Istat, nel 2010 una nascita su cinque da madre straniera
CronacaIl 18,8 dei bambini nati in Italia lo scorso anno non ha la cittadinanza italiana. In Emilia Romagna, Lombardia e Veneto sono uno su quattro
Sono sempre più i bambini stranieri che nascono in Italia. Secondo una ricerca dell'Istat nel 2010 il 18,8 del totale delle nascite è stato di madri stranieri, contro il 6,4% nel 2000. Questo dato si alza poi nelle regioni in cui la presenza di stranieri è più alta: in Emilia Romagna i bambini stranieri sono il 29,3% sul totale, in Lombardia il 28,5% e in Veneto il 27,2%. Secondo l'istituto di statistica le donne straniere risultano anche più feconde di quelle italiane. Il tasso di fecondità per le donne italiane, infatti, passato nel giro di un anno da 1,33 a 1,29 figli per madre, contro un tasso del 2,13 per le donne straniere.
In generale il numero di nati è diminuito nel 2010 rispetto agli anni precedenti. Nell'anno appena concluso sono venuti al mondo in Italia 557mila bambini (con un meno 2,1% rispetto all'anno precedente). Si tratta del livello più basso dal 2005. Le uniche regioni in controtendenza sono Molise (+2,3%), Abruzzo (+1,5%), Provincia autonoma di Bolzano (+0,6%) e Lazio (+0,1%). Il calo del tasso di natalità va di pari passo con l'inalzarsi di quello di mortalità. Nel 2010 i decessi sono stati 587mila, dal 1945 ad oggi il secondo dato più alto dopo quello del 2009. Queste cifre, secondo l'Istat, testimoniano di un paese che invecchia sempre di più. Sale però anche l'aspettativa di vita. Nel 2010 per gli uomin è di 79,1 anni, mentre per le donne è di 84,3.
ne per quel che interessa le condizioni di sopravvivenza. La differenza di genere, che raggiunse il massimo di 6,9 anni nel 1979, risulterebbe oggi ridotta a soli 5,2 anni. Non e' per nulla un paradosso che un Paese in cui un neonato puo' contare di vivere cosi' a lungo come in Italia, e' soprattutto un Paese dove in primo luogo migliorano le condizioni di sopravvivenza della popolazione anziana. All'eta' di 65 anni la speranza di vita residua e' nel 2010 di 18,3 anni per gli uomini (+0,2 sul 2009) e di 21,9 anni per le donne (+0,2). Il margine di miglioramento della sopravvivenza da un anno all'altro che si riscontra alle eta' infantili e' all'incirca il medesimo di quello guadagnato dagli anziani, sempre piu' artefici pressoche' esclusivi dei progressi di sopravvivenza attuali e grazie ai quali dipenderanno sempre di piu' quelli futuri.
Il quadro della sopravvivenza che emerge a livello territoriale conferma, per l'ennesimo anno, che le regioni del Paese piu' favorite sono quelle del Nord-est e del Centro. Tanto nelle prime quanto nelle seconde gli uomini possono contare su una vita media di 79,4 anni, con il primato regionale detenuto dalla Provincia di Bolzano (80,2 anni), seguita dalle Marche (80 anni). Tra le donne, le regioni del Nord-est hanno nel complesso una vita media di 84,8 anni, dunque superiore a tutte le altre ripartizioni geografiche. Per le donne del Centro la vita media e' piu' bassa e pari a 84,5 anni: tuttavia, e' proprio una regione del Centro, le Marche, a detenere il primato di sopravvivenza femminile (85,5 anni), seguita dal Trentino-Alto Adige (85,3 anni).
In generale il numero di nati è diminuito nel 2010 rispetto agli anni precedenti. Nell'anno appena concluso sono venuti al mondo in Italia 557mila bambini (con un meno 2,1% rispetto all'anno precedente). Si tratta del livello più basso dal 2005. Le uniche regioni in controtendenza sono Molise (+2,3%), Abruzzo (+1,5%), Provincia autonoma di Bolzano (+0,6%) e Lazio (+0,1%). Il calo del tasso di natalità va di pari passo con l'inalzarsi di quello di mortalità. Nel 2010 i decessi sono stati 587mila, dal 1945 ad oggi il secondo dato più alto dopo quello del 2009. Queste cifre, secondo l'Istat, testimoniano di un paese che invecchia sempre di più. Sale però anche l'aspettativa di vita. Nel 2010 per gli uomin è di 79,1 anni, mentre per le donne è di 84,3.
ne per quel che interessa le condizioni di sopravvivenza. La differenza di genere, che raggiunse il massimo di 6,9 anni nel 1979, risulterebbe oggi ridotta a soli 5,2 anni. Non e' per nulla un paradosso che un Paese in cui un neonato puo' contare di vivere cosi' a lungo come in Italia, e' soprattutto un Paese dove in primo luogo migliorano le condizioni di sopravvivenza della popolazione anziana. All'eta' di 65 anni la speranza di vita residua e' nel 2010 di 18,3 anni per gli uomini (+0,2 sul 2009) e di 21,9 anni per le donne (+0,2). Il margine di miglioramento della sopravvivenza da un anno all'altro che si riscontra alle eta' infantili e' all'incirca il medesimo di quello guadagnato dagli anziani, sempre piu' artefici pressoche' esclusivi dei progressi di sopravvivenza attuali e grazie ai quali dipenderanno sempre di piu' quelli futuri.
Il quadro della sopravvivenza che emerge a livello territoriale conferma, per l'ennesimo anno, che le regioni del Paese piu' favorite sono quelle del Nord-est e del Centro. Tanto nelle prime quanto nelle seconde gli uomini possono contare su una vita media di 79,4 anni, con il primato regionale detenuto dalla Provincia di Bolzano (80,2 anni), seguita dalle Marche (80 anni). Tra le donne, le regioni del Nord-est hanno nel complesso una vita media di 84,8 anni, dunque superiore a tutte le altre ripartizioni geografiche. Per le donne del Centro la vita media e' piu' bassa e pari a 84,5 anni: tuttavia, e' proprio una regione del Centro, le Marche, a detenere il primato di sopravvivenza femminile (85,5 anni), seguita dal Trentino-Alto Adige (85,3 anni).