Per la Corte di giustizia dell'Unione europea, la norma che punisce con la reclusione gli immigrati irregolari è in contrasto con la direttiva comunitaria sui rimpatri. Di Pietro: "Siamo di fronte a una dittatura strisciante". Gasparri: "Sbaglia l'Europa"
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La Corte di giustizia dell'Unione europea ha detto che l'Italia non può punire con il carcere quei migranti irregolari che non rispettino l'ordine di abbandonare il Paese.
Secondo la sentenza della Corte Ue, la detenzione rischia di compromettere la politica di
allontanamento e di rimpatrio dei cittadini irregolari nel rispetto dei loro diritti fondamentali.
"La Corte considera che gli Stati membri non possono introdurre (...) una pena detentiva (...) solo perché un cittadino di un paese terzo, dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio nazionale e che il termine impartito con tale ordine è scaduto, permane in maniera irregolare in detto territorio", si legge in una nota diffusa dalla Corte che sollecita gli Stati membri "ad adoperarsi per dare esecuzione alla decisione di rimpatrio, che continua a produrre i suoi effetti".
Secondo la Corte tale pena detentiva "rischia di compromettere la realizzazione dell'obiettivo perseguito dalla direttiva, ossia l'instaurazione di una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare nel rispetto dei loro diritti fondamentali".
In altre parole, secondo la Corte, gli stati membri non possono introdurre una pena detentiva solo perché un cittadino di paese terzo dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio nazionale e il termine è scaduto, permane in maniera irregolare sul territorio.
Il reato di clandestinità per gli immigrati irregolari è stato introdotto nell'ordinamento italiano nel 2009 nell'ambito del cosiddetto 'pacchetto sicurezza'.
Tante le reazioni alla sentenza della Corte di giustizia. "Le nostre forti perplessità e le nostre critiche sul reato di clandestinità espresse già nel momento in cui venne introdotto il pacchetto sicurezza, trovano conferma nella sentenza della Corte di Giustizia europea", il commento di Oliviero Forti, responsabile nazionale immigrazione della Caritas. "Essere immigrati non è una colpa, la sentenza della Corte europea di Strasburgo va nella direzione giusta" commenta anche Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant'Egidio.
"E' ormai provato che siamo di fronte a una dittatura strisciante in cui vengono presi provvedimenti contro la Carta dei diritti dell'uomo, si dichiara guerra senza passare per il Parlamento e si occupano le istituzioni per fini personali", è l'attacco al governo del leader dell'Idv Antonio Di Pietro. Per il capogruppo dei futuristi alla Camera, Benedetto Della Vedova, invece, "La bocciatura da parte della Corte di Giustizia di Lussemburgo del reato di clandestinità non è - come molti vorranno farla apparire - una sentenza 'buonista'. Ad essere stata bocciata è una norma demagogica e inefficiente, che aggrava l'arretrato giudiziario e il sovraffollamento carcerario, senza migliorare e al contrario intralciando le procedure di espulsione e rimpatrio degli immigrati irregolari".
Respinge le critiche il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. "Di fronte ai problemi che l'attualità ci propone - dice - più che le leggi italiane in materia di immigrazione dovrebbero essere riviste le direttive europee. Certe sentenze sono un incoraggiamento per i clandestini e l'Italia dovrà far sentire chiara e forte la sua voce a tutti i livelli europei e internazionali. Sbaglia l'Europa, non l'Italia".
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In altre parole, secondo la Corte, gli stati membri non possono introdurre una pena detentiva solo perché un cittadino di paese terzo dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio nazionale e il termine è scaduto, permane in maniera irregolare sul territorio.
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