Rete degli studenti, in una nota pubblicata su Facebook, risponde a Silvio Berlusconi che è tornato ad attaccare i professori di sinistra. E aggiungono: "Il carattere pubblico dell'istruzione è alla base della nostra Costituzione"
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La Rete degli Studenti critica l'intervento del premier che ha bollato come "comunisti" gli
insegnanti della scuola pubblica. "Berlusconi per l'ennesima volta torna a parlare di scuola invece di occuparsi, come dovrebbe, degli enormi danni che il suo governo e la riforma
Gelmini stanno causando", si legge in una nota pubblicata sullo spazio Facebook dell'associazione, "di come la scuola pubblica è stata distrutta da tagli e riforme scellerate".
Per la Rete Studenti si è trattato di "uno dei suoi show che hanno come protagonisti i comunisti, gli insegnanti di sinistra e le scuole private, paladine della libertà". A febbraio, hanno sottolineato gli studenti, "quando disse che la scuola ci 'inculcava' valori negativi siamo scesi in piazza per far emergere tutta la rabbia verso un governo che vanifica con le parole e coi fatti i valori fondanti della nostra Costituzione: il diritto allo studio, la ricerca, scuole e università pubbliche e accessibili a tutti". E rincarano la dose: "Le famiglie e le mamme d'Italia saranno veramente libere, così come gli studenti, quando avranno la possibilità di frequentare una scuola pubblica che funziona, aperta a tutti, di tutti e di qualità. Ci siamo seriamente stufati di dover difendere continuamente la scuola pubblica dagli attacchi del presidente del consiglio, il carattere pubblico di scuola e università non deve essere messo in discussione né con le parole né con le riforme, è alla base della nostra Costituzione e del nostro Paese".
E hanno concluso: "Se il presidente Berlusconi è di un altro parere non può governare
l'Italia e lo preghiamo di andare a casa".
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