Tommy, 5 anni dopo ancora dubbi sul ruolo della Conserva

Cronaca
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Il 2 marzo 2006 il piccolo Tommaso Onofri veniva rapito e ucciso da due uomini, Mario Alessi e Salvatore Raimondi, già condannati in via definitiva. Ma per l'ex convivente di Alessi, riconosciuta colpevole in Appello, è stato deciso un nuovo processo

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di Cristina Bassi

La sera del 2 marzo 2006 la famiglia Onofri sta cenando nella casa di Casalbaroncolo, vicino a Parma. Due uomini a volto coperto entrano in cucina, immobilizzano Paolo Onofri, sua moglie Paola Pellinghelli, il figlio maggiore Sebastiano, di otto anni, e strappano dal seggiolone il piccolo Tommaso, 18 mesi. Il bambino ha la febbre e soffre di epilessia. I rapitori avrebbero voluto chiedere un riscatto, ma la situazione sfugge loro di mano e uccidono Tommy la sera stessa, soffocandolo e colpendolo alla testa con un badile. Il corpo del bambino verrà fatto ritrovare un mese dopo da Mario Alessi, che confessa di essere uno dei responsabili e chiama in causa due complici: Salvatore Raimondi, l’altro rapitore, e Antonella Conserva, sua convivente da anni, che secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbe dovuto essere la carceriera di Tommaso.

A cinque anni dall’omicidio la vicenda giudiziaria non è del tutto chiusa. Alessi è stato condannato all’ergastolo in Cassazione nel dicembre 2010, mentre Raimondi - che ha scelto il rito abbreviato - sconta una pena definitiva a 20 anni. La figura più controversa di questa storia terribile rimane quella di Antonella Conserva. Una giovane donna, all’epoca dei fatti aveva 35 anni, innamorata di un uomo già condannato per stupro, madre di un bambino di sei anni, che avrebbe partecipato lucidamente a un delitto così crudele contro un altro bambino.
Secondo l’accusa, Antonella Conserva sapeva del rapimento fin dalla sua ideazione, ha cucito i passamontagna usati dai due complici, forse (ma non è stato provato) era sulla scena dell’omicidio. La donna è stata condannata a 30 anni in primo grado e in appello, ma la Cassazione ha annullato la sentenza, disponendo per lei un nuovo processo di secondo grado.

La Conserva si è sempre proclamata innocente, ha dichiarato di non sapere nulla delle intenzioni dell’ex compagno, “amavo un uomo che non conoscevo fino in fondo”, ha spiegato. In aula non ha mai versato una lacrima, mai un segno di cedimento. Neppure quando la mamma di Tommy, che in questi anni ha fondato un’associazione in memoria del figlio ed è rimasta accanto al marito, in stato vegetativo dopo un infarto, le ha gridato in faccia tutto il proprio disprezzo. Ma i giudici non sono a quanto pare convinti del ruolo che avrebbe avuto nella vicenda. Per il legale della famiglia Onofri, Donata Cappelluto, l’annullamento della condanna della donna è dovuto a “un errore procedurale”. I difensori di Antonella Conserva invece l’hanno definito “una grande vittoria”.

Il celebre criminologo Carmelo Lavorino, che fa parte del collegio difensivo della donna, ha anche aperto un sito, con l’intento di divulgare le ragioni della sua assistita. In un’intervista alla Gazzetta di Parma e nelle dichiarazioni spontanee fatte al processo la Conserva dice che Raimondi l’ha accusata per avere uno sconto di pena, che ha messo lei sulla scena del crimine per togliere se stesso e che Alessi l’ha manipolata, ma che non sarebbe stato capace di uccidere un bambino. Anche se Alessi ha confessato il rapimento e ha accusato l’ex compagna, scaricando su Raimondi (che ha fatto altrettanto) la responsabilità dell’omicidio. Secondo Lavorino comunque, la prima condanna di Antonella Conserva “sovverte i principi della logica, della scienza e del diritto”. Le testimonianze di Alessi e Raimondi sarebbero contraddittorie, la ricostruzione cronologica dei fatti eleborata degli inquirenti lacunosa, le prove concrete a carico della donna assenti. Il nuovo processo potrebbe riservare delle sorprese.

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