Bruti Liberati: "La Questura operò correttamente con Ruby"

Cronaca
Un'immagine presa dal profilo facebook di Ruby
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Il procuratore capo di Milano chiude il capitolo relativo alla notte del 27 maggio quando la giovane marocchina fu affidata a Nicole Minetti. Maroni: “Sono sempre stato certo della correttezza dei miei uomini”. Resta il giallo della telefonata del premier

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La procedura di identificazione, fotosegnalamento e affidamento di Karima El Mahroug, salita alla ribalta delle cronache come Ruby, "è stata operata correttamente. Non sono previsti ulteriori accertamenti". Lo ha dichiarato il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, chiarendo che "non sarà sentita il procuratore dei minori Anna Maria Fiorillo" che si era occupata dal caso al momento del fermo alla questura di Milano della giovane, accusata di furto.

Dopo che la Procura di Milano ha accertato che le procedure di identificazione e di affido di Ruby quella notte in Questura vennero effettuate correttamente, rimane da sciogliere il nodo delle presunte pressioni, relative alle due telefonate giunte da Palazzo Chigi: una in cui il capo scorta del premier e poi lo steso premier parlano con il capo di gabinetto Pietro Ostuni e la seconda fatta sempre dal capo scorta del presidente del Consiglio allo stesso Ostuni. Nella prima telefonata Ruby veniva indicata come nipote del presidente egiziano Mubarak e si invitava gli agenti a non affidarla a una comunità di accoglienza, ma alla consigliera regionale Nicole Minetti, che si era offerta di prenderla in affido. La stessa Ruby, in un'intervista al settimanale "Oggi", ha ricostruito quanto accadde la sera del 27 maggio.

Intanto "soddisfazione" è stata espressa dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, per le parole del procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, sulla correttezza delle procedure per affido di Ruby. "Io - ha aggiunto il ministro a margine di una visita a Gerusalemme - sono sempre stato certo della correttezza dei miei uomini: oggi c'è l'autorevole conferma da parte della Procura che la Questura di Milano ha agito correttamente e questo sgombra il campo da tutte le illazioni fatte".

Clima quasi di festa anche tra gli agenti e i funzionari della Centrale operativa della Questura di Milano, dopo aver appreso la decisione della Procura di interrompere ogni altro accertamento sul loro operato in merito alla vicenda dell'accompagnamento della marocchina Ruby. "Certo non ci abbiamo fatto una bella figura", commenta uno di loro, finito il servizio, all'uscita del palazzo, consapevole dell'imbarazzo che comunque alcune circostanze emerse hanno suscitato. Ma quel che importa, al quarto piano di via Fatebenefratelli, è che sia stata riconosciuta la correttezza e la legalità delle procedure. "Il resto non ci riguarda", taglia corto un operatore.

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