Dopo gli scontri di Roma il capo della Polizia parla all’Unità: “Tensioni e instabilità politica ed economica ci costringono a svolgere una sempre più difficile attività di supplenza. I focolai sono tanti. Non dovrebbe essere compito nostro”
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“Rifiuti, Fiat, aziende che chiudono. I focolai di tensione sono tanti. Non dovrebbe essere compito nostro”. A due giorni dagli scontri di Roma, il capo della Polizia Antonio Manganelli parla al quotidiano L’Unità senza nascondere gli sforzi e i sacrifici a cui sono chiamati i suoi uomini in questo periodo delicato in cui “il Paese è instabile”.
A Roma “volevano sfondare e sfasciare, abbiamo visto momenti di violenza inaudita e gratuita, autentica rabbia”, dice Manganelli che però esclude la presenza di infiltrati: solo “personale in borghese lungo il corteo” per monitorare la piazza. “La foto del finanziere che sta stringendo la pistola – precisa il prefetto – è il fotogramma di una lunga e drammatica sequenza che purtroppo abbiamo visto in diretta e con l’audio acceso qui in ufficio. […] Quel finanziere era stato aggredito da un gruppo di manifestanti […] l’ha impugnata per difenderla”.
Quindi lo sfogo: “Perché i rifiuti di Napoli devono diventare un problema di polizia? Semmai è di pulizia”, dice Manganelli. “Tensioni e instabilità politica ed economica costringono le forze dell’ordine a svolgere una sempre più difficile attività di supplenza. Un superlavoro richiesto a chi, tra l’altro, è pagato sempre meno”.
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