"Una legge per punire il caporalato"

Cronaca

Sono 400mila i lavoratori in agricoltura che vivono sotto caporale. Un fenomeno troppo diffuso, e finora punito solo da una sanzione amministrativa. Per questo i sindacati Fillea e Flai hanno messo a punto una proposta per “nuove norme condivise”

Leggi il reportage di Sky.it con le foto di Francesco Cito

Cinquanta euro. E' la multa che pagano, se sorpresi in flagrante, i "caporali", quei mercanti di braccia che sulle piazze dei paesi del sud o nelle periferia urbane ingaggiano lavoratori, spesso per pochi euro, da destinare ai lavori agricoli e nei cantieri edili.
Ma ora quella sanzione amministrativa "di appena 50 euro per ogni lavoratore ingaggiato" deve diventare reato penale, chiedono i sindacati di categoria degli edili e dell'agricoltura, Fillea e Flai, e tutta la Cgil.
E per questo hanno messo a punto una proposta di legge, affidata "alle forze politiche e alle commissioni parlamentari, con la convinzione che si possa in breve tempo giungere ad un testo condiviso e alla sua rapida approvazione".

"Bisogna riconoscere la natura di reato: la tratta delle persone, qualsiasi sia la sua forma,  è un reato", ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando all' assemblea nazionale dei quadri Flai e Fillea, dove è stata presentata la proposta di legge.
Ne consegue, ha aggiunto, l'esistenza di un "problema di appalti, subappalti, criminalità organizzata" che, insieme al caporalato, "riguarda l'Italia sia che del nord che del sud".
Le sanzioni penali ci sono già, replica però il ministero del Lavoro. La legge - viene ricordato in una nota - stabilisce che "in caso di intermediazione illecita c'è l'arresto fino a sei mesi e un'ammenda da 1.500 a 7.500 euro.
Se non c'è scopo di lucro l'ammenda va da 500 euro fino a 2.500. E se c'è sfruttamento dei minori, è previsto l'arresto fino a 18 mesi, mentre l'ammenda è aumentata fino al sestuplo".

Secondo le stime di Flai-Cgil, sono 400mila i lavoratori in agricoltura che vivono sotto caporale, e 60mila di loro vivono in condizioni di assoluto degrado, in alloggi di fortuna e sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilità, come ha messo in luce il caso di Rosarno, un anno fa.
Stesso ordine di grandezza, grosso modo, per il settore edilizio: secondo la Fillea, sono 400mila i lavoratori in nero o sotto ricatto, cui viene chiesto di aprire la partita Iva, di dichiarare meno ore lavorate (con fuori busta in nero), di ricorrere ai permessi in caso di infortunio non grave.
"Negli ultimi anni - scrive la Fillea - abbiamo assistito a una forte espansione degli interessi delle organizzazioni criminali. A causa della crisi, dell'assenza di investimenti, della frammentazione e del sistema della gare al massimo ribasso, esse hanno potuto investire indisturbate il denaro da ripulire e l'ultimo grande business è quello della gestione della manodopera: si stima che almeno 150mila siano i lavoratori gestiti dai caporali".

Se a tutto ciò, spiegano poi i due sindacati, si aggiunge la connotazione sempre extracomunitaria della manodopera occupata nelle campagne e nei cantieri e l'introduzione del reato di clandestinità, ne emerge un elemento di ricatto formidabile nei confronti di questi lavoratori, impossibilitati a denunciare l'irregolarità lavorativa perché‚ immediatamente perseguiti penalmente per il reato di clandestinita' e automaticamente espulsi dal Paese.
Contro il fenomeno del caporalato anche le organizzazioni agricole Cia e Coldiretti. Il lavoro nero rappresenta una forma di concorrenza sleale e inaccettabile, afferma la prima, mentre Coldiretti ricorda che dal 31 gennaio potranno essere inviate le istanze per l'assunzione regolare di quasi centomila lavoratori extracomunitari sulla base del decreto flussi varato dal Consiglio dei ministri, e questo servirà da efficace contrasto al fenomeno del caporalato e del lavoro nero.

IL VIDEO CON L'INTERVENTO DELLA CAMUSSO

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