L'ex leader di Potere Operaio, condannato a 18 anni di reclusione per la morte di Virgilio e Stefano Mattei, è tornato in Procura dopo anni di latitanza in Brasile ma si è avvalso della facoltà di non rispondere
Si è rifiutato di rispondere alle domande del pubblico ministero. A quasi 38 anni dal rogo di Primavalle, Achille Lollo, l'ex leader di Potere Operaio, che per quella tragedia, che causò la morte di Virgilio e Stefano Mattei, è stato condannato a 18 anni di reclusione è tornato in procura a Roma ma si è avvalso della facoltà di non rispondere in qualità di persona imputata in procedimento connesso.
L'uomo, accompagnato dall'avvocato Tommaso Mancini, non ha risposto alle domande del pm Luca Tescaroli. In totale è durata circa un'ora e mezza la sua permanenza negli uffici della procura di Piazza Adriana. All'esterno un gruppo di militanti dell'estrema destra ha duramente contestato Lollo, scandendo slogan ed esponendo striscioni. Il verbale in cui è attestato il rifiuto a rispondere è stato secretato.
L'interesse degli inquirenti della Capitale a sentire Lollo era legato ad una sua intervista di alcuni anni fa in cui chiamava in causa, per la morte dei fratelli Mattei, altre tre persone: Elisabetta Lecco, Diana Perrone e Paolo Gaeta. Circostanza tuttavia smentita da Manlio Grillo, anch'egli condannato nello stesso caso.
Nel mese di ottobre, vista l'impossibilità di approfondire i temi di quella intervista, la Procura ottenne l'archiviazione del fascicolo processuale soprattutto in virtù della scadenza dei termini (due anni) per lo svolgimento degli accertamenti nei confronti dei tre indagati, citati da Lollo.
Contemporaneamente gli inquirenti hanno aperto un nuovo fascicolo per proseguire le indagini nei confronti di Perrone, Lecco e Gaeta, indagati per strage.
Stefano e Virgilio Mattei, figli del segretario della sezione di Primavalle del Msi, morirono arsi vivi nel rogo dell'appartamento in cui vivano con la famiglia la notte tra il 15 e 16 aprile del 1973.
Ad appiccare l'incendio oltre a Lollo furono Manlio Grillo e Marino Clavo. Già da diversi anni i tre sono liberi dopo l'estinzione della pena. Lollo ha trascorso moltissimi anni in Brasile (parte anche in carcere) e solo da alcuni mesi è rientrato in Italia, Grillo è ancora in Nicaragua, mentre non si hanno notizie precise su Marino Clavo.
L'uomo, accompagnato dall'avvocato Tommaso Mancini, non ha risposto alle domande del pm Luca Tescaroli. In totale è durata circa un'ora e mezza la sua permanenza negli uffici della procura di Piazza Adriana. All'esterno un gruppo di militanti dell'estrema destra ha duramente contestato Lollo, scandendo slogan ed esponendo striscioni. Il verbale in cui è attestato il rifiuto a rispondere è stato secretato.
L'interesse degli inquirenti della Capitale a sentire Lollo era legato ad una sua intervista di alcuni anni fa in cui chiamava in causa, per la morte dei fratelli Mattei, altre tre persone: Elisabetta Lecco, Diana Perrone e Paolo Gaeta. Circostanza tuttavia smentita da Manlio Grillo, anch'egli condannato nello stesso caso.
Nel mese di ottobre, vista l'impossibilità di approfondire i temi di quella intervista, la Procura ottenne l'archiviazione del fascicolo processuale soprattutto in virtù della scadenza dei termini (due anni) per lo svolgimento degli accertamenti nei confronti dei tre indagati, citati da Lollo.
Contemporaneamente gli inquirenti hanno aperto un nuovo fascicolo per proseguire le indagini nei confronti di Perrone, Lecco e Gaeta, indagati per strage.
Stefano e Virgilio Mattei, figli del segretario della sezione di Primavalle del Msi, morirono arsi vivi nel rogo dell'appartamento in cui vivano con la famiglia la notte tra il 15 e 16 aprile del 1973.
Ad appiccare l'incendio oltre a Lollo furono Manlio Grillo e Marino Clavo. Già da diversi anni i tre sono liberi dopo l'estinzione della pena. Lollo ha trascorso moltissimi anni in Brasile (parte anche in carcere) e solo da alcuni mesi è rientrato in Italia, Grillo è ancora in Nicaragua, mentre non si hanno notizie precise su Marino Clavo.