Agcom, le nuove regole sul copyright incendiano la rete
CronacaDopo gli attacchi contro il sito del Garante, gli utenti si mobilitano contro la normativa: dagli hashtag su Twitter alle petizioni online. E intanto viene preso di mira anche “SitoNonRaggiungibile”, nato contro il provvedimento
di Gabriele De Palma
La nuova disciplina sul diritto d'autore dell'Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) sta scatenando una reazione sentita e molto partecipata tra gli utenti italiani del web.
Alcuni aspetti del provvedimento, che per molti utenti sarebbero "censori", hanno contribuito a far sollevare la protesta, che in rete ormai viaggia sempre più sui social network.
Ma non solo: sia il sito Agcom che SitoNonRaggiungibile (allestito da alcuni attivisti e associazioni di utenti capeggiate da Agorà Digitale e dall'avvocato Fulvio Sarzana) sono stati vittime di attacchi informatici il 28 giugno.
È Twitter il veicolo principale delle rimostranze degli utenti, aggregate sotto gli hashtag #nowebcensure e #italianrevolution: in poche ore entrambi sono balzati in cima alla classifica dei trending topic in Italia. Le critiche sono indirizzate non solo contro Agcom, ma anche contro il governo che, tramite il decreto Romani, avrebbe (ma la cosa è tutt'altro che accertata dal punto di vista legale) conferito il potere di intervento sui siti che ospitano contenuti illegittimi senza dover passare da un giudice. Attualmente tali procedure d'urgenza e senza giudice sono ammesse solo per la pedofilia e il gioco d'azzardo non autorizzato dal governo. I siti italiani che ospitano contenuti illegittimi potranno essere intimati di rimuovere gli stessi, mentre per i siti non italiani c'è la possibilità che vengano resi inaccessibili dai provider nostrani. Le ragioni dell'Agcom invece fanno leva sulla tutela dei diritti e dell'economia dell'industria dell'entertainment (musica e video).
Il tenore dei messaggi varia dai libertari “Difendiamo almeno la libertà sul web” o “Tra poco tempo di verrà proibito persino di pensare” ai più caustici “Prima chiudano il GF e Tamarreide, poi eventualmente si occupino di internet”, per arrivare a tentativi di organizzare una protesta che porti a qualche risultato tangibile: “Ma avete letto? Che si fa? Il 6 luglio muore il web italiano”.
Non mancano i richiami ai problemi ben più gravi che sta affrontando il Paese: “Non riescono ad eliminare della spazzatura, però si preoccupano di oscurare siti web” e chi vede un altra forma di conflitto di interesse del premier visto che Mediaset è tra i più agguerriti difensori, in sede legale, dei propri contenuti video pubblicati senza autorizzazione su YouTube e Facebook: “Berlusconi, pensa piuttosto ai veri problemi dell'Italia e non ai tuoi interessi e a quelli della tua mediaset”.
Meno attivi per il momento gli utenti su Facebook, nonostante la fan page Nowebcensure, allestita in fretta e furia, ha raccolto quasi cinquecento sostenitori. Anche autorevoli osservatori della rete come Juan Carlos De Martin, direttore del centro Nexa, e Stefano Quintarelli, guru delle telecomunicazioni, hanno espresso le loro preoccupazioni sui modi in cui è stata condotta la consultazione pubblica.
Più inquietante invece la battaglia a suon di attacchi informatici contro i siti di Agcom e SitoNonNaggiungibile. Dietro l'azione che ha reso inaccessibile per alcune ore il sito del Garante ci sono gli attivisti hacker (hacktivisti) di Anonymous. Il sito è stato poi ripristinato, anche se alcuni hanno lamentato una certa lentezza di caricamento delle pagine nella giornata del 30 giugno. Ben più gravi le conseguenze dell'attacco a SitoNonRaggiungibile, dietro cui non si è dichiarato nessuno. “Ieri alle 14.30 ci siamo accorti che eravamo sotto attacco, qualcuno stava provando ad entrare nel sito, saturando la banda e portando un bombardamento di email (in gergo “email bombing” ndr) con l'obiettivo di accedere alla mailing list di chi ha sottoscritto l'appello contro il provvedimento Agcom” dichiara a Sky.it Fulvio Sarzana.
Gli amministratori del sito – su piattaforma Wordpress – sono stati costretti a rimuoverlo dalla rete per evitare guai peggiori. “Stiamo lavorando intensamente per rifare il sito su una piattaforma più sicura - assicura Sarzana - ma è evidente che abbiamo avuto un danno enorme visto che l'attacco è giunto in concomitanza con l'inizio della protesta nei confronti del mancato ascolto delle nostre ragioni da parte di Agcom”.
Intanto, in attesa che sitononraggiungibile torni raggiungibile (nomen omen), la protesta cavalca altri mezzi. E’ il caso di Avaaz, sito di attivismo online che ha ripreso la campagna contro il provvedimento e ha già raccolto 80mila messaggi di sostegno. Non basterà certo aver messo fuori uso uno dei canali del malcontento per frenare l'ondata di critiche. Non si capisce se a questo punto ci sono ancora gli estremi per far cambiare idea al Garante, che ha già rimandato al mittente le proposte degli utenti. Tecnicamente c'è ancora lo spiraglio per un'altra consultazione pubblica, e il conflitto in atto tra le parti ha suscitato l'attenzione del Parlamento, con l'opposizione (Idv, Pd e Fli) che ieri ha aspramente criticato le regole proposte dall'Agcom, avocando al Parlamento il diritto di legiferare il materia.
