Veneto e Pompei, alluvioni che dividono il Paese

Cronaca
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Se si guarda alle ricerche sul web sembra che al Nord non interessi quello che succede al Sud, e viceversa. Per il Censis "viviamo già in due Paesi separati", ma Di Vico (Corriere della Sera) dice: "Bisogna smettere di vedere il Veneto come egoista"

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di Giulia Floris

Mentre Vicenza affondava sott’acqua, il resto dell’Italia sembrava quasi non accorgersene. E’ cominciata come una tragedia silenziosa , l’alluvione che ha colpito il Veneto nei giorni scorsi e che rappresenta anche l’occasione per riflettere su un Paese che sembra sempre più spaccato.

Un sistema di rilevazione statistica sulle ricerche effettuate su Google , che non ha pretese di scientificità, mostra ad esempio come nella città di Napoli il numero di utenti che ha cercato notizie sull’alluvione sia statisticamente irrilevante e la stessa cosa succede se si indaga sugli utenti vicentini o padovani, che nell’ultima settimana hanno cercato notizie su Pompei o sui rifiuti in Campania . E a sottolineare la distanza, e addirittura la competizione, tra Nord e Sud, ci ha pensato anche il governatore Luca Zaia per cui: “E’ una vergogna pensare di spendere 250 milioni per quei quattro sassi di Pompei”.

Il resto di Italia sembra assistere sonnolento a quanto succede nel Nord-Est, i veneti minacciano di non pagare le tasse a Roma e pochi giorni fa il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha detto che “i fondi Fas, che non possono essere il bancomat a cui Tremonti ricorre quando la Lega glielo chiede”.
E dunque, Veneto e Pompei come alluvioni che dividono il Paese?

Per Giuseppe Roma, direttore generale del Censis , interpellato da Sky.it: “Per molte ragioni viviamo già in due paesi diversi, con redditi diversi, diversa partecipazione al lavoro. Quello che dobbiamo fare è proprio cercare di accorciare questa distanza: serve una cultura nuova per fermare una secessione economica che è già in atto e riavvicinare due Italie già distaccate”. E se l’alluvione è rimasta lontana dalle prime pagine dei giornali, secondo Roma, è perché in questo caso "ha colpito più i beni che le persone e questo porta a vedere la richiesta di aiuto come una difesa della ricchezza del Veneto, cosa che rende più difficile che si metta in moto la macchina della solidarietà".

Un  Veneto rimasto “solo” per colpa del “localismo cieco e masochista che ha avvelenato il Nord”  secondo Michele Serra, che nella sua rubrica su Repubblica parla di “una forsennata speranza di fare da soli” che ha avuto il prezzo di far diventare la Regione “periferia”.  Pregiudizi infondati, invece, per il giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico, che a SkyTG24 dice: "Bisogna smettere di vedere il Veneto come una società intollerante ed egoista che non merita la solidarietà” o credere che “i veneti sono ricchi e se la devono cavare da soli” ( guarda l'intervista in fondo all'articolo ).
"Purtroppo, di quanto accaduto in questi giorni in Veneto, in Italia non se ne sta proprio parlando - lamenta anche Matteo Marzotto , vicentino e presidente dell’Enit - si parla della Campania e di un fatto di cronaca con tutte le intemperanza vergognose che vediamo e non si parla del Veneto dove sono esondati i fiumi: parliamo di una delle aree a maggior impatto economico e turistico del Paese".

Che i veneti si siano sentiti dimenticati, in ogni caso, lo si può capire anche dai gruppi nati su Facebook come “Perché i Tg nazionali non parlano di noi” o " Alluvione in Veneto, i Tg non ne parlano” .
Sul poco risalto della tragedia veneta sui media nazionali ha un’idea precisa Massimo Carlotto, scrittore padovano che vive tra la sua città e la Sardegna, autore con Marco Videtta di "Nordest", che racconta "il lato oscuro" dello sviluppo economico di quella terra.

"La verità è che il mondo politico e imprenditoriale veneto in un primo momento non voleva che l'alluvione facesse notizia – dice Carlotto a Sky.it - dato che è il segno del fallimento di una politica di saccheggio del territorio, portata avanti per anni mentre si facevano campagne per dire che il territorio era stato salvaguardato e che 'queste cose possono succedere solo al Sud'. Solo quando l’emergenza è diventata insostenibile si è fatto sì che diventasse nota”.

Il nodo della tutela del territorio - seppure declinato con accenti diversi - è al centro anche dell'appello lanciato da intellettuali e imprenditori sulle pagine del Corriere della sera: "La nostra regione è una terra che ha conquistato il mondo con le sue imprese, ma non sempre ha saputo o ha potuto realizzare l'impresa di difendere il proprio territorio dalla natura e dall'uomo".

Guarda l'intervista a Dario Di Vico


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