Dal monastero di via Laurentina il vescovo per l'Italia dà il via alle celebrazioni, dopo la strage di cristiani in Egitto a Capodanno. "Dobbiamo convivere in pace con tutte le confessioni religiose"
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Un forte messaggio di pace è giunto dall'omelia del vescovo copto ortodosso di Roma, monsignor Barnaba El Soryany, nella notte in cui la Chiesa ortodossa d'Egitto festeggia il suo Natale. Nel monastero sulla via Laurentina, dove ha sede la diocesi copta, in una chiesa gremita e blindata per timori di incidenti, i fedeli hanno assistito alla messa, mentre il pensiero correva alle vittime dell'attentato di Alessandria dove, la notte di Capodanno, hanno perso la vita 23 cristiani. "A quanti accolgono il Signore - ha ricordato durante la sua omelia monsignor El Soryany -, Egli porta la luce e la pace; la pace col Padre celeste, la pace con tutti i nostri fratelli, e la pace interiore e profonda del cuore". Malgrado l'esasperazione dei cristiani in Egitto abbia raggiunto livelli inediti in questi ultimi giorni, fra scontri e manifestazioni nelle strade, il capo della chiesa copta in Italia ha esortato i fedeli alla calma. "Dobbiamo convivere in pace con tutte le confessioni religiose", ha rimarcato El Soryany, "anche con i musulmani". E riferendosi alle dichiarazioni dei giorni scorsi (il rifiuto a che rappresentanti della comunità islamica di Roma prendano parte alla manifestazione di domenica indetta per commemorare le vittime di Alessandria e in favore della libertà religiosa, ndr), il presule ha detto "io non ce l'ho con loro. Aspetto che diano il loro contributo e che ci sostengano. Anche con una loro manifestazione, ma quella del 9 gennaio riguarda noi copti ortodossi".
Parole forti sono state quelle pronunciate a metà delle celebrazioni da Davide, uno dei tanti giovani della comunità. "In questi giorni - ha detto il ragazzo diciannovenne - abbiamo sentito risuonare parole come tolleranza, fratellanza e dialogo. Ma noi non vogliamo tolleranza: si tollera chi non si sopporta". I copti vogliono diritti e sono pronti al dialogo, "ma per dialogare bisogna essere almeno in due e, francamente, non riusciamo a vedere chi potrebbe essere il nostro interlocutore". "Noi - ha concluso il giovane - ci sentiamo fratelli con tutti, ma non vorremmo, in questa vicenda, interpretare il ruolo di Abele".
Solidarietà è stata espressa, in un messaggio, anche dal presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, Kurt Koch. La paura per l'incolumità dei propri cari e per chi è rimasto in Egitto è risuonata nelle parole pronunciate dalla piccola Natalie - romana di origini egiziane di appena sei anni - che al sindaco di Roma, Gianni Alemanno - intervenuto alla funzione religiosa in segno di solidarietà e per portare il cordoglio della Capitale alla comunità copta in Italia - ha rivolto un appello. "Questa è la prima volta che lei viene nella nostra chiesa e io spero che lei vorrà tornare a trovarci anche in altre occasioni". "Vi garantisco - ha affermato il primo cittadino - che tutte le confessioni religiose presenti a Roma e tutti i cittadini romani saranno attivi nel manifestarvi la loro solidarietà" . A Roma i copti ortodossi sono quasi 6 mila, di cui il 60 per cento ha la cittadinanza italiana.
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