Celebrate a Potenza le esequie della ragazza morta il 12 settembre 1993. Don Cozzi: "Elisa è un fiore reciso che qualcuno ha lasciato marcire in un angolo" e la verità "è stata oggetto di baratto". FOTO E VIDEO
Elisa Claps: LA FOTOSTORIA
I funerali 18 anni dopo l'omicidio: FOTO
Cold Case all'italiana: se la giustizia è in differita
Omicidio Barnett, Danilo Restivo colpevole
(In fondo all'articolo tutti i video sul caso Claps)
"Finalmente sei tornata a casa": sono stati necessari 18 anni di sofferenza e di attese, di lacrime e di rabbia per permettere a Filomena Iemma, madre di Elisa Claps, di pronunciare questa frase davanti alla bara bianca della figlia: un viaggio lunghissimo, da quel 12 settembre 1993 che ne segnò la morte, e ancora più lungo dalla sera del 18 marzo 2010 (il giorno dopo il ritrovamento), quando una fredda bara di alluminio portò via il cadavere dal sottotetto della chiesa della Santissima Trinita' di Potenza, che l'ha "custodito" per 17 anni.
Gli applausi e le lacrime di migliaia di persone, sabato 2 luglio, hanno accolto l'arrivo in piazza Don Bosco, a Potenza, della bara di Elisa Claps, portata sulla spalle anche da alcune persone dell'associazione "Libera". Sui balconi circostanti la piazza, vi sono numerosi lenzuoli bianchi e alcune bandiere italiane listate a lutto (LE FOTO).
Alle spalle dell'altare, all'aperto, vi è una gigantografia di Elisa, con il suo nome: si tratta della stessa foto proiettata ieri nella camera ardente. Quella stessa foto ha accompagnato per 17 anni le ricerche della studentessa potentina.
Don Cozzi: la verità è spesso lasciata sotto i tetti - "In Basilicata spesso la verità è lasciata sotto i tetti, come è accaduto per Elisa. Perdonaci, Signore". Parole forti quelle di Don Marcello Cozzi, animatore di Libera Basilicata, nell'omelia celebrata sul sagrato della
chiesa di San Giovanni Bosco. "Elisa - ha aggiunto - è un fiore reciso che qualcuno ha lasciato marcire in un angolo" e la verità "è stata oggetto di baratto". "Ben tornata Elisa - ha concluso il sacerdote - oggi è il giorno del silenzio, della preghiera, del perdono. Il silenzio dopo tante, troppe, parole. Il Signore - dice ancora Don Marcello - aiuti a chiedere perdono per le proprie mancanze".
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"Finalmente sei tornata a casa": sono stati necessari 18 anni di sofferenza e di attese, di lacrime e di rabbia per permettere a Filomena Iemma, madre di Elisa Claps, di pronunciare questa frase davanti alla bara bianca della figlia: un viaggio lunghissimo, da quel 12 settembre 1993 che ne segnò la morte, e ancora più lungo dalla sera del 18 marzo 2010 (il giorno dopo il ritrovamento), quando una fredda bara di alluminio portò via il cadavere dal sottotetto della chiesa della Santissima Trinita' di Potenza, che l'ha "custodito" per 17 anni.
Gli applausi e le lacrime di migliaia di persone, sabato 2 luglio, hanno accolto l'arrivo in piazza Don Bosco, a Potenza, della bara di Elisa Claps, portata sulla spalle anche da alcune persone dell'associazione "Libera". Sui balconi circostanti la piazza, vi sono numerosi lenzuoli bianchi e alcune bandiere italiane listate a lutto (LE FOTO).
Alle spalle dell'altare, all'aperto, vi è una gigantografia di Elisa, con il suo nome: si tratta della stessa foto proiettata ieri nella camera ardente. Quella stessa foto ha accompagnato per 17 anni le ricerche della studentessa potentina.
Don Cozzi: la verità è spesso lasciata sotto i tetti - "In Basilicata spesso la verità è lasciata sotto i tetti, come è accaduto per Elisa. Perdonaci, Signore". Parole forti quelle di Don Marcello Cozzi, animatore di Libera Basilicata, nell'omelia celebrata sul sagrato della
chiesa di San Giovanni Bosco. "Elisa - ha aggiunto - è un fiore reciso che qualcuno ha lasciato marcire in un angolo" e la verità "è stata oggetto di baratto". "Ben tornata Elisa - ha concluso il sacerdote - oggi è il giorno del silenzio, della preghiera, del perdono. Il silenzio dopo tante, troppe, parole. Il Signore - dice ancora Don Marcello - aiuti a chiedere perdono per le proprie mancanze".