Torna l’allarme pacchi bomba a Roma

Cronaca
27 dicembre - L'ambasciata di Danimarca in via dei Monti Parioli a Roma, da dove è partito un allarme bomba
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A pochi giorni dall’attentato all’ambasciata svizzera e a quella cilena, un nuovo plico è stato consegnato nella sede diplomatica della Grecia. Gli inquirenti: "Poteva esplodere, non si esclude la pista anarchica". Falsi allarmi in altri consolati. VIDEO

LE FOTO DEI PACCHI DELLA SCORSA SETTIMANA

Torna l'incubo dei pacchi bomba indirizzati ad ambasciate straniere a Roma. Dopo quelli del 23 dicembre, inviati alle ambasciate di Svizzera e Cile, nella giornata di lunedì 27 dicembre 14 allarmi si sono susseguiti in altrettante sedi diplomatiche e all'ufficio postale di via Ostiense, ma soltanto uno era fondato: quello di una busta contenente un ordigno recapitato all'ambasciata di Grecia. Un plico che, se aperto, sarebbe esploso con il rischio di provocare feriti, come già avvenuto il 23 dicembre.

Il pacco - Il pacco faceva parte della 'serie' di plichi inviati alle ambasciate svizzera e cilena, ma alla sede diplomatica greca è arrivato venerdì e si sono accorti della busta soltanto lunedì, a causa della pausa natalizia. Una circostanza confermata anche dall'ambasciatore Mikhalis Cambanis. L'ordigno, disinnescato dagli artificieri dei carabinieri, infatti, è "simile per confezione e assemblaggio a quelli esplosi nelle sedi di Svizzera e Cile". Il pacco bomba era costituito da una busta gialla, di quelle utilizzate per imballare oggetti fragili, contenente un porta cd con un innesco a strappo. Proprio alla luce degli episodi accaduti prima di Natale il pacco non è stato aperto e sono entrati subito in azione gli artificieri.

Falsi allarmi - Nella giornata sono cadute a pioggia segnalazioni di altri plichi sospetti, tutti falsi. Il primo intervento degli artificieri della polizia di Stato è stato predisposto all'alba dal questore di Roma, Francesco Tagliente, che ha inviato artificieri e unità cinofile al centro postale di Roma Ostiense nell'ufficio Corrispondenza in arrivo. L'ufficio cioè dove arriva la posta diretta a tutte le sedi diplomatiche e sedi istituzionali. Un altro ha riguardato una busta recapitata all'ambasciata del Venezuela che ha fatto scattare immediatamente la procedura di allerta e l'intervento degli artificieri della polizia. La natura del pacco sospetto si è rivelata poi essere diversa da quella che si temeva. A ruota sono seguiti allarmi fotocopia di presunti ordigni esplosivi, tutti falsi, nelle sedi diplomatiche di Argentina, Danimarca, Albania, Slovenia, Egitto, Estonia, Francia, Kuwait, Principato di Monaco e quella della Finlandia presso la Santa Sede.

Un’unica regia - Tutti gli episodi legati ai plichi esplosivi che ci sono stati in questi giorni a Roma saranno esaminati dagli inquirenti nell'ambito di un unico fascicolo processuale in cui si ipotizza il reato di attentato con finalità di terrorismo. Gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto, Pietro Saviotti, sono dell'idea che l'invio di questi pacchi bomba, spediti dall'Italia e giunti alle ambasciate di Cile, Svizzera e Grecia, abbia un'unica regia: si tratta del Fai, la Federazione anarchica informale, che ha rivendicato i due pacchi bomba esplosi prima di Natale nelle ambasciate di Svizzera e Cile. Già giovedì scorso i magistrati di piazzale Clodio si erano detti "certi" che sarebbero state consegnati altri plichi esplosivi. Per questo da diversi giorni le sedi diplomatiche presenti a Roma sono sotto stretto controllo delle forze dell'ordine. E dopo gli episodi del 23 dicembre la questura di Roma aveva allertato tutte le ambasciate della Capitale a segnalare posta sospetta in arrivo dopo la pausa delle feste di Natale. Il dispositivo di allerta ha permesso così di fare entrare in azione subito gli artificieri di polizia e carabinieri ovunque si fosse reso necessario. Per il sindaco di Roma Gianni Alemanno "questo significa, ma l'avevamo capito fin dal primo momento, che c'èun gruppo anarchico, di terrorismo, che vuole dare un segnale a livello internazionale purtroppo scegliendo la nostra città".

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