La nuova disciplina sul diritto d'autore dell'Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) sta scatenando una reazione sentita e molto partecipata tra gli utenti italiani del web.
Alcuni aspetti del provvedimento, che per molti utenti sarebbero "censori", hanno contribuito a far sollevare la protesta, che in rete ormai viaggia sempre più sui social network.
Ma non solo: sia il sito Agcom che SitoNonRaggiungibile (allestito da alcuni attivisti e associazioni di utenti capeggiate da Agorà Digitale e dall'avvocato Fulvio Sarzana) sono stati vittime di attacchi informatici il 28 giugno.
È Twitter il veicolo principale delle rimostranze degli utenti, aggregate sotto gli hashtag #nowebcensure e #italianrevolution: in poche ore entrambi sono balzati in cima alla classifica dei trending topic in Italia. Le critiche sono indirizzate non solo contro Agcom, ma anche contro il governo che, tramite il decreto Romani, avrebbe (ma la cosa è tutt'altro che accertata dal punto di vista legale) conferito il potere di intervento sui siti che ospitano contenuti illegittimi senza dover passare da un giudice. Attualmente tali procedure d'urgenza e senza giudice sono ammesse solo per la pedofilia e il gioco d'azzardo non autorizzato dal governo. I siti italiani che ospitano contenuti illegittimi potranno essere intimati di rimuovere gli stessi, mentre per i siti non italiani c'è la possibilità che vengano resi inaccessibili dai provider nostrani. Le ragioni dell'Agcom invece fanno leva sulla tutela dei diritti e dell'economia dell'industria dell'entertainment (musica e video).
Il tenore dei messaggi varia dai libertari “Difendiamo almeno la libertà sul web” o “Tra poco tempo di verrà proibito persino di pensare” ai più caustici “Prima chiudano il GF e Tamarreide, poi eventualmente si occupino di internet”, per arrivare a tentativi di organizzare una protesta che porti a qualche risultato tangibile: “Ma avete letto? Che si fa? Il 6 luglio muore il web italiano”.
Non mancano i richiami ai problemi ben più gravi che sta affrontando il Paese: “Non riescono ad eliminare della spazzatura, però si preoccupano di oscurare siti web” e chi vede un altra forma di conflitto di interesse del premier visto che Mediaset è tra i più agguerriti difensori, in sede legale, dei propri contenuti video pubblicati senza autorizzazione su YouTube e Facebook: “Berlusconi, pensa piuttosto ai veri problemi dell'Italia e non ai tuoi interessi e a quelli della tua mediaset”.
Meno attivi per il momento gli utenti su Facebook, nonostante la fan page Nowebcensure, allestita in fretta e furia, ha raccolto quasi cinquecento sostenitori. Anche autorevoli osservatori della rete come Juan Carlos De Martin, direttore del centro Nexa, e Stefano Quintarelli, guru delle telecomunicazioni, hanno espresso le loro preoccupazioni sui modi in cui è stata condotta la consultazione pubblica.
Più inquietante invece la battaglia a suon di attacchi informatici contro i siti di Agcom e SitoNonNaggiungibile. Dietro l'azione che ha reso inaccessibile per alcune ore il sito del Garante ci sono gli attivisti hacker (hacktivisti) di Anonymous. Il sito è stato poi ripristinato, anche se alcuni hanno lamentato una certa lentezza di caricamento delle pagine nella giornata del 30 giugno. Ben più gravi le conseguenze dell'attacco a SitoNonRaggiungibile, dietro cui non si è dichiarato nessuno. “Ieri alle 14.30 ci siamo accorti che eravamo sotto attacco, qualcuno stava provando ad entrare nel sito, saturando la banda e portando un bombardamento di email (in gergo “email bombing” ndr) con l'obiettivo di accedere alla mailing list di chi ha sottoscritto l'appello contro il provvedimento Agcom” dichiara a Sky.it Fulvio Sarzana.
Gli amministratori del sito – su piattaforma Wordpress – sono stati costretti a rimuoverlo dalla rete per evitare guai peggiori. “Stiamo lavorando intensamente per rifare il sito su una piattaforma più sicura - assicura Sarzana - ma è evidente che abbiamo avuto un danno enorme visto che l'attacco è giunto in concomitanza con l'inizio della protesta nei confronti del mancato ascolto delle nostre ragioni da parte di Agcom”.
Intanto, in attesa che sitononraggiungibile torni raggiungibile (nomen omen), la protesta cavalca altri mezzi. E’ il caso di Avaaz, sito di attivismo online che ha ripreso la campagna contro il provvedimento e ha già raccolto 80mila messaggi di sostegno. Non basterà certo aver messo fuori uso uno dei canali del malcontento per frenare l'ondata di critiche. Non si capisce se a questo punto ci sono ancora gli estremi per far cambiare idea al Garante, che ha già rimandato al mittente le proposte degli utenti. Tecnicamente c'è ancora lo spiraglio per un'altra consultazione pubblica, e il conflitto in atto tra le parti ha suscitato l'attenzione del Parlamento, con l'opposizione (Idv, Pd e Fli) che ieri ha aspramente criticato le regole proposte dall'Agcom, avocando al Parlamento il diritto di legiferare il materia.