A quasi dieci anni dall'omicidio la ragazza che uccise madre e fratellino è ancora in carcere. Uscirà nel 2012. Omar è già in libertà da un anno. E dice: "Lei mi è indifferente"
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"Voglio una vita normale, devo ricostruire, devo recuperare il tempo. E quando sarò fuori, voglio una famiglia e dei figli". Queste le parole di Erika De Nardo, la ragazza che dieci anni fa, insieme al fidanzato, uccise a coltellate la madre e il fratellino, pubblicate dal quotidiano la Repubblica. Nell'articolo vengono riprese anche le parole di Livia Locci, il magistrato che fece condannare i due ragazzi: "Sono invecchiata, quell'orrore ha cambiato la mia vita". I due omicidi "per efferatezza, per il contesto, per la personalità degli autori e per l'apparente assenza di un comprensibile movente, si pongono come uno degli episodi più drammaticamente inquietanti della storia giudiziaria del nostro Paese", osservarono i giudici. Il delitto, avvenuto il 21 febbraio del 2001 a Novi Ligure, vide coinvolto anche Omar Favaro, il ragazzo di Erika, libero dall'anno scorso. Erika, laureata in filosofia con 110 e lode, uscì per la prima e unica volta dalla prigione cinque anni fa per un torneo di pallavolo in un oratorio. La sua pena finirà di scontarla tra un anno.
Immediatamente dopo il delitto i due ragazzi accusarono del delitto un gruppo di fantomatici rapinatori albanesi. Nei primi giorni, a Novi Ligure, vennero anche organizzate fiaccolate contro l'immigrazione e la rabbia del paese si concentrò verso la presenza degli stranieri. Ma gli inquirenti scoprirono le bugie di Erika e Omar ascoltando le loro conversazioni in questura. Dopo la condanna i due finirono in due carceri lontani e oggi Omar, libero da un anno, dice che "Erika mi è indifferente". Il ragazzo, che ora fa il giardiniere, in carcere ha preso la patente europea di informatica e vorrebbe lavorare con i computer.
Sia Erika che Omar hanno sempre avuto il sostegno delle rispettive famiglie. Francesco De Nardo, che doveva diventare la terza vittima dell'omicidio, non ha mai smesso di seguire la figlia. La va a trovare regolarmente e ha assistito alla sua discussione di laurea. Anche i genitori di Omar gli sono sempre stati vicini. “Senza la mia famiglia sarei finito, i miei mi hanno sempre seguito. Guai se non li avessi avuti” ha detto il ragazzo quando è stato scarcerato. Da allora ha sempre evitato la stampa.
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