Brescia, Jamila: “Voglio diventare italiana e studiare”

Cronaca
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La 19enne pakistana, che era stata costretta dai fratelli a non andare più a scuola perché “troppo bella”, in un’intervista a Repubblica: “Sceglierò io chi sposare, sarà un mio connazionale ma non un uomo che non conosco”. E sogna un futuro come stilista

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"Sceglierò io chi sposare, e sarà un pakistano ma non una persona che non conosco. Adesso però, dopo sto' casino voglio avere finalmente la cittadinanza italiana". Lo ha dichiarato in un'intervista a il quotidiano La Repubblica Jamila (il nome è di fantasia), la giovane di 19 anni pakistana costretta dai fratelli a non frequentare più l'istituto professionale di Brescia e tornata a scuola lunedì 18 aprile dopo la lettera di denuncia da parte di uno dei suoi professori e l'intervento della questura e dei mediatori sociali.

"La lettera ha sollevato un clamore che non mi ha fatto certo piacere - ha detto la giovane - Io non avevo problemi, ero e sono amica di tutte a scuola. Nessuno mi ha mai dato fastidio". E ancora: "Può essere che qualcuno abbia detto qualcosa ai miei fratelli. Ma i complimenti li accetto, non sono un problema. E poi a scuola vado quasi sempre accompagnata: o da mia madre o da uno dei miei fratelli. Non vado nemmeno alle feste delle mie compagne. La mia cultura prevede che una donna non esca mai da sola".
Nessun commento, invece, sulla vicenda di Hina Saleem (la giovane ragazza pakistana uccisa a Brescia dal padre perché voleva vivere all'occidentale) che molti hanno accostato alla sua storia.

La ragazza ha poi svelato i suoi sogni: "Voglio continuare a studiare. Mi piacerebbe diventare stilista. Ma continuerà a crescere seguendo la mia cultura. Non voglio cambiare. Se domani starò in Italia o andrò in Pakistan questo lo deciderò. Adesso però vorrei che finalmente mi dessero la cittadinanza. L'avevamo chiesta - ha proseguito Jamila - ma ero ancora minorenne. Poi mio padre è morto e ci hanno detto che non potevano darcela perché nel suo testamento non aveva fatto nessuna richiesta per fare diventare i figli italiani".

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