sia una vera e propria guerra tra bande per il controllo del territorio di Roma. Per gli investigatori bisogna indagare soprattutto sul passato del padre della vittima, Roberto Simmi, e sulla sua attività di gioielliere. Si sta scavando anche negli ambienti del malaffare: sotto i riflettori ci sarebbe in particolare un luogo: 'Re Mida', un edificio a Roma dove, secondo alcuni testimoni, si concentra il mercato nero dell'oro. Qui diversi gioiellieri, in particolare alcune famiglie, acquistano a prezzi stracciati. A parlare di "criminalità di alto livello"è stato anche il Procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, per il quale "bisogna scoprire le causali, i moventi e il contesto in cui è maturato l'omicidio. Non possiamo fare ipotesi se non abbiamo elementi concreti".

Sul caso è intervenuto di nuovo anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, travolto dalle polemiche per l’alto numero di fatti di sangue verificatisi in città nell’ultimo periodo, sei in un mese. "Mi lascia veramente perplesso che" Simmi prima dell'omicidio fosse già stato "gambizzato" e avesse "ricevuto delle minacce". "Eppure non è stato protetto. Non c'è stato in cinque mesi la capacità di evitare il passaggio successivo” ha detto intervistato a Uno Mattina, su Rai Uno. Il primo cittadino ribadisce di aver scritto al ministro Maroni subito dopo l’omicidio. "Certe volte - sottolinea Alemanno - ho la sensazione che in termini di risorse e investimenti da parte dello Stato, la spinta non sia adeguata alla sfida romana". "Bisogna fare in modo - aggiunge - che Roma non diventi la Chicago degli anni '20. Dobbiamo essere sicuri che Roma sia protetta dalla criminalità organizzata: non può essere terreno di conquista della criminalità come avviene nelle città del Sud".

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