Tre poliziotti dovranno rispondere di lesioni e abuso d'autorità, nove tra medici e infermieri di favoreggiamento e abbandono d'incapace. La famiglia del giovane morto nell’ottobre 2009: “Oggi è stato messo un primo tassello per arrivare alla verità”
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(in fondo al pezzo tutti i video sul caso Cucchi)
Dodici persone tra poliziotti, medici e infermieri sono stati rinviati a giudizio oggi dal gup di Roma per il caso di Stefano Cucchi, il giovane morto nell'ottobre 2009 in un ospedale di Roma, una settimana dopo essere stato arrestato per droga. Un tredicesimo indagato, funzionario del Dap, che aveva scelto il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni di reclusione per abuso d'ufficio.
I tre poliziotti mandati oggi a processo sono accusati di lesioni e abuso di autorità, mentre sei medici e tre infermieri devono rispondere, a vario titolo, dei reati di favoreggiamento, abbandono di persona incapace, abuso d'ufficio e falso ideologico. Il processo inizierà il 24 marzo davanti alla terza Corte d'Assise di Roma. Inizialmente le guardie carcerarie erano state accusate di omicidio preterintenzionale e i medici di omicidio colposo, che prevede una pena fino a 5 anni di reclusione.
Secondo le conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, rese note lo scorso 17 marzo, Cucchi sarebbe morto, a 31 anni, per disidratazione ma anche per responsabilità dei medici dell'ospedale dove era ricoverato, che non si sarebbero resi conto della gravità della sua situazione.
La reazione della famiglia Cucchi - "E' stato un momento di grande tensione emotiva. Il giudice la pensa come noi. Stefano è morto per le botte. Mi auguro che i pubblici ministeri abbiano ora il coraggio di portare avanti la verità e abbiano l'umiltà di tornare sui loro passi" ha detto Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che si è strenuamente battuta per giungere alle decisioni prese oggi dal Gup Rosalba Liso.
"Oggi - ha continuato Ilaria - ho visto il dolore negli occhi di mia madre. Ma posso dire che per noi il processo è un passo importante per la nostra battaglia di verità. Continuiamo a domandarci perché ci è stata data una verità diversa visto che è evidente attraverso i nostri consiglieri che non abbiamo mai detto assurdità”. Alla fine dell'udienza Ilaria Cucchi e i genitori si sono avvicinati al giudice Liso. "Con lo sguardo ha voluto dimostrarci sostegno umano - ha detto la Cucchi - Ci fa piacere che l'abbia pensata come noi".
"Non c'è motivo di rallegrarsi - ha però aggiunto Giovanni Cucchi, papà di Stefano - Oggi, comunque, è stato messo un primo tassello per arrivare alla verità". "Speriamo che quanto accaduto", ha aggiunto, "possa servire per migliorare il sistema giudiziario del nostro Paese. Vogliamo dire grazie a coloro che ci sono stati vicini: il Comune e la Provincia di Roma, il presidente Fini, i parlamentari del Comitato per Stefano. Ma riteniamo grave che tante istituzioni siano rimaste mute, come l'Ordine dei Medici".
Tutti i video sul caso Cucchi:
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I tre poliziotti mandati oggi a processo sono accusati di lesioni e abuso di autorità, mentre sei medici e tre infermieri devono rispondere, a vario titolo, dei reati di favoreggiamento, abbandono di persona incapace, abuso d'ufficio e falso ideologico. Il processo inizierà il 24 marzo davanti alla terza Corte d'Assise di Roma. Inizialmente le guardie carcerarie erano state accusate di omicidio preterintenzionale e i medici di omicidio colposo, che prevede una pena fino a 5 anni di reclusione.
Secondo le conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, rese note lo scorso 17 marzo, Cucchi sarebbe morto, a 31 anni, per disidratazione ma anche per responsabilità dei medici dell'ospedale dove era ricoverato, che non si sarebbero resi conto della gravità della sua situazione.
La reazione della famiglia Cucchi - "E' stato un momento di grande tensione emotiva. Il giudice la pensa come noi. Stefano è morto per le botte. Mi auguro che i pubblici ministeri abbiano ora il coraggio di portare avanti la verità e abbiano l'umiltà di tornare sui loro passi" ha detto Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che si è strenuamente battuta per giungere alle decisioni prese oggi dal Gup Rosalba Liso.
"Oggi - ha continuato Ilaria - ho visto il dolore negli occhi di mia madre. Ma posso dire che per noi il processo è un passo importante per la nostra battaglia di verità. Continuiamo a domandarci perché ci è stata data una verità diversa visto che è evidente attraverso i nostri consiglieri che non abbiamo mai detto assurdità”. Alla fine dell'udienza Ilaria Cucchi e i genitori si sono avvicinati al giudice Liso. "Con lo sguardo ha voluto dimostrarci sostegno umano - ha detto la Cucchi - Ci fa piacere che l'abbia pensata come noi".
"Non c'è motivo di rallegrarsi - ha però aggiunto Giovanni Cucchi, papà di Stefano - Oggi, comunque, è stato messo un primo tassello per arrivare alla verità". "Speriamo che quanto accaduto", ha aggiunto, "possa servire per migliorare il sistema giudiziario del nostro Paese. Vogliamo dire grazie a coloro che ci sono stati vicini: il Comune e la Provincia di Roma, il presidente Fini, i parlamentari del Comitato per Stefano. Ma riteniamo grave che tante istituzioni siano rimaste mute, come l'Ordine dei Medici".
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