Immigrazione, 300mila domande nel primo click day

Cronaca
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In palio c'erano circa 50mila permessi di soggiorno, riservati ai paesi che hanno stretto accordi con l'Italia. Oltre 100mila domande nei primissimi secondi. I server hanno retto, ma i sindacati sono critici: "E' una lotteria"

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Duecentonovantatremila domande in quattro ore, le prime 100mila entro pochi secondi dopo le fatidiche 8, orario di inizio della procedura. Sono i primi dati del Viminale sul primo dei tre "click day" (gli altri sono previsti il 2 e il 3 febbraio, sempre dal sito del Ministero dell'Interno) per l'assunzione e la messa in regola di 98.080 lavoratori extracomunitari. Duecentottomila delle domande hanno riguardato colf e badanti, le altre lavori subordinati. I Paesi più rappresentati sono stati, nell'ordine, Bangladesh (48mila domande), Marocco (44mila), India (36.800), Sri Lanka (23mila) ed Egitto (22.600), mentre le prime tre province italiane sono state Milano (37.500 domande), Roma (22.500) e Brescia (18.800).

"Sin qui tutta la procedura si è svolta regolarmente, senza problemi", fanno sapere dal ministero: in particolare, l'altissimo numero di istanze pervenute a immediato ridosso del via dimostra che in tanti avevano scaricato per tempo i moduli, precompilandoli, per cui stamattina è bastato accendere il pc e cliccare sul mouse al momento giusto. Per poi vedere visualizzata la ricevuta sullo stesso computer "in media, entro un'ora, un'ora e mezza".

I prossimo giorni
- Il 'click day' di oggi riguarda 52.080 lavoratori, quelli provenienti dai Paesi che hanno sottoscritto accordi di cooperazione con l'Italia: Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Filippine, Ghana, Marocco, Moldavia, Nigeria, Pakistan, Senegal, Somalia, Sri Lanka, Tunisia, India, Perù, Ucraina, Niger e Gambia.Mercoledì 2 febbraio "in palio" ci saranno altri 30mila posti, riservati a lavoratori domestici e di assistenza alla persona provenienti da Paesi che non hanno stipulato accordi con l'Italia, e il giorno dopo, giovedì 3, gli ultimi 4.500 (4mila per i lavoratori che hanno completato i programmi di formazione e istruzione nel Paese di origine e 500 per i lavoratori di origine italiana da parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza, residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile, inseriti in elenchi ad hoc presso ambasciate e consolati). Oggi, come nei due prossimi appuntamenti, a "vincere" saranno i datori di lavoro più veloci (fa fede l'ordine di presentazione telematica delle istanze), vista la sproporzione tra istanze e posti effettivamente disponibili. E questo ha spinto molti a parlare polemicamente di "lotteria" telematica e, comunque, di un decreto flussi numericamente scollegato alla situazione reale di un Paese come il nostro dove la crisi non sembra influire sulla domanda di manodopera immigrata.

Cgil: "Questo sistema è discriminatorio" - Tra le voci più critiche quella di Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil con delega all'immigrazione. "Le domande inviate oggi - precisa la sindacalista - sono circa sei volte di più dei posti messi a disposizione e quindi la stragrande maggioranza saranno destinate al cestino. Nonostante questo i Patronati hanno lavorato senza sosta per cercare di assistere tutti coloro che dovevano presentare la domanda e da stamattina abbiamo  ricevuto centinaia di telefonate che segnalavano disfunzioni sul sito del Ministero dell'Interno. Questo sistema del clik day oltre a produrre esclusioni produrrà discriminazioni fra chi avrà un cognome più lungo o più corto o fra chi ha usato un router più lento o più veloce. La situazione è dunque evidente ed è prevedibile che  migliaia di persone saranno ricacciate nella disperazione".

"Anche coloro che saranno rientrati nella graduatoria, e che  come sappiamo, sono in gran parte già in Italia irregolarmente  - spiega infatti la segretaria confederale della Cgil - per l'effetto  combinato fra la Bossi-Fini con il reato di clandestinità saranno anche loro a rischio. Di questa situazione a farne le spese, oltre agli immigrati, saranno le famiglie e i datori di lavoro che ancora una volta vedranno frustrata la loro volontà di mettersi in regola". La critica al governo è netta: "In questo contesto il Ministro Maroni si preoccupa soltanto di annunciare un decreto sulle espulsioni per aggirare le direttive europee e i pronunciamenti della consulta  dell'Alta Corte, da "sparare" nel clima pre-elettorale. Esattamente  il contrario di quello che sarebbe necessario per governare  l'immigrazione secondo gli interessi dei lavoratori, delle imprese e  delle famiglie, quindi del Paese".

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