Il gip del Tribunale di Parma ha convalidato il fermo del figlio dell'ex sindaco di Palermo. Arrestato mentre andava in vacanza, è accusato di calunnia aggravata nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro
Il gip di Palermo ha confermato l'arresto di Massimo Ciancimino ordinando la custodia cautelare in carcere. L'indagato è accusato di calunnia aggravata nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro.
A chiedere la convalida del fermo a carico del figlio di don Vito, ex sindaco di Palermo, emesso dalla Procura del capoluogo siciliano, è stata la Procura di Parma, competente per territorio visto che l'arresto è avvenuto proprio nei pressi di Fidenza, nel parmense.
Il gip del Tribunale di Parma, Alessandro Conti, dopo avere ascoltato Massimo Ciancimino per l'interrogatorio di garanzia ha depositato il provvedimento con il quale conferma il fermo della Dda di Palermo.
Resta così nel carcere di Parma Massimo Ciancimino, che venerdì 22 aprile, durante l'interrogatorio con i pm di Palermo Antonio Ingroia, Paolo Guido e Antonino Di Matteo, aveva respinto le accuse di aver manomesso dei documenti che fanno riferimento a Gianni De Gennaro.
La difesa di Ciancimino - Il figlio dell'ex sindaco di Palermo il 22 aprile ha infatti ripetuto di non sapere nulla di quel documento falsificato che conteneva il nome di De Gennaro. In quella occasione, ha poi raccontato di aver ricevuto un pacco bomba. In effetti ieri gli artificieri hanno scovato 13 candelotti nella sua casa di Palermo.
Secondo quanto reso noto dal procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, i candelotti di dinamite inviati a Massimo Ciancimino erano accompagnati da un messaggio intimidatorio. Il magistrato ha anche detto che sull'episodio "è prematuro esprimere valutazioni: stiamo facendo verifiche. Va detto che è stato Ciancimino a indicarci il luogo in cui era custodita la dinamite".
"E' indubbio - ha aggiunto Ingroia - che le dichiarazioni rese da Ciancimino lo abbiano esposto a pericoli ed è possibile che siano state messe in atto delle intimidazioni.
Il legale dell'indagato, Francesca Russo, ha già fatto sapere che farà ricorso al Riesame nel tentativo di far scarcerare Ciancimino e chiederà che l'uomo venga trasferito dal carcere
di Parma a quello di Palermo.
A chiedere la convalida del fermo a carico del figlio di don Vito, ex sindaco di Palermo, emesso dalla Procura del capoluogo siciliano, è stata la Procura di Parma, competente per territorio visto che l'arresto è avvenuto proprio nei pressi di Fidenza, nel parmense.
Il gip del Tribunale di Parma, Alessandro Conti, dopo avere ascoltato Massimo Ciancimino per l'interrogatorio di garanzia ha depositato il provvedimento con il quale conferma il fermo della Dda di Palermo.
Resta così nel carcere di Parma Massimo Ciancimino, che venerdì 22 aprile, durante l'interrogatorio con i pm di Palermo Antonio Ingroia, Paolo Guido e Antonino Di Matteo, aveva respinto le accuse di aver manomesso dei documenti che fanno riferimento a Gianni De Gennaro.
La difesa di Ciancimino - Il figlio dell'ex sindaco di Palermo il 22 aprile ha infatti ripetuto di non sapere nulla di quel documento falsificato che conteneva il nome di De Gennaro. In quella occasione, ha poi raccontato di aver ricevuto un pacco bomba. In effetti ieri gli artificieri hanno scovato 13 candelotti nella sua casa di Palermo.
Secondo quanto reso noto dal procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, i candelotti di dinamite inviati a Massimo Ciancimino erano accompagnati da un messaggio intimidatorio. Il magistrato ha anche detto che sull'episodio "è prematuro esprimere valutazioni: stiamo facendo verifiche. Va detto che è stato Ciancimino a indicarci il luogo in cui era custodita la dinamite".
"E' indubbio - ha aggiunto Ingroia - che le dichiarazioni rese da Ciancimino lo abbiano esposto a pericoli ed è possibile che siano state messe in atto delle intimidazioni.
Il legale dell'indagato, Francesca Russo, ha già fatto sapere che farà ricorso al Riesame nel tentativo di far scarcerare Ciancimino e chiederà che l'uomo venga trasferito dal carcere
di Parma a quello di Palermo.