Mafia, Ciancimino tira in ballo anche De Gennaro
CronacaIl figlio dell’ex sindaco di Palermo avrebbe accostato il nome dell’ex capo della Polizia a quello del "signor Franco", il misterioso agente dei servizi segreti che avrebbe avallato il patto tra Cosa nostra e lo Stato. De Gennaro: tutto falso, lo denuncio
Dopo mesi di identikit, caccia a foto mai trovate, e interrogatori, Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, che sta raccontando ai magistrati i retroscena della trattativa tra Stato e mafia, avrebbe rivelato agli investigatori che l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro era un personaggio dell'ambiente del "signor Franco", il misterioso agente dei Servizi segreti che avrebbe avallato il patto tra Cosa nostra e le istituzioni e che, per anni, avrebbe protetto e garantito l'ex sindaco corleonese.
Secca la replica di De Gennaro: "Le affermazioni del signor Ciancimino mi lasciano del tutto indifferente, tanto evidente è la loro falsità". Dopo avere annunciato di avere già dato incarico ai suoi legali "di sporgere formale denuncia di calunnia contro Massimo Ciancimino e chiunque altro, per qualsiasi motivo ed a qualsiasi titolo, abbia concorso nel reato o ne abbia favorito la commissione", l'attuale responsabile del Dipartimento informazioni per la sicurezza (Dis) aggiunge: "Non mi lascerò intimidire da quest'ennesimo attacco mafioso, così come non mi hanno mai fermato e intimidito i ripetuti attentati alla mia vita".
L'accostamento con uno degli investigatori più noti e stimati d'Italia da parte di Ciancimino ha fatto subito balzare sulla sedia gli inquirenti e il superteste ha dovuto poi spiegare ai magistrati di Caltanissetta, che hanno riaperto le indagini sulle stragi del '92 e che indagano sulla trattativa, il senso delle sue parole. Messo di fronte alle contestazioni della Procura, però, Ciancimino jr ha fatto retromarcia, attribuendo al padre, morto nel novembre 2002 e che aveva fortissimi motivi di risentimento nei confronti dell'investigatore che lavorò a lungo con Giovanni Falcone e che convinse il boss Masino Buscetta a pentirsi, informazioni, giudizi e valutazioni. Punti di vista dell'ex politico Dc, insomma, da cui Ciancimino jr ha detto di prendere le distanze.
Nonostante il figlio di don Vito abbia sostenuto di essere stato equivocato e abbia precisato di avere saputo dal padre soltanto che De Gennaro sarebbe stato vicino allo 007, i pm che lo interrogavano hanno continuato a incalzarlo. Le risposte non sarebbero apparse convincenti e potrebbero ora costare a Ciancimino un'indagine per calunnia. L'ipotesi di un'iscrizione nel registro degli indagati è stata discussa in una riunione congiunta, svoltasi alla Dna, tra i pm nisseni e quelli palermitani che ritengono Ciancimino un teste chiave in diverse inchieste e processi. Il nome di De Gennaro era già stato in qualche modo accostato a quello dello 007 in un bigliettino manoscritto dell'ex sindaco di Palermo. A luglio Massimo Ciancimino ha consegnato ai magistrati del capoluogo un documento del padre, che risalirebbe ai primi anni '90, con 12 nomi di investigatori e politici, come l'ex ministro Franco Restivo, l'ex questore Arnaldo La Barbera e il funzionario del Sisde Bruno Contrada. Nella lista c'era anche un tale Gross e, accanto, le iniziali "F/C", che, a dire del figlio dell'ex sindaco, indicavano i due nomi con cui lo 007 era noto: Franco e Carlo. Una freccia collegava poi Gross a un altro cognome: "De Gennaro". Il riferimento a Gross indusse la Procura di Palermo a fare accertamenti su un ex console onorario israeliano, Moshe Gross. Ma la pista si sarebbe rivelata un buco nell'acqua.
Tra vari colpi di scena, la caccia al signor Franco vede impegnate le due Procure siciliane da mesi. A maggio i magistrati nisseni, sequestrarono alcune copie di un periodico romano in cui, a dire di Massimo Ciancimino, sarebbe stata pubblicata una foto dello 007, tra gli invitati a un evento mondano. Ma, dopo un primo incerto riconoscimento, sarebbe emerso che, in quell'occasione, ammesso che fosse presente, il signor Franco non era mai stato immortalato in foto. Del presunto protagonista della trattativa Ciancimino avrebbe fornito anche un identikit e il numero di cellulare, poi risultato inesistente. Più volte, almeno secondo indiscrezioni, le indagini sarebbero state vicine all'identificazione del misterioso uomo. Ma di fatto il superteste, che ha raccontato di avere incontrato l'agente in diverse occasioni e di averlo visto uscire dall'ambasciata americana presso la Santa Sede, non ha mai portato i magistrati al misterioso protagonista della trattativa.
