Un incendio è divampato all'interno della struttura dove centinaia di immigrati stanno protestando in attesa di essere rimpatriati. Le forze dell’ordine cercano di riportare la calma ma la tensione resta alta. L’Ue intanto boccia la linea dell’Italia
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Un incendio è divampato all'interno del centro di accoglienza di Lampedusa dove nella giornata di lunedì 11 aprile è esplosa la protesta dei migranti in attesa di essere rimpatriati. Alcuni tunisini sono fuggiti dal centro (GUARDA LE FOTO).
L'incendio si è sviluppato nell'edificio principale della struttura che si trova in contrada Imbriacola ed è stato spento poco dopo. La tensione all'interno del centro resta comunque molto tesa: alcune delle decine di migranti che erano fuggite scavalcando le recinzioni sono rientrati al centro mentre altri si sono dispersi per la campagna dell'isola. Le forze dell'ordine stanno cercando di riportare la calma anche se i migranti continuano a urlare libertà e chiedere di essere trasferiti in Italia e non di essere rimpatriati in Libia (ASCOLTA IL RACCONTO DI UN TESTIMONE).
Non si fermano gli sbarchi - Nella notte tra domenica e lunedì 11 aprile due nuove imbarcazioni cariche di migranti sono arrivate sull'isola siciliana. Questi ultimi arrivi hanno riportato le presenze dei migranti a Lampedusa a oltre 1500. Di questi, circa 500 sono profughi subsahariani arrivati dalla Libia che saranno trasferiti nei centri per i rifugiati sulla terra ferma. Tutti gli altri sono tunisini che, a partire da questo lunedì, saranno rimpatriati con due voli al giorno.
Brutte notizie dall'Unione Europea - Non è passata a Lussemburgo la linea dell'Italia e di Malta sul problema dei migranti. "L'Italia è lasciata sola a fare quello che deve fare e che continuerà a fare. Mi chiedo se davvero abbia un senso continuare in questa posizione, a far parte dell'Unione Europea", ha dichiarato il ministro degli Interni, Roberto Maroni, lasciando il consiglio dei ministri Ue a Lussemburgo.
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