L'Aquila, "niente pesi morti ma il dolore per 309 morti"

Cronaca
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Gli abruzzesi reagiscono alle parole del leghista Borghezio ("L'Abruzzo è un peso morto per noi come tutto il Sud") e su Facebook scrivono: "Le scuse sono poca cosa, le parole non bastano più. Tutti dovrebbero venire a sporcarsi le mani con le macerie!"

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di Pamela Foti

Venite all'Aquila. Venite a vedere cosa fa male all'anima. Venite a vedere le pietre che parlano, sussurrano e gridano. (…) Venite a vedere i telefoni delle docce penzolare nel vuoto, i quadri storti eppure ancora appesi ad un pezzo di muro; la carta da parati staccata e aperta sul vuoto, gli stendini ai balconi con i panni ormai anneriti, le bandiere della pace a brandelli. (…) Venite a vedere quel caro piccolo disordine sparso un po’ dovunque, dettagli di una vita abbandonata in fretta, un attimo prima che si spalancasse l'inferno. Dopo aver visto tutto, sbirciato tra le transenne dell'unica strada aperta nel centro (come una ferita) potrete parlare di noi e della nostra città.

Queste parole, scritte il 18 agosto scorso, tornano ora di grande attualità. Patrizia Tocci, insegnante e scrittrice aquilana, ha infatti scelto di rispondere così alla provocazione del leghista Mario Borghezio ("Questa parte del Paese non cambia mai, l'Abruzzo è un peso morto per noi come tutto il Sud"). Ha scelto cioè di ripubblicare la sua lettera aperta e di rilanciarla su Facebook. “Questa è la mia risposta, con dedica personale al Cavalier Onorevole deputato Borghezio. Sarà mio ospite per tutta la giornata, a mie spese. La aspetto”.
Le frasi messe nero su bianco dalla professoressa di lettere dell'ITIS de L'Aquila continuano a fare il giro del social network e il suo appello, con il passare delle ore compare sulle bacheche di chi quel dramma lo ha vissuto e lo vive ancora oggi.

C’è chi insulta, chi ammette di non avere parole e chi rivendica con orgoglio la sua appartenenza alla città colpita dal terremoto il 6 aprile 2009, come per esempio Stafania Pezzopane, ex presidente della Provincia e ora assessore comunale dell'Aquila all'Assistenza alla popolazione che scrive: “Io sono aquilana, abruzzese, terremotata, orgogliosa, fiera, piena di dignità, maniche rimboccate... Qui non ci sono pesi morti, ma solo il dolore immenso per i nostri 309 morti".

C'è anche chi invita i concittadini a "sdrammatizzare quando continuamente ci prendono a calci", scrive Noemi, che sceglie di rispondere a Borghezio postando la canzone di Rino Gaetano dal titolo “Ad esempio a me piace il Sud”.
Poi, però, precisa: “Ciò che ha detto il politico leghista che chiama l'Aquila peso morto ha offeso tutti noi aquilani e non solo, tutti noi artisti, tanta gente che con il cuore tornerà sempre ad aiutarci”.

Oggi gli aquilani chiedono solo una cosa, che vengano fatte delle scuse “a nome di tutti i miei concittadini che non ci sono più – scrive sempre su Facebook Patrizia Tocci – A nome di quelli che si adattano a vivere dove viviamo, a nome di quelli che hanno perso la casa, a nome di quelli che hanno perso cari e progetto di vita, a nome di quelli che non moriranno a casa propria , a nome di tutti quelli che se ne andranno, a nome di quelli che restano. A nome della mia città". 
Secondo Carla, però, "le scuse sono poca cosa, le parole non bastano più. Tutti dovrebbero venire a sporcarsi le mani con le macerie!”.

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