Secca la replica di De Gennaro: "Le affermazioni del signor Ciancimino mi lasciano del tutto indifferente, tanto evidente è la loro falsità". Dopo avere annunciato di avere già dato incarico ai suoi legali "di sporgere formale denuncia di calunnia contro Massimo Ciancimino e chiunque altro, per qualsiasi motivo ed a qualsiasi titolo, abbia concorso nel reato o ne abbia favorito la commissione", l'attuale responsabile del Dipartimento informazioni per la sicurezza (Dis) aggiunge: "Non mi lascerò intimidire da quest'ennesimo attacco mafioso, così come non mi hanno mai fermato e intimidito i ripetuti attentati alla mia vita".
L'accostamento con uno degli investigatori più noti e stimati d'Italia da parte di Ciancimino ha fatto subito balzare sulla sedia gli inquirenti e il superteste ha dovuto poi spiegare ai magistrati di Caltanissetta, che hanno riaperto le indagini sulle stragi del '92 e che indagano sulla trattativa, il senso delle sue parole. Messo di fronte alle contestazioni della Procura, però, Ciancimino jr ha fatto retromarcia, attribuendo al padre, morto nel novembre 2002 e che aveva fortissimi motivi di risentimento nei confronti dell'investigatore che lavorò a lungo con Giovanni Falcone e che convinse il boss Masino Buscetta a pentirsi, informazioni, giudizi e valutazioni. Punti di vista dell'ex politico Dc, insomma, da cui Ciancimino jr ha detto di prendere le distanze.
Nonostante il figlio di don Vito abbia sostenuto di essere stato equivocato e abbia precisato di avere saputo dal padre soltanto che De Gennaro sarebbe stato vicino allo 007, i pm che lo interrogavano hanno continuato a incalzarlo. Le risposte non sarebbero apparse convincenti e potrebbero ora costare a Ciancimino un'indagine per calunnia. L'ipotesi di un'iscrizione nel registro degli indagati è stata discussa in una riunione congiunta, svoltasi alla Dna, tra i pm nisseni e quelli palermitani che ritengono Ciancimino un teste chiave in diverse inchieste e processi. Il nome di De Gennaro era già stato in qualche modo accostato a quello dello 007 in un bigliettino manoscritto dell'ex sindaco di Palermo. A luglio Massimo Ciancimino ha consegnato ai magistrati del capoluogo un documento del padre, che risalirebbe ai primi anni '90, con 12 nomi di investigatori e politici, come l'ex ministro Franco Restivo, l'ex questore Arnaldo La Barbera e il funzionario del Sisde Bruno Contrada. Nella lista c'era anche un tale Gross e, accanto, le iniziali "F/C", che, a dire del figlio dell'ex sindaco, indicavano i due nomi con cui lo 007 era noto: Franco e Carlo. Una freccia collegava poi Gross a un altro cognome: "De Gennaro". Il riferimento a Gross indusse la Procura di Palermo a fare accertamenti su un ex console onorario israeliano, Moshe Gross. Ma la pista si sarebbe rivelata un buco nell'acqua.
Tra vari colpi di scena, la caccia al signor Franco vede impegnate le due Procure siciliane da mesi. A maggio i magistrati nisseni, sequestrarono alcune copie di un periodico romano in cui, a dire di Massimo Ciancimino, sarebbe stata pubblicata una foto dello 007, tra gli invitati a un evento mondano. Ma, dopo un primo incerto riconoscimento, sarebbe emerso che, in quell'occasione, ammesso che fosse presente, il signor Franco non era mai stato immortalato in foto. Del presunto protagonista della trattativa Ciancimino avrebbe fornito anche un identikit e il numero di cellulare, poi risultato inesistente. Più volte, almeno secondo indiscrezioni, le indagini sarebbero state vicine all'identificazione del misterioso uomo. Ma di fatto il superteste, che ha raccontato di avere incontrato l'agente in diverse occasioni e di averlo visto uscire dall'ambasciata americana presso la Santa Sede, non ha mai portato i magistrati al misterioso protagonista della trattativa.