Se vuoi il permesso di soggiorno, devi conoscere l'italiano

Cronaca
Da Scampia a Licola gli immigrati per protesta non si faranno prelevare agli incroci dai caporali, che li portano al lavoro, per dire no alle condizioni di sfruttamento del lavoro oggi 8 Ottobre 2010.
 ANSA/CESARE ABBATE/

Dal 9 dicembre per ottenere il documento occorre svolgere un test di lingua. Niente congiuntivo, assicura la società Dante Alighieri che ha collaborato col Viminale. Ma accedere al sito dedicato del Ministero è già come superare un esame

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di Pamela Foti

Da lunedì 9 dicembre, come previsto dal decreto 4 giugno 2010, gli stranieri che intendono chiedere un permesso di soggiorno di lungo periodo (a tempo indeterminato, può essere richiesto solo da chi possiede un permesso da almeno 5 anni) dovranno sostenere un test di lingua italiana.
“Non si tratta di un esame complicato. Lo scopo è quello di accertare una conoscenza base della nostra lingua” spiega a Sky.it Alessandro Masi, segretario generale della società Dante Alighieri, uno dei 4 enti certificatori riconosciuti dal Ministero degli Affari Esteri.

L'esame che attesta la competenza in italiano come lingua straniera è articolato su una una scala di sei livelli, che vanno da A1 a C2 in progressione di difficoltà, corrispondenti ai livelli stabiliti dal Consiglio d’Europa. Per capirci, con C2 si intende una conoscenza madrelingua. Agli stranieri, invece, è richiesto il raggiungimento del livello A2 B1.

In pratica, il test serve a sondare la capacità dell’immigrato nel saper gestire situazioni quotidiane. “Deve saper chiedere indicazioni stradali e capire dove e quando presentarsi al lavoro. L’operaio, ad esempio, deve essere in grado di segnalare un problema o un guasto a una macchina, la badante riuscire a chiedere aiuto nel caso il suo assistito si senta male” continua Masi.
Insomma, aggiunge: “Non ci interessa l’uso coretto del congiuntivo o della consecutio temporum”.
Per questo motivo, insieme agli altri entri di certificazione (l’Università degli Studi di Roma Tre; l’Università per gli stranieri di Perugia e quella di Siena), hanno redatto il Sillabo, ovvero un vademecum che fissa “i perimetri entro cui si deve muovere il test”. Un insieme di linee guida per redigere l’esame che sarà poi sottoposto agli stranieri. La parola ora passa al Ministero dell’Interno e a quello dell’Istruzione che si preoccuperà di fare in modo che i Ctp (Centri territoriali permanenti) rispettino i criteri indicati.

Ma cosa deve fare lo straniero per accedere al test?
La risposta è facile. O almeno così sembra. Il cittadino straniero interessato dovrà inoltrare per via telematica alla Prefettura della Provincia dove ha il domicilio la domanda di svolgimento, collegandosi al sito testitaliano.interno.it e compilando il modulo.
Entro 60 giorni sarà contattato e verrà invitato a seguire un corso di italiano in una delle scuole indicate dalla Prefettura. A fine corso sosterrà l’esame e nel caso in cui non lo superasse può ritentare ancora.

C’è un ma.
Il 9 dicembre, giorno di entrata in vigore del decreto che disciplina le modalità di effettuazione del test, il sito al quale inoltrare la domanda non è accessibile.
O meglio, diventa accessibile solo dopo diversi tentativi. Basta provare a cliccare sul link segnalato del Ministero dell’Interno per incorrere in messaggio di errore che recita: “Questa connessione non è affidabile. E’ stata richiesta una connessione sicura con test italiano.it ma non è possibile confermare la sicurezza del collegamento”.

Insomma, per accedere alla pagina richiesta, lo straniero intenzionato a presentare domanda dovrà accettare il certificato di protezione del sito e confermarne la validità. Va da sé, che l’immigrato in grado di uscire da solo dall’impiccio, avrà dimostrato di avere un’ampia conoscenza della lingua italiana. E di internet.
Che si tratti di una prova propedeutica organizzata dal Ministero?

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